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Gli anni della leggerezza-Elizabeth Jane Howard

“La giornata cominciò alle sette meno cinque: la sveglia (sua madre gliel’aveva regalata quando era andata a servizio) si mise a suonare e continuò imperterrita finché Phyllis non la ridusse al silenzio. Sul cigolante letto di ferro sopra il suo, Edna gemette e si girò, rannicchiandosi contro la parete; perfino d’estate odiava alzarsi, e d’inverno capitava che Phyllis dovesse strapparle di dosso le lenzuola. Si mise seduta, si sciolse la retina e cominciò a togliersi i bigodini.
Con la semplice descrizione di un risveglio, ha inizio il grande racconto della famiglia Cazalet.”

L’autrice di questa meravigliosa saga famigliare Elizabeth Jane Howard, è stata una donna singolare. Non ha avuto una vita semplice, figlia di un commerciante di legname che abusava di lei e di una ballerina, ha utilizzato la sua esperienza di vita per descrivere un pezzo della borghesia inglese con occhio critico e distaccato, quasi come a voler creare una sottile barriera di condanna fra lei e loro. Ma andiamo con ordine.

La prima parte della storia familiare dei Cazalet inizia nel 1937 quando la famiglia allargata composta dal Generale William e dalla Duchessa Kitty sua moglie, dai loro figli e nuore e dai loro nipoti si appresta a riunirsi per le vacanze estive in campagna. 

L’ uso della narrazione in terza persona poi e del passaggio rapido da un personaggio all’altro, accentuano il bisogno dell’autrice di farci conoscere sempre più cose di questo macro nucleo familiare, così permeato dalla morale vittoriana, ma allo stesso tempo così incline alla trasgressione.

Se vi aspettate un racconto ricco di eventi, non è una lettura che fa per voi. 

Non ci sono colpi di scena, ma lo stile ovattato e delicato della Howard rende la lettura della quotidianità così piacevole che non ci si può annoiare.

Ogni azione, ogni momento della vita dei Cazalet e di quella dei loro domestici viene narrato con minuzia. Persino nella descrizione dei luoghi o dei colori degli abiti, dei tessuti o del mobilio vi è il sapore dei tempi andati, delle giornate organizzate con precisione, scandite dal rito del tè, dalla colazione e dei pasti serviti ad orari precisi.

“Superarono campi di grano punteggiati di papaveri e distese di luppolo quasi maturo, attraversarono boschi di querce e castagni, percorsero stradine sui cui bordi alti crescevano grovigli di fragole di bosco, stellarie e felci, passarono accanto a staccionate ornate di rose canine tardive slavate al sole e dentro paesi di casine imbiancate a calce, coi giardini splendenti di malva rosa e gerani e rose e qualche volta un laghetto in cui nuotavano anatre bianche, e poi chiesette grigie circondate da tombe ricoperte di muschi e licheni, covoni di paglia appena mietuta, fattorie coi loro mucchi di letame fumante e le galline che zampettavano in giro in cerca di cibo.”

Sembra che il tempo viva sospeso in una dimensione di incertezza, “leggero”, in bilico come sull’orlo di un burrone, quasi percepisca esso stesso gli anni cupi della guerra imminente.
Per descrivere i personaggi principali userò le parole di Rachel, una dei figli dei Cazalet.

“Voleva un gran bene ai suoi tre fratelli, in pari misura ma per motivi diversi: a Hugh perché era stato ferito in guerra e non si lamentava mai, a Edward perché era tanto attraente, proprio come il Generale da giovane, e a Rupert perché era un pittore magnifico e perché era stato così male quando era morta Isobel e perché era un padre meraviglioso e un marito affettuoso per Zoë, che era… molto giovane. Sopratutto perché la faceva ridere tanto. Però voleva bene a tutti e tre allo stesso modo, naturalmente, così come non aveva un preferito tra i nipoti, che stavano crescendo tutti così in fretta.”

A dare sostegno al racconto vi sono anche i nipoti, ben otto, (Polly, Simon, William, Louise, Teddy, Lydia, Clary e Neville) che vengono descritti con pennellate precise ponendo l’accento sui loro caratteri, già ben definiti nonostante le giovani età, sui loro desideri, sulle loro aspettative e paure.

Alcune delle loro azioni renderanno la lettura più briosa e leggera.

Importante per le dinamiche del racconto è il rapporto delle varie coppie di sposi,caratterizzato da tradimenti e bugie mascherate da perfezione borghese.

Hugh che è il fratello che più ha subito nella grande guerra, con la moglie Sybil costituisce un perfetto binomio in superficie, ma se si prova a scavare un po’ ci si rende conto che i due poco sanno l’uno dell’altra; Rupert il pittore, dopo il lutto che l’ha colpito si getta a capofitto in una relazione con una donna molto più giovane di lui Zoë, superficiale, piena di sé ma estremamente attraente ed infine Edward che non perde occasione di tradire sua moglie Villy.
In ultimo vi è la servitù della quale conosciamo tutti i nomi, ma anche i pensieri e le loro opinioni sui padroni, fatte in alcuni casi di desiderio in altri di indifferenza.

