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I kill giants – Joe Kelly, Ken JM Niimura

712BvnU17hLBuongiorno lettori,
oggi vi parlo di un graphic novel che ho avuto la fortuna di acquistare grazie a una delle tante offerte che Bao Pubishing mette a disposizione dei suoi lettori durante l’anno (a questo proposito vi consiglio di seguire la loro pagina Facebook per essere sempre aggiornati sulle novità e sulle promozioni). Inizialmente devo ammettere che ero un po’ indecisa visto che si parlava di ebook e che non avevo mai letto nessun fumetto sul Kindle. Il prezzo (0.99 centesimi) e il fatto che i disegni fossero in bianco e nero mi hanno convinta a provarci. Sulle prime ho avuto qualche difficoltà a capire come funzionasse la lettura, stupidamente zumavo, ma dopo un po’ ho iniziato ad avere il mal di mare. Poi mia figlia (nb. di due anni) prende il Kindle e mi dice “No mamma, così” e mi mostra come mettere in evidenza ogni singola tavola: EUREKA. E’ chiaro che quello che ha fatto mia figlia sia stato puramente casuale, ma da quel momento il mal di mare è passato e la lettura è andata spedita. Anzi, per chi non è abituato a leggere le graphic novel e si perde nelle pagine cercando di capire quale sia l’ordine corretto di lettura, quella tramite Kindle potrebbe essere la chiave di svolta: è il dispositivo a passare in automatico da una tavola all’altra seguendo il giusto ordine.

Comunque, tralasciando questi dettagli tecnici (o imbranati) torniamo al racconto. Ad avermi incuriosito in particolar modo è stato il fatto che, di questo graphic novel, sia uscita una trasposizione cinematografica (la trovate su Netflix)

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La storia è quella di Barbara, una ragazzina delle elementari che, a suo dire, ha un compito molto particolare:

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Capisci subito, già dal modo in cui viene disegnata, che Barbara non è una bambina come le altre e, così come ci si può aspettare, questa sua diversità la porterà a isolarsi e a calamitare su di sé l’attenzione dei bulli della scuola. Rinchiusa in un mondo tutto suo, con in testa il compito arduo di prepararsi all’arrivo dei giganti e affrontarli, Barbara non permetterà a nessuno di avvicinarsi a lei. Ostile come solo i ragazzini in fase di crescita sanno essere, lei manterrà un piglio scontroso anche a casa, casa in cui il lettore avvertirà, insieme alla protagonista di questa storia, una forte sensazione di angoscia: perché Barbara non sale mai al piano di sopra? Chi è che la chiama? Perché ha così paura, tanto da andare a nascondersi un luogo sicuro, scomparendo al mondo? Ed ancora, dove sono i genitori? Vediamo, nella storia, la sorella maggiore che si occupa (senza successo) dei due fratelli più piccoli ma gli accenni ai genitori sono pochi. Scopriamo, andando avanti nel racconto, che è il padre è andato via. Ma la madre? E’ suo il nome che viene pronunciato e cancellato all’interno dei discorsi?

Questo è un racconto di crescita, una storia delicata che mostra quanto possa essere dura per una bambina crescere trovandosi improvvisamente senza un punto di riferimento, senza una guida, in una fase in cui tutto intorno a te sembra troppo complicato, allora rispondi al mondo con l’unica arma in tuo possesso: la fantasia. Con tutte queste domande e tantissima curiosità, la storia prosegue fino ad arrivare alla tempesta.

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Una tempesta che si abbatte sulla cittadina e dentro il cuore di Barbara, lampi che annunciano l’arrivo del Titano, uno scontro che servirà per capire tante cose, per portare alla luce la verità. Inutile dirvi che durante quella battaglia ho versato litri e litri di lacrime. Bellissima. Così com’è bellissima la chiusura del graphic novel che lascia nel lettore un po’ di leggerezza e sollievo.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Bao Publishing
Pagine: 200
Prezzo: 15.00€
Voto: 9/10

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Il rumore del mondo – Benedetta Cibrario

Parrà strano e banale (è parso strano anche a me, a dire il vero) ma credo che, quest’anno, decidere la cinquina finalista del Premio Strega ed infine il vincitore sarà davvero una scelta ardua e sofferta.

Il rumore del mondo di Benedetta Cibrario (uscito per Mondadori il 2 ottobre 2018) è un libro insieme delicato e forte che, per alcuni versi, mi ha ricordato i romanzi di Jane Austen e la loro raffinatezza.

Anne Bacon è una giovane diciannovenne della borghesia inglese. Il padre, un commerciante di stoffe rimasto vedovo, si è costruito da solo la sua fortuna e ha lavorato affinché le proprie figlie diventassero delle vere signorine.

