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Il primo bacio a Parigi – Stephanie Perkins

Risultati immagini per il primo bacio a parigiCi sono periodi  nella mia vita da lettrice, in cui ho bisogno di un libro leggero, veloce e poco impegnativo, per distrarmi e rilassarmi dopo giornate di lavoro particolarmente intense e stressanti. Navigando sui social, mi è capitato spesso di notare i libri dell’autrice Stephanie Perkins, molto famosa e apprezzata soprattutto in Inghilterra e in America. I suoi libri hanno delle ottime recensioni e sono molto amati dalle lettrici di questi paesi. Recentemente sono stati tradotti in italiano e pubblicati dalla Deagostini, due dei suoi libri, Il primo bacio a Parigi (titolo originale: Anna and the french kiss) e Il primo amore sei tu (titolo originale: Lola and the boy next door). Mi è capitato di trovare il primo di questi libri di seconda mano e incuriosita dal clamore mediatico che ha avuto sui social, ho deciso di leggerlo.

Il primo bacio a Parigi racconta la storia di Anna Oliphant, una ragazza all’ultimo anno di liceo. Anna non vede l’ora di trascorrere questo ultimo anno in compagnia della sua migliore amica e del ragazzo per il quale ha una cotta con il quale lavora nel cinema della sua città. Il padre di Anna è un famoso scrittore di romanzi rosa e vuole regalare alla figlia un’esperienza unica e formativa. Anna infatti viene mandata a frequentare l’ultimo anno di liceo all’estero, in un collegio per ricchi studenti americani, nella meravigliosa città di Parigi.  Inizialmente Anna vive l’iscrizione in questa nuova scuola come una violenza, perchè è costretta a lasciare la sua migliore amica e tutta la sua vita in America, per trovarsi in una città nuova di cui non conosce neanche la lingua e in una scuola dove si sente sola e non conosce nessuno. Ben presto però Anna stringerà amicizia con alcuni suoi compagni di scuola e in particolare con un ragazzo, Etienne St. Claire, insieme al quale andrà alla scoperta della città di Parigi e per il quale inizierà a provare un sentimento più profondo della semplice amicizia.

Ecco tutto ciò che conosco della Francia: Amélie e Moulin Rouge. La Tour Eiffel e L’Arco di Trionfo, anche se non ho la più pallida idea della loro reale funzione. Poi ci sono Napoleone, Maria Antonietta e una sfilza infinita di re che si chiamavano Luigi.

Quando ho letto la trama di questo romanzo, sapevo di non dover nutrire grandi aspettative. La storia è effettivamente molto semplice e devo ammettere anche un pò banale e già dalle prime pagine si riesce ad immaginare il finale. Viene infatti ripreso il cliché della ragazza che arriva nella nuova scuola e che riesce con la sua semplicità a conquistare il ragazzo più bello della scuola. Nonostante la trama alquanto scontata e convenzionale, Il primo bacio a Parigi si è rivelato comunque una lettura piacevole, in cui viene raccontata una dolce storia d’amore caratterizzata da tutti quei turbamenti che abbiamo provato un pò tutti quando eravamo alle prese con le prime cotte a scuola. L’autrice ha uno stile molto scorrevole e semplice e con la sua penna è stata in grado di creare dei personaggi ben caratterizzati e in particolare una protagonista frizzante e divertente. Nella storia non vi sono grandi colpi di scena nè momenti di suspance o di apprensione. La lettura scorre tranquilla e veloce e il libro si legge in un paio di giorni.

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In conclusione, Il primo bacio a Parigi ha soddisfatto in pieno quella che era la mia necessità del momento, cioè di leggere un romanzo di evasione, non troppo impegnativo e veloce e lo consiglio a tutti coloro che hanno la mia stessa esigenza. Probabilmente lo avrei apprezzato di più se lo avessi letto durante la mia adolescenza. Non consiglio invece questo libro a chi è alla ricerca di una storia d’amore che ti rimane nel cuore e che ti fa trepidare in attesa degli eventi.


Scheda del libro

Editore: DeA
Pagine: 428
Prezzo: 12,90€
Voto: 7/10

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Cirano di Bergerac – Edmond Rostand

Cirano di Bergerac (o Cyrano de Bergerac, come recita il titolo originale) è una meravigliosa opera teatrale pubblicata nel 1897 dal francese Edmond Rostand.
Lungi dall’essere la trasposizione di una banale storia d’amore, il dramma narrato da Rostand si propone di indagare con grande abilità letteraria e metaletteraria le molteplici sfaccettature dell’animo umano.
La tensione drammatica si sviluppa attraverso la presenza sulla scena del poeta Cirano e del suo doppio, il valoroso barone Cristiano di Neuvillette.
Bianco e nero, poesia e guerra, interiorità ed esteriorità, anima e corpo, bruttezza fisica e avvenenza, qualificando rispettivamente i due personaggi, si intrecciano, si sovrappongono, si rincorrono, senza mai perdere la propria identità.
Entrambi, però, sono accomunati per l’amore della bellissima Rossana, cugina di Cirano; lei però ricambia solo l’amore di Cristiano.