“Riflettè sul fatto che i tradimenti si avvinghiano alla memoria con tanta più tenacia delle rivelazioni”

Borghesi troppi concentrati su di loro per accorgersi del pericolo incombente, dell’aura di pesantezza che stava giungendo dal continente.
Con la sua prosa musicale, delicata ed elegante la Howard unisce la tradizione alla modernità, i ricordi della sua infanzia problematica alla finzione narrativa, avvolgendo il lettore in un turbine di emozioni contrastanti, di tempi e modi di vivere che sembrano distanti ma che si rivelano invece ancora legati al presente, così strettamente dall’avere ancora molto da insegnarci e raccontarci.
È solo il primo della serie e già bramo la lettura degli altri, per questo non posso che consigliarvelo. 

Permettete alla famiglia Cazalet di far parte della vostra vita come lo si farebbe con nuove amicizie magari guardate di sbieco e con sospetto, ma che potrebbero rivelarsi le migliori della vostra vita.

“La vita era tutta un gioco di pro e contro.(…) Pro e contro, sempre pro e contro.”

Scheda libro

Casa Editrice: Fazi 

Pagine: 604

Prezzo: 18,50

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La signora dei funerali

image_bookIl libro di cui vi parlo oggi è “La signora dei funerali” di Madeleine Wickham, pseudonimo di Sophie Kinsella, autrice famosissima grazie alla serie di “I love shopping”, della quale leggo per la prima volta un romanzo.

Questa lettura mi ha positivamente sorpresa. “La signora dei funerali” è davvero un libro piacevole, scritto in maniera scorrevole e accattivante, con solo qualche punto discutibile che nel complesso non rovina quello che è un ottimo  romanzo.

Fleur Danexy è una bellissima donna che per guadagnarsi da vivere usa un espediente particolare: è solita imbucarsi a funerali di gente facoltosa, cercando di ammaliare gli inconsolabili vedovi con l’intento finale di rubare qualche migliaio di sterline per poi scomparire nel nulla. È un trucco che spesso le riesce e che decide di ripetere con Richard Favour, facoltoso gentleman inglese. Fleur si imbuca al funerale della defunta moglie dell’uomo e facendo forza sulla sensibilità di Richard, riesce in poco tempo a conquistarlo. Questa volta però accadrà qualcosa di diverso dal solito e il piano di Fleur non andrà a buon fine.

Quelli come te non finiscono mai distrutti. Sono gli altri che restano distrutti. Quelli che hanno la disgrazia di entrare in contatto con voi, quelli che vi accettano nella loro vita, quelli che sono così stupidi da fidarsi di voi. E non ha senso aspettarsi che persone del genere provino dispiacere x come si sono comportati. Devi soltanto farle uscire dalla tua vita il più rapidamente possibile e poi dimenticartene. Non bisogna continuare a tormentarsi

Il libro è scritto in terza persona e si contraddistingue per uno stile brillante e fresco in grado di coinvolgere il lettore. La vicenda si svolge tra Londra e Greyworth, luogo esclusivo di residenza dell’alta borghesia inglese, dove Fleur viene invitata a trascorrere l’estate in compagnia della famiglia di Richard. Qui conoscerà sua cognata Gilian, il dolce e brillante figlio minore, Anthony, l’insicura e fragile figlia maggiore, Philippa, e il suo ambizioso marito, Lambert. È impossibile non notare una lieve nota satirica nella descrizione degli esponenti di questa società, sempre impegnati solo e soltanto in svaghi superficiali come partite di bridges, golf o tea pomeridiani. Per Fleur si preannuncia dunque un’altra difficile sfida perché dovrà  ancora una volta integrarsi in una nuova famiglia senza che nessuno scopra i suoi veri intenti.

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Quella che superificialmente può sembrare solo una semplice commedia romantica nasconde anche qualcosa di più oscuro. La definizione che meglio si addice a questo romanzo è quella di commedia amara. Ogni personaggio sembra infatti avere un lato nascosto e l’autrice dimostra davvero una grande maestria nel delineare e caratterizzare in maniera approfondita tutti i personaggi. Della stessa Emily, la tanto amata e venerata defunta moglie di Richard, si sveleranno nel corso della narrazione aspetti che faranno vacillare l’immagine di madre e moglie perfetta che l’ha accompagnata quando era in vita. Lo stesso finale non si può definire un “happy ending”. Attenzione spoiler – Com’era infatti intuibile, Fleur alla fine decide di non derubare il povero Richard e la vicenda si conclude con il ritorno della donna a Greyworth. Il motivo per cui Fleur decide di tornare tra le braccia di Richard non è molto chiaro. Non si riesce infatti a capire se la donna contraccambi l’amore dell’uomo o sia semplicemente stanca di condurre una vita instabile e sfuggente e abbia quindi deciso di sfruttare la situazione per sistemarsi e vivere una vita tranquilla. Quello voluto dall’autrice è di sicuro un finale non convenzionale che non segue i canoni tipici della commedia romantica, in cui è l’inaspettato e passionale amore verso l’uomo che inizialmente Fleur voleva derubare, a far cambiare lei e il suo stile di vita. Anzi, direi che non c’è una vera e propria storia d’amore in questo romanzo. Sono infatti anche stata portata a pensare che tra Fleur e il viscido Lambert, che ha sposato Philippa solo ed esclusivamente per soldi, personaggio che si fa odiare durante tutto il romanzo, non vi sia poi troppa differenza. -Fine spoiler

