Ricomincio da vedova di Minna Lindgren edito da Sonzogno editore è uno di quei libri che ho deciso di leggere perché incuriosita da una recensione negativa trovata in rete.
Rilasciato in commercio il 27 giugno scorso racconta la storia della signora Ulla-Riitta Rauskio, per gli amici Ullis, settantaquattrenne novella vedova abitante nella campagna finlandese.
Dopo dodici anni passati a far da badante ad un marito che non ha mai realmente amato, Ullis accoglie lo stato vedovile come una liberazione e decide che è arrivato il momento, finalmente, di vivere.
Riprende così in mano la vecchia rubrica telefonica e, dopo un giro di telefonate, riallaccia i rapporti con la sua vecchia compagna di scuola Hellu. E, tramite lei, fa la conoscenza di Pike, altra arzilla vecchietta dedita alla bella vita.
Tra cene, corsi di italiano e flamenco, Ullis crede di aver finalmente preso in mano la sua vita, a dispetto dei due figli che la trattano con condiscendenza e di quella che era stata la sua vita fino a quel momento.
Alla sua età Ullis non ha più nulla da perdere, conta solo il presente e i suoi desideri. Ma è davvero questo quello che basta per essere felici? O hanno ragione i due figli, Marko e Susanna, a dubitare della sanità mentale della madre? E quale sarà lo scopo ultimo di queste pazzie in tarda età?
Minna Lindreng ha scritto un romanzo che stilisticamente non presenta alcuna pecca ma che non mi ha convinta.
Ho trovato i personaggi oltremodo irritanti, nessuno escluso. A partire dalla protagonista, Ullis, passando per i due figli e finendo agli amici della protagonista.
Dopo dodici anni di malattia del marito, al momento della morte, Ullis si dichiara libera, il primo pensiero che formula (e che reitera più volte nel corso del romanzo) è “Finalmente è morto!”. Dopo di che intraprende un cammino che non sa nemmeno lei dove la stia portando (presumibilmente verso la libertà alla ricerca dell’amore. A settantaquattro anni).
I tre amici sono altri anziani con la sindrome di Peter Pan: girano per locali ubriacandosi e andando alla ricerca della storiella di una sera. Le parole sesso, Viagra e sveltina sono le più pronunciate in tutto il romanzo.
Ed infine i due figli, Marko e Susanna, due quarantenni avidi, egoisti ed insoddisfatti della loro vita che trattano la madre con condiscendenza e le parlano come se stessero parlando ad una donna mentalmente inferma. E lei che fa? A parte sporadiche crisi di nervi (che avvalorerebbero la tesi dei figli) li lascia sbraitare come se fossero due bambini in preda ad una crisi di capricci.
Se l’intento era quello di affrontare con leggerezza la questione terza età a mio parere l’autrice ha fallito. Quello che rimane, al termine della lettura, è una grande tristezza: tristezza per questa donna e i suoi amici che non hanno avuto la forza e la volontà di viversi una giovinezza spensierata e tentano di recuperare da anziani il tempo perduto (dando vita a dei siparietti piuttosto grotteschi). Tristezza per due adulti che mettono l’avidità e il loro tornaconto davanti al benessere della propria madre arrivando persino a tentare di chiuderla in una casa di riposo. Ed infine, ma non meno importante, tristezza per un’età in cui il tempo che rimane si dipana davanti in una nube scura, come un pozzo vuoto da riempire ma di cui non si conosce la capienza.
Unico pregio di questo romanzo è la sua fluidità: si legge davvero velocemente ed il linguaggio usato è alla portata di tutti.
Ricomincio da vedova aveva di base una storia che poteva davvero risultare vincente ma l’autrice Minna Lindgren non ha saputo svilupparla al meglio.
SCHEDA DEL LIBRO
Editore: Sonzogno
Pagine: 221
Prezzo: 17.00€
Voto: 4/10