Ma come Cristiano stesso confessa:

Temo ch’ella non sia civetta e raffinata…

E poiché non ho spirito, non oso d’accostarla…

Mi turba il bel linguaggio ch’or si scrive e si parla.

Io non son che soldato, e in amor mi confondo…

– Ella vien sempre a destra, nel palco vuoto, in fondo.

Cirano, invece, pur essendo abilissimo poeta d’amore, si tormenta non poco a causa dell’orrendo naso che lo contraddistingue:

Chi?… Cerca un po’, vediamo. Questo mio maledetto

naso che mi precede di un quarto d’ora ovunque

mi vieta fin l’amore di una brutta… Chi dunque

amo? Non ti par chiaro?… Chi è la donna mia?

Io amo – è naturale! – la più bella che sia!

E più avanti:

Talvolta, credi, m’è duro assai

Sentirmi così brutto solo!…

Sarà l’amore di Cristiano per Rossana, quello di Rossana per Cristiano e quello non ricambiato di Cirano per la stessa a mettere in moto la macchina teatrale, a creare molteplici fraintendimenti, svariati colpi di scena nei quali si mescolano ironia e amarezza.
È proprio la presenza, latente e non, di una dolce amarezza a rendere “umano, troppo umano” il personaggio di Cirano e a lasciare che i lettori, di ogni tempo e di ogni luogo, si indentifichino con l’arguto, romantico, ma mai smielato Cirano di cui Cristiano diviene “maschera” perfetta:

Sì, scriviamola, sì,

questa lettera cento volte già fatta in me,

cento volte rifatta, sì che è pronta, sì che

ponendo accanto al foglio l’anima mia, mi pare

ch’io non debba far altro fuor che ricopiare.

Prima attraverso un processo di “empatia” e poi di “simpatia”, il Cirano di Rostand diviene l’esemplificazione più efficace e meglio riuscita “dell’uomo” – prima ancora che “dell’innamorato” – con tutte le paure, le ansie, i sogni, i rimorsi, i rimpianti, le aspirazioni che qualificano l’umanità tutta: “l’umano sentire” fuoriesce con tutta la sua drammatica dalla pagina scritta.

Se continuassi a svelare la trama della vicenda farei un torto al lettore, voglio invece lasciargli il privilegio di poter scoprire l’evoluzione della vicenda.

Buona lettura!

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: BUR
Pagine: 254
Prezzo: 8.00€
Voto: 8,5/10

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Umberto – Holdenaccio

Nonostante lo sclero pre Salone del Libro e nonostante gli ultimi due giorni li abbia passati a cucinare e mangiare, ho trovato il modo di leggere e di rilassarmi.

In contemporanea alla lettura dell’ultimo capitolo della trilogia Shadowhunters – The Dark Artificies mi sono dedicata alla lettura di una delle graphic novel targate Bao Publishing di ultima uscita: Umberto di Holdenaccio.

Graphic di esordio, Umberto tocca molti argomenti attuali come l’immigrazione e la difesa del pianeta e delle sue risorse naturali. Ma andiamo per gradi.

Umberto è il nome di un piccolo alieno verde proveniente da Urano e fa parte di un’associazione segreta, il MUR, il cui scopo è di spodestare il presidentissimo Michelangelo Bonucci e la sua azienda, l’Urangas.

Sono anni che l’Urangas sfrutta le risorse naturali di Urano e sta per completare un gasdotto interplanetario che consentirà di trasportare queste risorse anche su altri pianeti.

Questo sfruttamento delle risorse e non solo ha creato un clima di intolleranza negli uraniani che, allo slogan di Urano resiste. I fascisti non passaran decidono di inviare Umberto sul pianeta Terra con la missione di consegnare un preziosissimo floppy disk contenente le prove che potrebbero portare allo smantellamento della Urangas e all’arresto di Bonucci.

Ma, all’arrivo sulla Terra, Umberto si ritrova vittima di un’imboscata e con il floppy smarrito. Saranno proprio tre ragazzi umani che aiuteranno l’alieno a sfuggire alle forze armate inviate a Bonucci e ad aiutarlo a ritrovare il floppy.