Sono ancora indecisa se questo finale mi abbia soddisfatta o meno, ma è di sicuro un finale non banale e che fa riflettere. L’unico elemento negativo che posso attribuire a questo romanzo è proprio il modo in cui è scritto il finale. Tutta la vicenda è infatti risolta così velocemente (nel giro di appena due-tre pagine) che il romanzo sembra quasi interrotto a metà. Manca inoltre una descrizione degli eventi successivi: ad esempio, non si capisce se Richard scoprirà mai il fallito tentativo di Fleur di derubarlo, oppure cosa ne sarà della povera Philippa o degli altri personaggi. Sicuramente avrei preferito che questi aspetti fossero approfonditi per non lasciare il lettore con una sensazione di incompletezza.

In conclusione, la lettura di questo romanzo mi ha portata a scoprire un’autrice che non conoscevo e di cui sicuramente leggerò altri lavori; per cui consiglio caldamente la lettura di questo libro, leggero ma profondo allo stesso tempo.

Buona lettura!


Scheda del libro

  • Titolo: La signora dei funerali
  • Autore: Madeleine Wickham
  • Editore: Mondadori
  • Pagine: 285
  • Prezzo: 9.50 €
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Il volo fantasma

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Wir sind die Zukunft. Noi siamo il futuro.

Questo il motto che ossessiona il protagonista di questo romanzo.

William Jaeger, agente speciale,dopo la misteriosa scomparsa di moglie e figlio si rifugia in Guinea dove viene rinchiuso nel carcere speciale di Black Beach. Da qui viene liberato da un suo amico e collega, Raff, che lo recupera perché c’è bisogno di lui per un’operazione speciale: recuperare il relitto di un aereo nella foresta amazzonica.

Inizialmente riluttante all’idea di partecipare alla spedizione, viene convinto alla notizia che il primo prescelto come guida alla spedizione, il suo amico Andy Smith, è stato ritrovato morto in un burrone. L’accaduto è stato archiviato come ‘suicidio’ ma, sia per la conoscenza profonda tra i due, sia per uno strano tatuaggio che è apparso sull’avambraccio di Smith, Jaeger si convince che si tratti di omicidio e capisce che l’unica maniera per scoprire cosa sia realmente successo è partecipare all’operazione.

E’ fin da subito chiaro che questa operazione nasconde qualcosa di molto più importante. Qualcosa che risale a quasi settant’anni prima, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, che coinvolge tanto i nazisti che gi americani. E che, in maniera apparentemente inspiegabile, coinvolge anche il nonno defunto di Jaeger.

Inizia così l’avventura attraverso la foresta amazzonica, alla ricerca di questo relitto che ha ‘ucciso’ una parte della foresta per delle esalazioni radioattive, combattendo contro la natura e contro una misteriosa Forza Oscura che vuole arrivare all’aereo prima della squadra e, soprattutto, non vuole lasciare testimoni.

Riusciranno a portare a termine la missione? E sapranno fare i conti con le inevitabili rivelazioni che arriveranno direttamente dal passato e che sembrano minacciare profondamente il presente? E che cosa vorrà mai dire il motto con cui si ritrova sempre a fare i conti durante l’avventura?

In questo primo romanzo dell’avventuriero Bear Grylls lo stile è scorrevole e semplice con un ritmo coinvolgente ed incalzante. Un libro che si lascia divorare pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, alla ricerca della verità tra passato e presente.

Altro punto a favore è il finale: un cliffhanger degno di nota che ti lascia con il fiato sospeso e la voglia di sapere al più presto come continuerà la storia.

Ed infatti io non vedo l’ora!


Scheda del libro

Autore: Bear Grylls
Pagine: 443
Editore: Mondadori
Prezzo: 22.00€

(In collaborazione con ThrillerNord)

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Ora, per sempre e oltre

Ora, per sempre e oltre. Ti amo e ti amerò.

E’ così che finiscono le lettere d’amore che Davide e Giulia si sono scambiati per tutta la loro vita.

E sono queste lettere a tenere compagnia a Davide durante gli ultimi attimi della sua vita. Perché Davide, appena trentenne, sta per morire. Ricoverato al Family, struttura per malati terminali, non ha altro conforto al di fuori di quello rappresentato da quelle lettere che raccontano l’amore che lo unisce a Giulia. Un amore nato in maniera infantile all’asilo e che è continuato, tra alti e bassi, fino al matrimonio.