Il romanzo si apre con Anne che, in viaggio per raggiungere il suo novello marito in Italia, contrae il vaiolo. Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, la giovane si salva, ma il vaiolo lascia tracce evidenti sia fisicamente (pelle danneggiata) che emotivamente.

Una volta arrivata a Torino Anne capirà, infatti, che il vaiolo non le ha solo deturpato la pelle ma le ha anche rovinato il futuro. Il marito, Prospero Carlo Carando di Vignon, trovandosi davanti questa ragazza così sciupata ed evidentemente provata dalla malattia, non riuscirà più a comprendere come possa aver preso la decisione di sposarla e deciderà di vivere la sua vita come uomo sposato solo “sulla carta”.

Inaspettatamente troverà comunque un modo per andare avanti a dispetto di tutto, del marito invischiato in una storia d’amore con un’altra donna, del paese straniero e in fermento nel quale si trova, ed anche dell’iniziale ostilità del suocero.

Il rumore del mondo

Ammetto di aver provato un certo senso di panico davanti alla mole non indifferente del romanzo. Ma Benedetta Cibrario è riuscita a raccontare, in un arco narrativo della durante di dieci anni (1838 – 1848), una storia di rivincita e riscatto in un modo molto semplice e poetico.

Una narrazione ricca di dettagli e ben costruita aiutano il lettore ad immedesimarsi nella protagonista. Inoltre, accanto alla storia di Anne, ci vengono raccontate le storie dei personaggi che girano intorno a questa vicenda con una particolare attenzione al risvolto psicologico di ognuno di noi.

La storia viene magistralmente amalgamata con quella che è la realtà storica e sociale del tempo, lo sfondo di un’Italia e di un’Europa sull’orlo delle rivoluzioni che ne hanno cambiato la “faccia”, arricchendo così un quadro già perfetto.

Come dicevo all’inizio, in alcuni punti mi è sembrato di rivivere le atmosfere di alcuni dei romanzi di Jane Austen, in particolare sulle descrizioni della campagna piemontese. Ma anche in alcuni punti caratteriali della protagonista: Anne sarà una ragazza che, lontana da casa e dai suoi affetti più cari, non si darà per vinta. Sarà capace di risollevarsi (dalla malattia e dall’ostilità del marito) e di reinventarsi per trovare il suo posto nel mondo.

Un grande libro (in tutti i sensi) con un grandissimo insegnato firmato da un’abilissima penna tutta italiana.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 756
Prezzo: 22.00€
Voto: 7.5/10

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Quella metà di noi – Paola Cereda

Lo scorso 4 maggio si è tenuta la IV Edizione del Gruppo di lettura day ideato dall’agenzia Book Media Events ed il protagonista assoluto era il romanzo di Paola Cereda, uscito lo scorso 21 febbraio per la Giulio Perrone Editore.

Per alcuni problemi interni al nostro gruppo di lettura non abbiamo potuto partecipare ma io ho voluto comunque affrontare questa lettura anche perché Quella metà di noi fa parte della dozzina del Premio Strega di cui ci stiamo occupando.

Leggendo la trama si ha subito l’impressione che non si tratterà di una lettura semplice e questa prima impressione verrà confermata già dalle prime pagine del romanzo.

Matilde è una maestra in pensione costretta a reinventarsi badante per far fronte a quella che è la sua vita. Una vita in bilico vissuta nella Barriera di Torino, un quartiere in cui si incontrano culture, lingue e storie di vita a volte agli antipodi.

Una vita che è cambiata a causa di un segreto che le incasina i rapporti con la figlia, una figlia che è sempre aggressiva e che più volte ha rinnegato e rinnegherà sua madre, una figlia che accuserà più volte la madre di essere egoista e di non saper fare né la mamma né la nonna, ma solo di saper collezionare brutte figure.

Ma attorno a Matilde girano un sacco di storie. A partire dalla storia dell’ingegnere Giacomo Dutto, senza tralasciare le storie della cameriera rumena, della signora Dutto, della variopinta umanità che abita la Barriera.

Filo conduttore tra le loro storie che si intersecano, pur rimanendo perfettamente separate, sono i segreti.

I segreti sono spazi di intimità da preservare, nascondigli per azioni incoerenti, fughe, sguardi, libertà particolari, il trucco che nasconde l’evidenza, pozze in cui saltare a piedi scalzi, regali senza mittente, errori, vendette. Persone amate.

Quella metà di noi

Paola Cereda, con una scrittura asciutta ed essenziale, è riuscita a tratteggiare e definire una società, quella odierna, fatta di frammenti e contrasti, in cui per riuscire a vivere serve reinventarsi e nuotare per rimanere a galla.

Pur non appesantendo la narrazione si riesce ad entrare nella psicologia dei vari personaggi, a carpirne le paure e le speranze. Quello che lega tutti i personaggi è quasi un’aura perenne di fallimento, un’insoddisfazione che pervade le vite di tutti e che cerca la propria assoluzione nell’approccio, non sempre positivo con gli altri.