All’interno del Family Davide diventa amico di un’infermiera, Carmela, ed è a lei che chiederà di leggere ad alta voce quelle lettere. E sarà lei che riuscirà a riunire Giulia e Davide dopo tanti anni. Perché c’è stato qualcosa, ad un certo punto, che ha separato i due giovani. Una separazione che sembrava definitiva ma che, grazie a Carmela, verrà spazzata via.

Così Davide e Giulia, a dispetto della malattia e del tempo, avranno un’altra possibilità. E stavolta se la godranno in pieno, fino all’inevitabile epilogo.

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Devo ammettere di non aver molto apprezzato questo romanzo.

Una serie di luoghi comuni e di frasi fatte messe una dietro l’altra. Sbalzi temporali improvvisi. Un voler a tutti i costi cercare il romanticismo e la poesia che rendono il tutto troppo stucchevole ed inverosimile.

Mi è sembrato che l’autore abbia voluto creare una miscela tra quelli che sono i romanzi di Nicholas Sparks e quello che è stato il successo di Jojo Moyes, Io prima di te, ma senza la poesia e la naturalezza che contraddistingue entrambi gli autori. Senza contare che, in mezzo a tutta questa sdolcinatezza, quei momenti alla Cinquanta sfumature di grigio risultano fastidiosi e fuori luogo.

Nonostante le evidenti falle nel racconto, c’è da dire che la narrazione è scorrevole. I capitoli corti rendono poi la lettura leggera e veloce.

Insomma, non sarà un capolavoro, ma è sicuramente una lettura leggera in grado di far passare qualche ora in spensieratezza.


Scheda del libro

Autore: Demetrio Verbaro
Pagine: 122
Editore: Lettere animate
Prezzo: 10,90€

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Bar Sport

9788807884627_quartaOggi vi parlo del libro “Bar Sport” di Stefano Benni. Questa per me una recensione molto difficile da scrivere perché su questo libro, considerato un cult della letteratura italiana moderna, non ho un giudizio positivo da esprimere.

Ho conosciuto Benni grazie al gruppo di lettura, quando venne proposto un altro dei suoi libri “La compagnia dei celestini; un romanzo che ho trovato dalla lettura decisamente piacevole e divertente sebbene la trama fosse differente da quello a cui ero abituata, con un andamento decisamente estremo e a tratti addirittura iperbolico. Mi ha sbalordito soprattutto la capacità dello scrittore di creare neologismi e fare accostamenti linguistici davvero inusuali. Questa bella esperienza mi ha spinta quindi a voler conoscere altre sue opere  e ho deciso di leggere forse uno dei suoi più famosi romanzi, Bar Sport, nonché la sua opera prima.

Bar sport è un bar degli anni ’70, al cui bancone si alternano gli stereotipi di una moltitudine di personaggi, come il tecnico, il professore, il playboy e il nonno da bar; o anche la famosissima Luisona, una brioche presente in una teca di vetro che nessuno ha mai mangiato da quando è stata riposta lì dentro. Nello stile dell’umorismo iperbolico tipico di Stefano Benni, vengono descritti questi personaggi creando una metafora delle ossessioni, delle passioni, dei comportamenti, dei pregi e dei difetti tipici degli italiani.

La Luisona era la decana delle paste, e si trovava nella bacheca dal 1959. Guardando il colore della sua crema i vecchi riuscivano a trarre le previsioni del tempo

Contrariamente a quanto mi aspettavo, la lettura è stata molto difficoltosa, lenta e pesante. Infatti per la prima volta non sono riuscita a leggere un libro tutto di seguito, ma l’ho alternato ad altre letture, leggendone ogni tanto qualche capitolo. Il sorriso iniziale che mi suscitava la comicità degli eventi si è infatti spento subito dopo i primi due-tre capitoli e si è trasformato in una smorfia di noia che è durata per il resto della lettura. In questo romanzo ho trovato le situazioni davvero troppo esagerate e forzate, surreali e prive di senso. La lettura è stata in sostanza monotona perché le situazioni e le azioni dei personaggi sono diventate quasi scontate e prevedibili anche nella loro stranezza ed eccentricità.

Uno dei capitoli che meno mi è piaciuto ad esempio è stato “Il grande Pozzi” nel quale si parla dell’impresa sportiva di due ciclisti, Pozzi e Girardoux. In questo capitolo si raggiungono poi livelli di surrealismo davvero al limite.

A quota 3450 metri cominciò a nevicare, e due fulmini colpirono il manubrio di Pozzi, che si fuse. Pozzi proseguì senza mani, ma Girardoux lo staccò subito di sei secondi. A 5800 metri la strada franò, ma il francese senza esitare si arrampicò sul ghiacciaio. A 7000 metri c’erano sei metri di neve, ma Girardoux continuò a salire benché il freddo fosse ormai insopportabile. Pozzi strozzò due lupi e si fece un tre quarti e un colbacco, ma mentre stava per raggiungere il rivale precipitò in un crepaccio pieno di bicchieri di carta e tovagliolini di picnic usati. Girardoux ridendo beffardamente arrivò in cima alla montagna e si buttò giù da ottomila metri con la bicicletta, arrivando leggero come una piuma sulla punta dei piedi

La mia esperienza con i libri di Stefano Benni per ora si conclude qui, perché per i motivi suddetti non credo leggerò qualcos’altro di suo almeno nell’immediato futuro.


Scheda del libro

  • Titolo: Bar Sport
  • Autore: Stefano Benni
  • Editore: Feltrinelli
  • Prezzo: 7.50 €
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La ragazza del treno

816OrDkrFqL.jpgOggi voglio parlarvi di questo thriller, “La ragazza del trenodi Paula Hawkins, che ha affascinato tantissimi lettori in tutto il mondo e da cui è stato tratto un film che a breve uscirà nelle sale. Nonostante i mille impegni di questo periodo, appena ho avuto questa storia tra le mani, non sono riuscita a staccarmene neanche un attimo, non potevo smettere di leggere! E’ un thriller emozionante e coinvolgente in grado di far trattenere il respiro dall’inizio fino al suo finale sorprendente!

Ma andiamo con ordine parlando della trama.

La mattina prendo il treno delle 8.04, la sera ritorno alle 17.56. È il mio treno, l’unico che prendo. Tutto qui

Rachel è una giovane donna della periferia di Londra, in pezzi dopo la fine del suo matrimonio. Vive una vita grigia e monotona, sfogando i suoi dolori e le sue frustrazioni nell’alcol. Ogni giorno prende il treno per andare al lavoro e guardando dal finestrino fantastica sulla vita che conducono le persone nelle case che costeggiano i binari della ferrovia. In particolare osserva la vita di una giovane coppia che ogni mattina fa colazione in veranda. Sono la coppia perfetta innamoratissimi l’uno dell’altra, lei bionda e bellissima, lui alto e muscoloso. Rachel immagina le loro giornate, quale lavoro facciano e come trascorrano il tempo libero. Dà anche loro dei nomi di fantasia, Jess e Jason: vederli ogni giorno dal finestrino del treno è un appuntamento importante nella grigia routine della sua vita. Un giorno però quella che sembra l’idilliaca esistenza di Jess e Jason viene turbata da un evento a cui Rachel assiste e che non avrebbe dovuto vedere. Quello sarà il giorno in cui la sua vita si legherà in maniera indissolubile a quella della coppia e inizierà una corsa sfrenata alla ricerca della verità, per capire cosa ha davvero visto quel giorno.

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La storia è raccontata in prima persona e i tre personaggi femminili principali si alternano nella narrazione. Questo conferisce alla storia un ritmo incalzante e coinvolgente che trascina il lettore nel vortice degli eventi, portandolo ad un finale davvero inaspettato. Questi elementi rendono “La ragazza del treno” un libro unico, avvincente e davvero difficile da lasciare a metà.

I personaggi sono ben caratterizzati da un punto di vista psicologico e della personalità, con pensieri e azioni ben strutturate in relazione alle vicende. A mio parere ad esempio la protagonista principale, Rachel, è un’anti-eroina tanto che durante la lettura del romanzo i sentimenti che ho provato nei suoi confronti sono stati contrastanti. Rachel infatti non riesce ad accettare il divorzio dal marito Tom e questo la porta a comportarsi in maniera a volte folle o a volte ridicola, continuando a tormentare lui e Anna, la sua attuale moglie, tempestandolo di telefonate e andando più volte a casa sua per delle scenate.

Ho perso il controllo di tutto. Anche dei luoghi che si trovavano nella mia testa.

Tutta la situazione è peggiorata dal fatto che Rachel è continuamente ubriaca, spesso infatti si sveglia non ricordando nemmeno cosa le è successo il giorno prima. I problemi per Rachel però erano iniziati durante il matrimonio per via del dolore di non riuscire ad avere un figlio. Questo l’ha avvicinata all’alcol, degradando la sua vita fino a raggiungere il fondo.

Non ho amato l’incapacità di Rachel di prendere in mano la propria vita, l’incapacità di accettare quello che non si può cambiare e l’incapacità di andare avanti, ricercando il piacere e la soddisfazione personale in tutte le altre opportunità che il mondo ha da offrire. Non riesco davvero a simpatizzare per lei nemmeno quando cerca in tutti i modi di riconquistare l’uomo che l’ha tradita e le ha spezzato il cuore. Rachel nel corso della storia riuscirà tuttavia a risolvere i suoi problemi, seppur parzialmente, e a diventare una persona migliore.

Questa storia porta anche a riflettere su come molte volte (forse la maggior parte) l’apparenza inganni e su come non si riesca mai a conoscere una persona fino in fondo e completamente.