Si tratta di un romanzo molto profondo, uno di quei romanzi che ti porta a riflettere anche sulla tua vita (seppur apparentemente molto lontana da quella di Matilde e degli altri personaggi) anche quando si è girata l’ultima pagina.

Chi non ha qualcosa da nascondere, ha almeno una verità da raccontare.
E la verità, a volte, è il più grande di tutti i segreti.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Giulio Perrone Editore
Pagine: 222
Prezzo: 15.00€
Voto: 8/10

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L’età straniera – Marina Mander

Buongiorno lettori,
oggi vi parlo di “L’età straniera” di Marina Mander, uno dei dodici finalisti al Premio Strega di quest’anno. Inizio subito lasciandovi la trama del libro.

9788829700011Trama: Leo non studia molto, ma è bravo a scuola. Non fuma tanto, ma un po’ d’erba sì. Ha una madre, Margherita, che lavora come assistente sociale e un padre che è stato matematico, è stato intelligente, è stato vivo l’ultima volta nel mare e poi è scomparso tra le onde con il pigiama e le ciabatte. Leo odia i pigiami, le ciabatte e non si fida più del mare, forse di nessuno. Odia tutte le cose fino a quando nella sua vita non arriva Florin, un ragazzino rumeno che non studia, non ha una casa, non ha madre né padre – o magari sì ma non ci sono – e si prostituisce. Florin si prostituisce e la madre di Leo decide di ospitarlo, sistemandolo nella camera del figlio, perché l’appartamento è piccolo e perché «forse potete farvi bene l’un l’altro». Leo che non ha mai fatto l’amore con nessuno e Florin che fa l’amore con tutti condividono la stessa stanza. Leo pensa di odiare Florin, che comunque è meglio di una cosa, è vivo. Leo è tutto cervello e Florin è tutto corpo: questo pensa Leo, che racconta la storia. La “scimmia” lo chiama, come una delle tre scimmiette: Iwazaru, quella che non parla. In realtà entrambi i ragazzi sono ancora forti di una fragile interezza, perché sono adolescenti e hanno ferite profonde ma corpi e sentimenti giovani. Comincia così, tutta storta, l’avventura del loro viaggio a occidente, fra estraneità e appartenenza: mistico per Leo – in continuo contatto con un tribunale immaginario che cerca di convincerlo di avere ucciso il padre – e fisico per Florin – in balia di uomini violenti in un mondo più violento ancora. 

Leo è la voce narrante di questo romanzo, è lui che ci racconta quello che succede ed è lui che ci trasporta dentro la sua vita, una vita da adolescente per niente facile e in costante lotta con se stesso. Leo, infatti, combatte con un demone grosso come un pianeta che ha, nel romanzo, le sembianze del padre morto suicida in mare. Il libro si divide in due parti, i capitoli si alternano con la realtà e un tribunale interiore con cui il protagonista fa i conti ogni volta che si addormenta. In questo tribunale lui è il colpevole, di tutto: della morte del padre, dell’assenza di rapporti sociali in cui vive, del cattivo comportamento verso la madre ecc. Ogni incubo termina sempre con il medesimo grido: “Mamma, aiuto, muoio”. Tre semplici parole che, messe insieme, creano un’invocazione disperata che mi lasciava, ogni volta, con il cuore stretto in una morsa.

Confezionati bene anche se hai l’interno dentro, impara un altro modo di spaccarti in due, ma senza mai darlo troppo a vedere, mi raccomando, è questo l’essenziale. E se dentro di te ci fosse davvero il nulla, rivestilo di diamanti.

 

L’età straniera è questa, è quel momento della propria vita in cui non ci si conosce o riconosce, dove l’IO ancora non è ben definito e noi stessi siamo i primi a non sapere come affrontare l’esistenza, dove ci sono solo domande e poche risposte e ci sentiamo soli, come chi arriva per la prima volta in un posto nuovo e ha la netta percezione di essere un puntino nella folla o, come nel libro, una goccia dentro un mare sconfinato. Questo è, a tutti gli effetti, un romanzo di formazione ben costruito in cui l’autrice accompagna il suo protagonista attraverso le sue paure e le sue angosce risvegliandolo da un torpore in cui, a inizio libro, sembra destinato a vivere per sempre.

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Bello lo stile di scrittura, a volte un po’ crudo, ma d’altronde non ci si potrebbe aspettare niente di troppo diverso da un diciassettenne cinico e ironico com’è Leo. Nonostante i diversi punti positivi che ho indicato sopra, questo è stato un libro che ho dovuto prendere a piccole dosi. Leo non è facile da leggere, a volte ti indispone e proprio come se fossi io la madre lo devo spedire in camera sua a riflettere sulle brutture che ha detto o sui comportamenti che ha avuto. C’erano momenti, durante la lettura, in cui mi soffermavo su una frase e sulla bellezza con cui era costruita, altre invece provavo così tanto fastidio da dover interrompere tutto e riporre il libro fino al giorno dopo. Non sono d’accordo con chi ha definito questo romanzo “brioso e divertente”, perché per me è un libro che tira parecchi pugni, sarà forse perché da mamma vedere questo ragazzo così duro anche a causa dell’assenza della madre che lo ha messo da parte, ignorandone le sofferenze, mi ferisce. Ad ogni modo attendo curiosa di sapere se finirà nella cinquina e faccio un grosso in bocca al lupo all’autrice.


SCHEDA DEL LIBRO: 

Editore: Marsilio Editore
Pagine: 206
Prezzo: 26.00€
Voto: 7/10

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E’ tempo di ricominciare – Carmen Korn

Buongiorno lettori, oggi sono qui per parlarvi del secondo capitolo della trilogia tutta al femminile di Carmen Korn “E’ tempo di ricominciare”. Qui vi avevo parlato del primo volume. Sarà inevitabile dirvi qualcosa che è accaduto in quel libro per potervi al meglio parlare di questo, per cui se non avete ancora letto “Figlie di una nuova era” forse è meglio che non continuiate la lettura di questa recensione.

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Vediamo dove eravamo rimasti. Henny dopo il matrimonio con Lud, fratello di Lina, morto investito da un’auto, aveva sposato Ernst, insegnante con idee conservatrici affini al nazismo. Dai due matrimoni erano nati due figli, Marike e Klaus. Il secondo matrimonio era naufragato quando, all’annuncio dell’omosessualità del figlio, Ernst se ne era andato di casa, permettendo così ad Henny di sposare l’uomo che la amava ormai da anni: Theo Unger.

Kathe aveva sposato Rudi e con lui si era avvicinata sempre più al comunismo e alla fazione dissidente nei confronti del nazismo. Il regime li aveva separati inevitabilmente, lui scappato in Danimarca e da lì nell’est Europa, finendo in campi di concentramento e di lavoro in Russia; lei denunciata, assieme alla madre, da Ernst per aver accolto un comunista di nascosto in casa. Alla fine del primo volume si erano perse le tracce di entrambi i nostri paladini politici.

Ida dopo il matrimonio con Campmann era riuscita a realizzare il suo sogno d’amore con il cinese commerciante di caffè Tian e da lui aveva avuto una figlia, Florentine, di incredibile bellezza ereditata dalla madre, con i tratti orientali ereditati dal padre. Si erano sistemati nella pensione di Guste, donna gentile e generosa che ha sempre accolto sotto il suo tetto chi ne aveva bisogno.

Infine Lina dopo la scoperta della sua omosessualità, aveva intrecciato una relazione con Louise e dopo aver abbandonato la carriera come insegnante aveva aperto con la compagna la libreria Landmann, in onore del loro amico dottore ebreo, suicida durante il nazismo.

“E’ tempo di ricominciare” riprende quindi le fila del racconto: comincia nel 1949 e i nostri protagonisti, diventati ormai una famiglia allargata, sono in cerca di Kathe e Lud, di cui non si hanno più notizie ormai da tempo. Bisogna ritrovarli, anche perchè c’è una persona importante per Lud, che compare dopo tanto tempo, Alessandro Garuti, ricco signore italiano, suo padre. E la speranza di ritrovarli percorre gli animi di Henny, Theo, Ida, Tian, Lina e Louise.

Dopo un primo periodo di silenzio Kathe tornerà tra le braccia della sua migliore amica Henny; periodo di silenzio perchè Kathe sa chi è il delatore che ha denunciato lei e la madre, ovvero Ernst, il marito di Henny. Per colpa sua la madre è morta poco prima della liberazione in un campo di concentramento e il dubbio che la sua amica ne sia consapevole e sia stata complice di quell’uomo le impedisce di tornare a fidarsi di lei.

Ma il destino per i nostri protagonisti ha in serbo qualcosa di speciale, perchè la coppia che si ama ormai da trent’anni si riunirà, portando quella serenità che mancava da tanto in questo gruppo. Così le cose cambieranno nella vita di queste donne, gli eventi si intrecceranno anche con i nuovi personaggi che entreranno appieno in scena: Klaus e Alex, pianista che era stato esule in Argentina prima della guerra e che ha perso la famiglia con i bombardamenti su Amburgo, Florentine che diventerà una splendida modella a discapito dei progetti del padre, Marike che seguendo le orme della madre diventerà ostetrica, Ruth, coetanea di Florentine, destinata ad entrare nella famiglia di Rudi e Kathe.