In conclusione, consiglio fortemente questo libro e ritengo che il suo grande successo sia assolutamente meritato. Spero di vedere presto la versione cinematografica, sperando che sia all’altezza del libro.

Buona lettura!


Scheda del libro

  • Titolo: La ragazza del treno
  • Autore: Paula Hawkins
  • Editore: Piemme
  • Prezzo:  19.50 €
  • Pagine: 378
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Geometrie di un panorama sconosciuto – Vendela Vida

 

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Geometrie di un panorama sconosciuto (di Vendela Vida) è un libro bello. Nella purezza e nella semplicità del termine sono racchiusi moltissimi motivi per i quali questo libro debba essere letto.
La nostra protagonista – di cui non sappiamo il nome e anzi di cui inizialmente non sappiamo assolutamente nulla – parte per un viaggio solitario verso Casablanca. Arrivata nel suo albergo, mentre compila i documenti necessari al check-in, viene derubata dello zainetto nel quale ci sono documenti, passaporto, soldi, carte di credito e via dicendo. In sostanza viene derubata di tutto l’occorrente per sopravvivere e muoversi in un paese sconosciuto che non parla neanche la sua lingua. Da questo punto cruciale si snoda una storia tutt’altro che banale: partendo da una minuscola bugia per “forzare” il ritrovamento del suo zainetto, la giovane donna si ritroverà così in un vortice di equivoci, menzogne, identità false e problemi a non finire, tant’è che il lettore non avrà la minima idea di come ne potrà uscire e rimarrà intrappolato anche lui insieme alla protagonista.
Ciò che ho amato di questo romanzo, insieme ad altri tantissimi pregi, è proprio la qualità di saperti trascinare in un turbinio sempre più stretto di bugie e stranezze, rendendo la lettura necessaria. Ho staccato veramente malvolentieri gli occhi dalle pagine!

Impossibile non immedesimarsi nella protagonista e non immergersi nel vortice delle sue vicende. È una donna che si riscopre, che ha la forza di lasciarsi alle spalle certe delusioni, delusioni che verranno svelate piano piano, senza fretta, in modo da avere l’impressione di conoscere la protagonista poco a poco. Questa donna alle prese con la sua vita e con lo stravolgimento di essa è capace di sentimenti di rabbia, di paura, di crisi esistenziali, ma anche di coraggio, di rivalsa. Sentimenti che saremo capaci di provare insieme a lei.
Tutto questo è accompagnato da un ritmo frizzante, incalzante. A volte si ha addirittura la sensazione di essere in un romanzo della Kinsella: le disavventure della protagonista riescono a suscitare ilarità, panico, ansia ed empatia allo stesso tempo.

Le uniche due cose che posso dire di non aver apprezzato in questo libro sono l’uso della seconda persona singolare,che giudico una scelta azzardata e che potrebbe forse frenare alcuni lettori, e alcuni passaggi nelle vicende che sono leggermente inverosimili. Ma questi ultimi possono essere giudicati trascurabili e di sostegno alla trama, e alla seconda persona ci si abitua durante la lettura.

Un libro consigliatissimo, da leggere con curiosità e zelo. Non deluderà!

Editore: Neri Pozza
Pagine: 240
Prezzo: 16,00€

 

 

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L’ultima tentazione – Val McDermid

Trovthumbnail_l%27ultima_tentazioneandomi tra le mani questo libro e leggendone la trama ho pensato subito che potesse essere il genere di libro che ti tiene incollata alla pagine, con un ritmo incalzante e all’ultimo respiro. Alla fine della lettura, purtroppo, non posso dire di aver confermato la speranza iniziale.

Carol Jordan, ispettore inglese, viene ingaggiata per un’operazione sotto copertura in Germania. Scopo dell’operazione è ridurre in manette un grosso mafioso di origine polacca, Tadeusz Radecki, che opera in svariati ambiti della malavita: spaccio di droghe, commercio di armi e clandestini.  Punto forte di questa copertura è la straordinaria somiglianza di Carol con Katerina, compagna di Radecki morta in un incidente stradale.

Contemporaneamente, una serie di omicidi a danni di psicologi che hanno in comune la sperimentazione sugli esseri umani, richiede l’intervento di Tony Hill, noto profiler e collega di Carol.

Le due operazioni si trovano così ad essere svolte parallelamente con l’aiuto della polizia tedesca.

Vari personaggi e vari punti di vista si alternano durante la narrazione, portando avanti i due casi quasi in parallelo e intersecandoli con le esperienze personali dei vari personaggi.

Nei primi capitoli mi ha un po’ disturbato il continuo salto, all’interno dello stesso capitolo, da un POV all’altro senza alcun ‘preavviso’. Sorpassato questo mio personalissimo ostacolo la narrazione è proseguita senza intoppi. La scrittura è scorrevole e la storia è buona ma credo che poteva essere sviluppata in maniera migliore.