Attraversiamo con questa saga familiare la storia dell’Europa e del mondo, dall’inizio della ricostruzione dopo la fine della guerra, alla guerra fredda, dalle prime donne con la patente, alle prime pillole anticoncezionali in commercio, dalla crisi di Cuba e il terrore per una terza guerra mondiale, all’assassinio di Kennedy, dalla lotta studentesca allo sbarco degli americani sulla Luna.

Il lettore divora pagina dopo pagina il romanzo, emozionandosi con i personaggi che ha ormai imparato ad amare, sperando con loro per le loro vite e augurandosi che non accada nulla di male. Carmen Korn affronta tematiche importanti legate alla donna, leggiamo di aborti, di pillole anticoncezionali e della nuova libertà sessuale conseguente ad esse, ma parla anche di omosessualità, del terrore di essere denunciati alle autorità e del sogno di poter passeggiare mano nella mano accanto a chi si ama.

Ho adorato questo romanzo e non vedo l’ora che esca la conclusione della storia, anche se vorrà dire dover salutare Henny, Kathe, Ida, Lina, Lud, Theo, Klaus, Marike, Florentine e tutti gli altri.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Fazi Editore
Pagine: 563
Prezzo: 20.00€
Voto: 10/10

 

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Bellezza – Hubert & Kerascoët

A Natale dello scorso anno ho ricevuto dalle amiche tantissimi nuovi libri, altri me li sono auto regalata, alcuni erano nella mia wish list, altri invece sono stati regalati per intuito.

Uno di questi regalati per intuito è una graphic novel edita da Bao Publishing dal titolo emblematico: Bellezza.

Bellezza è la storia di Baccalà, una ragazza bruttissima che vive da serva in un villaggio. Lei deve il suo nome sia alla sua bruttezza che al puzzo di pesce che si porta sempre dietro per via delle sue mansioni.

Un giorno, dopo l’ennesima umiliazione subita, Baccalà si reca nel bosco. Qui si lascia andare ad un pianto dirotto ed una di quelle lacrime libererà una fata da un sortilegio. La fata, per ringraziarla, le offrirà ciò che più al mondo lei desidera: la bellezza.

Così Baccalà diventerà l’oggetto del desiderio di signorotti, principi e re. Per lei si susseguiranno battaglie, lotte e sotterfugi e Baccalà capirà che il suo più grande desiderio si sta lentamente trasformando in una maledizione.

Bellezza

Tralasciando la veste grafica bellissima (dalla copertina dal colore fluorescente alla carta su cui le tavole sono stampate), quello che colpisce di questa graphic è la storia. Perché inizialmente la protagonista è odiosa e detestabile ma, nel momento in cui si renderà conto degli errori commessi, farà di tutto per espiare le sue colpe.

E’ un libro che fa riflettere, con una morale che per molti potrebbe sembrare scontata ma che è bene ricordare sempre: la vera bellezza non è quella esteriore.

Le tavole sono prevalentemente in bianco e nero, con alcuni dettagli in oro, con un tratto deciso e ben definito.

Insomma, questa graphic è una vera e propria chicca assolutamente consigliata!


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Bao Publishing
Pagine: 156
Prezzo: 21.00€
Voto: 8/10

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Città irreale – Cristina Marconi

Come ben sa chi ci segue sui social, abbiamo deciso (io e altre due redattrici del blog, Barbara e Giulia) di dare spazio alla maggior parte dei libri facenti parti della dozzina del Premio Strega di quest’anno.

Vi abbiamo già parlato di Addio fantasmi di Nadia Terranova (Einaudi, qui ), Fedeltà di Marco Missiroli (Einaudi, qui ) e Lux di Eleonora Marangoni (Neri Pozza, qui ). Oggi vi parlo, invece, di Città irreale di Cristina Marconi edito da Ponte alle Grazie.

Alina ha 26 anni, vive a Roma, ha un ottimo lavoro, una famiglia e degli amici. Ma, nonostante ciò, si sente insoddisfatta, conscia che la sua vita, per com’è, forse non potrebbe renderla mai felice. Inizia così ad accarezzare l’idea di trasferirsi a Londra.

Nonostante i tentativi di amici e parenti di dissuaderla dal compiere questo passo, Alina decide di mollare tutto e di partire. A Londra l’attende un lavoro che, seppur meno importante di quello che ha in Italia, le permetterà di vivere adeguatamente. Non ha paura della poca dimestichezza con la lingua, è sicura che il suo spirito di adattamento le verrà incontro come sempre. E poi Londra significa, per lei, libertà. E la libertà non è mai una scelta sbagliata.

Ma ben presto Alina si accorge che non è tutto rose e fiori, che la vita che si aspettava non esiste. Londra è una città difficile, i suoi abitanti sono chiusi e restii ad aprirsi e a raccontarsi. Fare amicizia diventa quasi un’impresa titanica.

E nulla cambierà nemmeno dopo l’incontro con Iain, giovane scozzese che anni prima ha intrapreso anche lui un viaggio all’estero, proprio in Italia, ma che tende a chiudersi quando Alina vorrebbe sapere di lui e delle sua esperienza.

Tra la nostalgia per la sua terra (che tenta di tenere a bada guardando le foto e seguendola da lontano) e l’inadeguatezza che ritorna prepotentemente, Alina si ritroverà a cercare di sopravvivere in una città fredda e quasi inospitale. Basterà l’amore che Iain rappresenta a farle sopportare la nostalgia di casa e a farla adeguare ad una città in cui tutto sembra così precario?

Cristina Marconi, giornalista per Il Messaggero ed Il Foglio, debutta con questo romanzo che potrebbe quasi essere un manifesto della nostra generazione, una generazione che tende ad andare all’Estero e ad abbandonare le proprie radici per inseguire un ideale.

Stilisticamente parlando sono molto combattuta: in tutta la prima parte del libro la lettura è lenta, a tratti faticosa. Sembra quasi che l’autrice sia talmente ossessionata dalla voglia di “scrivere bene” che, più che un romanzo, sembra un lungo esercizio di scrittura. Lunghe descrizioni, talvolta inutili, accompagnate da un linguaggio a volte troppo desueto, quasi “vecchio”.

Si riprende però nella seconda parte. Qui l’autrice si è fatta “rapire” dalla trama e dalla storia che ne scaturiva e ci regala capitoli più fluidi, tecnicamente magari meno perfetti, ma sicuramente più autentici e sentiti.

Assolutamente apprezzabile la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Nell’alternarsi delle voci narranti (quella di Alina nel presente e quella di Iain nel passato) è forte la consapevolezza iniziale di quella che è la decisione che porta i due protagonisti ad andare via, la quasi assoluta certezza che la fuga sia la sola via di scampo ad una vita che non piace. Così come forte è il senso di inquietudine e di solitudine che pervade l’animo ad un certo punto del “viaggio”.

Insomma, questo libro non sarà perfetto (si tratta pur sempre di un romanzo d’esordio) ma non è assolutamente un flop. Certo, forse la candidatura al Premio Strega è stata un vero azzardo. Bisogna avere una certa sensibilità per carpire certi aspetti della vicenda narrata. Ma in fondo, chi può dirlo? Chi vivrà, vedrà. Vedremo se Cristina Marconi e il suo romanzo d’esordio entreranno di diritto nella cinquina finalista o se la sua strada sarà diversa.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 261
Prezzo: 16.80€
Voto: 6.5/10

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Lullaby Road – James Anderson

L’anno scorso vi avevo parlato di un’uscita targata NN Editore che mi aveva particolarmente colpita e che avevo amato alla follia: Il diner nel deserto di James Anderson (potete trovare la recensione qui).

Si trattava del primo romanzo di una trilogia, conosciuta come La serie del deserto, ed era un esordio narrativo per l’autore (conosciuto ai più come poeta). Lo scorso 18 aprile è uscito in tutte le librerie il secondo volume di questa serie: Lullaby Road.

Sono così tornata nel deserto dello Utah, sulla statale 117, a bordo del camion di Ben Anderson. Stavolta però siamo alle porte dell’inverno, nel pieno di nevicate e bufere che rendono difficile la percorribilità della statale.

Ben ha ripreso la sua normale routine di consegne ma la sua vita, dopo l’incontro con Claire, non è più la stessa. Ancora fortemente innamorato della donna (di cui tutti ignorano la morte), il suo cuore e la sua mente non si riescono a liberare del ricordo di Clare e questo l’ha reso ancora più chiuso.

Sempre deciso a farsi i fatti suoi si ritroverà, all’improvviso, a dover badare ad una bambina sconosciuta e stranamente silenziosa. A chiedergli questo favore è uno dei suoi clienti della 117, Pedro, responsabile di un’officina che all’improvviso sparisce lasciando sola questa bambina ed un cane che non la lascia mai.

Questa bambina senza nome (ma che lui comincerà a chiamare Manita) sembra assolutamente più adulta della sua età. Sempre silenziosa ha uno sguardo profondo che trasmette quasi ansia e, pur non parlando, riesce a trasmettere i suoi sentimenti solo con quei grandi occhi che ha.

Ma badare a Manita non sarà affatto semplice. Molte cose strane stanno accadendo sulla statale 117, dal misterioso incidente che vede coinvolto John il Predicatore ad un misterioso cargo che percorre la statale a velocità folle mettendo tutti in pericolo. Senza contare i vari tentativi di fuga della piccola attraverso il deserto.

Tutti questi incidenti e fatti strani sono davvero troppi per essere delle semplici coincidenze. Suo malgrado, Ben si ritroverà a farsi qualche domanda a cui sarà molto difficile dare delle risposte e che lo coinvolgeranno in un ennesimo grande mistero.