In entrambe le indagini ho trovato lo svolgimento troppo semplicistico.

Carol riesce ad infiltrarsi troppo facilmente e altrettanto facilmente riesce ad entrare nelle grazie di Radecki. Lui viene presentato, al momento dell’incontro con Carol, come un uomo devastato dalla morte  della sua compagna. Quindi il suo invaghirsi di Carol immediatamente e il suo dichiarare che la prima sensazione di aver ancora accanto Katerina è passata perché si è innamorato di lei suona abbastanza inverosimile.

Inoltre, pur non conoscendo come possano svolgersi i traffici illeciti, trovo davvero troppo semplicistico tutto lo svolgersi dei vari ‘affari’, troppo alla ‘luce del sole’ senza che nessuno riesca a trovare una prova per incastrarli.

Unico elemento che ho trovato veritiero è stata la figura del braccio destro di Radecki, Darko Krasic, che continua a non fidarsi di Carol e continua a pedinarla ed a indagare sul suo conto.

Anche il momento in cui Carol viene scoperta l’ho trovato alquanto inverosimile e tutta l’azione successiva troppo veloce e forzata. L’happy ending voluto inserire a tutti i costi, infine, mi ha definitivamente lasciato l’amaro in bocca.

Anche sull’altra indagine le cose sono presentate in maniera molto superficiale. Non si sa praticamente nulla del serial killer, per un caso fortuito si scopre che i tre omicidi, perpetrati in tre nazioni diverse, sono imputabili alla stessa persona.

Solo sulla base delle scene del crimine lo psicologo Tony Hill inizia ad indagare sul serial killer e, per incredibili colpi di fortuna (non mi sento di definirli colpi di genio), riesce subito ad inquadrare il giusto profilo psicologico ed anche il movente che è assolutamente criptico e difficile da capire con una semplice indagine.

Altrettanto facilmente riescono a rintracciarlo e a scoprire la sua identità e a mettersi in contatto con lui. Facilmente riescono a metterlo in difficoltà e a fargli confessare tutto. Anche qui il finale mi ha lasciata un po’ perplessa.

La storia aveva davvero un buon potenziale e poteva essere sviluppata in altro modo. Poteva essere un buon thriller ed invece risulta essere un libro che inizialmente si trascina e che, infine, lascia un po’ delusi.

EDITORE: Timecrime
PAGINE: 507
PREZZO: 17.00 euro

(in collaborazione con Thrillernord)

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Magari parto. Diario di bordo per gestanti e neomamme – Flavia Rampichini

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Se stai per diventare mamma e sei anche una lettrice incallita, la prima cosa che farai sarà quella di entrare in libreria e cercare le risposte alle tue domande direttamente sui libri. Inizialmente ti butterai sui volumoni scientifici, quelli che ti spiegano tutto sul cambiamento del tuo corpo, le analisi da fare ect. Subito dopo sentirai la necessità di leggere libri “testimonianza”, con storie di altre madri e consigli pratici meno formali. Mi raccomando, quando arrivate a questa fase della “curiosità” da gestante evitate assolutamente di leggere i commenti sparsi in giro su internet. Le uniche volte in cui ho avuto incubi riguardo al bambino sono stati dopo essermi iscritta  a un gruppo su facebook. Il giorno dopo quel sogno tremendo sono corsa subito a cancellarmi e ho affidato la mia voglia di condividere ai libri. In questo modo, per fortuna, mi sono imbattuta in diverse storie belle e interessanti tra cui “Magari parto”.

Pubblicato dalla casa editrice Mammeonline (ora Matilde Editrice), questo libro racconta la gravidanza di Eva e la nascita del piccolo Guido. Incontrare una protagonista con le tue stesse paranoie l’ho trovato un esercizio molto utile per sentirmi meno “sola” e anche meno pazza! Leggere di lei, delle varie visite e domande che l’accompagnavano durante gli ultimi mesi è servito a fare, su di me, una sorta di esame di coscienza. L’ho trovato terapeutico. Della serie “Vedi? Ci sta riuscendo. Potresti affrontare il parto come lei”. Davvero bella la descrizione dell’arrivo del piccolo Guido, il modo in cui racconta il parto senza traumatizzare troppo chi, come me, ha una fifa nera di quel momento.

Nonostante io sia affamata di esperienze pre parto, la parte più interessante del libro è stata (per me) quella della nascita. Eva si è abituata al bambino e a questa nuova quotidianità così come io immagino succederà a me. Quello che ha fatto per rendere la sua vita a prova di neonato mi è entrato nel cervello tanto da essere archiviato come “consigli di un’amica” e non “roba letta in un libro”. Proprio ieri ricevendo consigli su cosa fare la notte con il bambino per evitare di girare per casa come zombie, mi sono trovata a dire “Eh si, questo lo sapevo, l’ho letto” davvero diverse volte, tanto che ho subito pensato che scovare questo libro sia stata, per me, una manna dal cielo.