Lullaby road

James Anderson ci riporta nella cornice da sogno che rappresenta il deserto dello Utah. Da sogno perché il modo in cui il paesaggio viene descritto ha un che di onirico. Pur non risparmiando immagini crude e le difficoltà e le insidie del deserto, riesce ad ammantare tutto di poesia.

Lo stile è, come nel primo romanzo, molto fluido e diretto, a tratti quasi crudo. La caratterizzazione dei personaggi è ben costruita, psicologicamente parlando c’è un’accuratezza ed un certo livello di difficoltà nella loro costruzione (sia del protagonista principale sia degli altri personaggi che gli girano intorno) che fa apprezzare ancora di più il romanzo.

Una giusta dose di mistero, mescolato ad un pizzico di sentimenti, rende questo romanzo una miscela bomba. Al termine della lettura rimarrete orfani e desolati, con il solo desiderio di ritornare per quella vasta distesa infida che è il deserto.

Inoltre, nonostante sia una serie e ci siano dei richiami al primo volume, questo non impedisce al lettore di godersi questo secondo romanzo senza aver necessariamente letto il precedente.

Per quanto mi riguarda non vedo l’ora di avere per le mani e leggere il terzo volume conclusivo di questa serie pur sapendo che, quando tutto sarà realmente finito, mi sentirò davvero triste.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: NN Editore
Pagine: 331
Prezzo: 18.00€
Voto: 8.5/10

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Lux – Eleonora Marangoni

 

ca97bad1-eeb5-4c66-9d48-37d59be7f46fEleonora Marangoni ha vinto il premio Neri Pozza 2017 con il romanzo Lux ed oggi è tra i 12 finalisti del Premio Strega.

Lux è la storia di Thomas, un italo inglese che vive a Londra e che per mestiere fa il light design. L’uomo ha una relazione con Ottie Davis, chef e madre del piccolo Martin,ma  il suo cuore è lontano, ancora legato ad una storia ormai chiusa; lui viaggia molto per lavoro ma il suo solo punto fermo è l’unico ricordo che vale la pena ricordare: Sophie Selwood.

Per Tom la storia con Sophie è stata LA storia, il ricordo della donna è intriso di un malinconia permanente che si fa quasi ossessione e in un circuito di ricordi che non si può spezzare, Thomas ricade sempre nella sindrome di Proust.

Un giorno muore il fratello della madre di Thomas, zio pittoresco e giramondo, e lascia al nipote una strana eredità: l’Hotel Zelda su di un’isola semi dispersa nel sud Italia. Il viaggio per raggiungere l’hotel è per Thomas come un ritorno verso la dimensione più profonda di se stesso, è costretto per una volta ad approdare e a fermarsi.
L’Hotel è ben lontano dai suoi anni d’oro ed è diventato un covo di bizzarri personaggi, sorgenti d’acqua, baobab nani e vulcani inattivi, stare lì è come vivere in una dimensione a sé stante e questo contesto costringerà Thomas a fare i conti con il suo amore del passato.  La distanza dalla vita frenetica permetterà lui di mettere a fuoco la realtà e al contempo ritrovare le proprie radici.
In copertina c’è la pianta d’agave, una pianta che attraversa una sola stagione di gloria, così come lo Zelda e i suoi ospiti.

Lo stile è personale ed evocativo, l’autrice ha la grande capacità di creare le atmosfere scegliendo bene le parole, facendo parlare i luoghi e soprattutto gli oggetti, che hanno una storia e la raccontano. La prosa è ricercata senza però essere artificiosa, Eleonora è attenta ai dettagli e la scrittura è un’espressione chiara della sua sensibilità d’autrice.

Una quiete attraversata dall’aria e dal sale s’impossessò della barca, spalancando la porta al genere di nostalgie che aspettano una precisa qualità di calma per uscire allo scoperto, e presto ognuno si trovò a viaggiare per conto proprio in un posto in cui non si poteva essere raggiunto. […] Solo Martin rimase in piedi un po’ annoiato, sprovvisto com’era di un passato e di pensieri da lasciare affiorare. Se ne andava su e giù lungo il parapetto a fabbricare ricordi, studiando il suolo blu puntellato di goccioline in rilievo ricoperte con troppa vernice, toccando uno ad uno i parabordi e osservando, senza nessuna possibilità di seguirlo veramente, il folle vagare di una colonia di ragnetti rossi attorno a una vite arrugginita. Mezz’ora dopo, alla loro sinistra, spuntò un assaggio di terra bruna e piatta, che diventò un’isola senza mai smettere di somigliare a uno scoglio. Il vento calò di nuovo, e tutti ripresero a parlare più forte di prima, abbandonando il silenzio un po’ di fretta e senza un vero commiato, perché l’arrivo era vicino e le nostalgie che toccano terra non passano più.

Lux è un libro particolare e raffinato il cui punto forte è il linguaggio, la voce dell’autrice si percepisce chiaramente tra le pagine, stringendo l’occhio a Proust (dicono) mantiene comunque una sua chiara identità.

Ho amato questo romanzo, mi ha coinvolta molto nella lettura e mi piacerebbe che vincesse il Premio Strega perché si tratta di un titolo diverso rispetto ai vincitori degli anni precedenti, forse meno incentrato sulla trama e più sulla scrittura. Una luce nuova insomma.

Promosso a pieni voti.

 

SCHEDA DEL LIBRO

Editore:  Neri Pozza
Pagine:  251
Prezzo: 17,00€
Voto: 8,5/10

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L’amore si moltiplica – The Pozzolis Family

“Oh Oh mio Dio, amica! Aspetti un bambino! Cioè, non so se hai capito, ma in pancia hai mio nipote! Gliel’hai già detto che la sua zia preferita è a Milano e che adesso prende un volo e vi raggiunge? Musi, non sai quanto io sia felice! Se si potessero mettere in fila tutte le particelle di felicità che sprizzo dai pori, ci potrei costruire un ponte che arriva fin lì da te. Anzi, da voi…”

41J3f5BhszL._SX324_BO1,204,203,200_E così che comincia la lunga mail destinata alla migliore amica di Alice, una sorella per lei, la persona che conosce meglio di chiunque altro e che vive a circa 14000 km di distanza e che alle tre del mattino ora australiana (le 18:00 circa in Italia) le invia l’immagine di una ecografia. Una sola immagine. Senza testo e senza oggetto.

Alice impazzisce dalla gioia, piange, consuma pacchetti di fazzoletti, fa progetti su come arrivare da lei, guarda fusi orari e voli, vorrebbe abbracciarla, stringerla  fortissimo a sé, rassicurarla… la sua Clara Musette detta Musa.

Nel frattempo, approfittando del fatto che in Australia è notte fonda e che l’amica non le risponde al telefono, decide di scriverle una mail che dura temporalmente due giorni – giorni in cui, tra una riga e l’altra, scorre anche la vita vera, la routine giornaliera, in cui ci sono cose da fare e ne succedono delle altre – che Alice non si esime dal raccontare alternandone a trattati di vita da mamma.

Perché nessuno meglio di una donna che è già mamma conosce perfettamente quali sono le perplessità, i dubbi, le paure che nascono nella testa di una donna che vede per la prima volta un test di gravidanza positivo.

E così si finisce per “parlare” di notti insonni, di alimentazione, di allattamento, di dpp (data presunto parto), di travaglio, di permanenza in ospedale con tanto di decalogo delle cose fastidiose che fanno i parenti, della preparazione della valigia e di molto altro ancora. Consigli e spiegazioni che per una futura mamma sono sicuramente una manna dal cielo.

E in mezzo a tutto questo Alice si racconta, racconta di com’è essere la mamma di Giosuè e Olivia, dell’amore che si moltiplica quando arriva un secondo figlio, dei cambiamenti ma anche della maggiore esperienza nell’affrontare la vita con un secondo bambino.

Ma questa mail/libro è anche altro. E’ la storia di un’amicizia vera e duratura nel tempo nonostante la distanza. E’ il voler ribadire che “siamo sorelle per scelta” e niente e nessuno cambierà il fatto che ci saremo sempre l’una per l’altra. E’ il voler ricordare e celebrare una vita passata insieme. Ma soprattutto c’è la volontà di Alice di voler incoraggiare un’amica a non lasciarsi prendere dai dubbi e dai timori. Clara a sua volta ha avuto un pessimo esempio di madre, che da quando è nata non ha fatto altro che accusarla di essere la causa della sua infelicità. L’ha maltrattata, mai accettata. Ma lei non sarà così, lei sarà una mamma perfetta e Alice questo lo sa e vorrebbe che anche la sua amica ne fosse consapevole, che se ne convincesse. La sua migliore amica che sta per diventare madre. La sua migliore amica che di figli non ne avrebbe voluti.

Quello che ci troviamo a leggere, come avrete intuito da quanto ho già scritto sopra, è un manuale di “sopravvivenza” per una neomamma. Ironico, divertente, al suo interno troviamo la freschezza a cui ci hanno abituato i Pozzolis con i loro video (se non li seguite fatelo, risate assicurate con questa pazza famiglia) e mi sento di consigliarlo a chi, genitore, deve ancora diventarlo. Per chi invece non ha ancora figli vi avviso: è pieno di spoiler e potreste cambiare idea e decidere di prendere una tartaruga al posto di fare un bambino!

Scheda del libro

Editore: Mondadori
Pagine: 177
Prezzo: 17,90€
Voto: 7/10