Inoltre per le mamme lavoratrici si rivelerà fondamentale la parte finale, quella del “distacco” di Eva dal bambino a causa del rientro al lavoro. Ti trovi a leggere le sue paure, della sua angoscia e ti sembra quasi che quel piccolino sia tu a doverlo lasciare tra le braccia dell’educatrice. E con lei senti il cuore stretto e il nodo alla gola mentre varchi la soglia dell’istituto per andare via e pensi “No, impossibile non posso farcela” e invece giorno dopo giorno, pagina dopo pagina, l’idea diventa quasi più accettabile o almeno, capisci che devi stare calma e respirare. Così passa. Più o meno.

Colleghe future mamme, questo libro proprio non dovete perdervelo se volete stare un po’ più tranquille. Vedrete che vi verrà voglia di prendere appunti durante la lettura.

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Editore: Mammeonline (ora Matilde Editrice)
Pagine: 128
Prezzo: 10.00 euro

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“La promessa” – Jussi Adler-Olsen

Siete a casa? Vi state annoiando? Noi di Leggendoa a Bari abbiamo la soluzione che fa per voi: correte in libreria e acquistate “La promessa” di Jussi Adler-Olsen! Vi assicuriamo che saranno 571 pagine di pura investigazione, proprio come piace a noi.

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Partiamo con ordine e commentiamo la trama. Carl Morck riceve una telefonata nel suo ufficio e dall’altra parte della cornetta c’è Christian Habersaat, un poliziotto di Bornholm, che prova ad affidare alla sua squadra un caso che non trova soluzione da ben 17 anni: una ragazza trovata morta su un albero, investita da un pirata della strada rimasto sconosciuto agli inquirenti. Carl mette subito in chiaro che la Sezione Q non potrà occuparsene. La chiamata si interrompe e l’investigatore fa spallucce, pronto a passare alla prossima incombenza della mattinata. Peccato che poco dopo nel suo ufficio si precipiti una Rose furente, pronta a fare una ramanzina che ci accompagnerà per tutto il libro. Anche nei romanzi la regola è sempre la stessa: mai far indispettire una donna.

“Perchè non ha ascoltato quel tizio? Perchè non lo ha lasciato parlare?”.

Le domande di Rose potrebbero trovare una valida risposta e venir messe da parte con poco se non fosse che a distanza di poche ore il poliziotto che aveva telefonato a Carl compie un gesto estremo e, proprio durante la festa del suo pensionamento, si suicida (anche qui, come nei film, andare in pensione per un poliziotto è sempre un terno al lotto. Mai essere sicuri di uscire vivi dalla pensione!).

Per questa ragione il trio investigativo prende il traghetto e parte alla volta di Bornholm. L’intenzione è quella di capire cos’ha spinto Habersaat a togliersi la vita, Possibile che sia stato un modo per “costringerli” a recarsi sull’isolare e indagare sul caso di Alberte? Sarà chiaro fin da subito che la risposta e sì e anche se Carl Morck sperava di rientrare qualche ora dopo da quel viaggio con un niente di fatto, si troverà costretto a ricredersi. C’è davvero una pista da seguire e quella pesante eredità spetta proprio a loro tre.  Come potete vedere già dalla trama la storia mette addosso una buona dose di curiosità. Inoltre troviamo i tre protagonisti in splendida forma. Assad in particolare sarà sempre pronto a strappare un sorriso al lettore con il suo modo di fare e i suoi errori linguistici.

«Sono tutti modello pane di segale, Assad»
«Pane di sagale? No, Carl, ti sbagli»
«Pane di segale: è così che chiamavamo questo tipo di pulmino Volkswagen qui in Danimarca. Per via della forma, vedi?»
[…]
«Perciò quale sarà stata l’ipotesi di Habersaat?»
«Che Alberte è stata investita da un panino Volkswagen»

Incontreremo, durante la narrazione, dei salti temporali.
Personalmente di solito non amo queste cose, spezzano la storia e rallentano l’indagine.
Questa volta però devo dire di averli apprezzati molto e sono diventati, anzi, la mia parte preferita. Un’altra cosa che ho gradito molto è stato il modo in cui la storia ha preso pian piano forma.

L’autore ci ha messo davanti a un tavolo su cui erano disseminati pezzi di un bel puzzle complicato, invitandoci, tramite i vari indizi che trovavamo durante la narrazione, a mettere insieme i pezzi. Spesso le cose si incastravano alle perfezione, ci sentivamo geniali e pronti a fare domande alla sezione investigativa della nostra città, poi però la storia proseguiva con nuovi dettagli e noi dovevamo tornare sui nostri passi per renderci conto che no, il pezzo in effetti non era corretto, non combaciava come avrebbe dovuto. Magistrale. Insomma, non avrete vita facile fino a quando non sarete riusciti a portare a termine la lettura, parola nostra!

Editore: Marsilio
Pagine: 571
Prezzo: 19.50

(in collaborazione con Thrillernord)