Purtroppo però niente è facile e bisogna guardarsi le spalle anche da chi sembra essere dalla nostra parte. Riuscirà Umberto a portare a termine la missione e a salvare Urano e gli uraniani?

Umberto

Come dicevo all’inizio della recensione si tratta della prima graphic novel di questo giovanissimo ragazzo (classe 1990) di origine tarantina.

I temi trattati sono temi molto delicati e molto attuali, Holdenaccio li tratta con la giusta dose di ironia e in maniera che potrebbe sembrare quasi superficiale, dando al lettore la giusta bilanciatura tra una lettura di svago e una lettura che possa far riflettere.

Perché credo che il segreto sia proprio questo: trattare temi importanti con “leggerenza” consente al lettore di immedesimarsi e poi rimuginarci sopra, esattamente come ho fatto io.

Non ho competenze tecniche per parlare dello stile fumettistico ma i disegni mi sono piaciuti molto, mi sembra si tratti di uno stile abbastanza pulito. Menzione speciale per il font particolare, basato proprio sulla grafia di Holdenaccio.

Insomma, ennesimo centro per la Bao Publishing. Il libro merita, l’autore di più. Non vedo l’ora di poter leggere altro!


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Bao Publishing
Pagine: 167
Prezzo: 18.00€
Voto: 7/10

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La versione della cameriera – Daniel Woodrell

La versione della camerieraUscito lo scorso 21 marzo per NN Editore, La versione della cameriera di Daniel Woodrell ha inizialmente richiamato la mia attenzione per la bellissima copertina. Anche la trama non sembrava male, seppure non chiariva a che genere potesse appartenere il libro.

Purtroppo non sempre trama e copertina confermano il sentore iniziale e, ahimè, in questo caso mi sono dovuta ricredere.

La versione della cameriera racconta la storia di Alma, una vecchia da molti considerata eccentrica e forse anche un po’ pazza, che ha lavorato per più di cinquant’anni come cameriera nelle famiglie più benestanti di West Table.

La vita di Alma è stata segnata da diversi dispiaceri: dalla morte del marito alla malattia di uno dei suoi figli, passando per la morte della giovane sorella Ruby a causa di un incendio doloso di cui non si è mai trovato il colpevole.

Ed è intorno alla vicenda dell’incendio che girano i personaggi e le vicende narrate in questo romanzo. La voce narrante è quella di Alek, dodicenne nipote di Alma, che riporta i fatti così come gli sono stati raccontati.

Veniamo così a conoscenza dei segreti e dei sotterfugi delle famiglie di West Table, dei loro scheletri nell’armadio e di quella che è la realtà sotto la facciata pulita e cristallina mostrata al mondo.

Ma ciò che perseguita Alma e la sua famiglia è il sapere che il colpevole dell’incendio in cui perse la vita la sorella Ruby non è mai stato trovato e consegnato alla giustizia.

Ma davvero nessuno sa chi è stato? O lo si protegge per altri motivi?

Daniel Woodrell ha scritto un romanzo corale che però io non sono riuscita ad apprezzare. L’ho trovato confusionario e a tratti anche noioso.

Non c’è una vera e propria divisione in capitoli ma questa è una cosa che si può anche sorvolare. Il problema è che si salta da un’epoca all’altra, da un anno all’altro senza nessuna conseguenza logica. Ovviamente, anche il cambio del personaggio di cui si parla è repentino e mi ha non poco destabilizzata più di una volta, costringendomi a rileggere magari la pagina precedente per cercare di capire.

Al termine del tutto sono rimasta anche piuttosto delusa, in realtà non è un finale degno di nota né soddisfacente.

Unica nota positiva: nonostante i fatti sia esposti in maniera confusionaria il linguaggio è semplice e fruibile, concedendo così una lettura abbastanza veloce.

La versione della cameriera inaugura la serie di West Table di cui NN Editore pubblicherà anche gli altri romanzi. Io, personalmente, non leggerò i seguiti. Per me la conoscenza con questa serie finisce qui.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: NN Editore
Pagine:  189
Prezzo: 18.00€
Voto: 4/10

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Il ritratto di Elsa Greer – Agatha Christie

Allo scorso incontro del gruppo di lettura ha vinto, per un soffio, un giallo di una delle scrittrici cult del genere: Il ritratto di Elsa Greer di Agatha Christie.

Fino a qualche anno fa io ero una lettrice “a digiuno” di questo genere poi ho conosciuto la Christie grazie al libro Dieci piccoli indiani e non ho più smesso.

Ne Il ritratto di Elsa Greer ritroviamo l’ispettore belga Hercule Poirot alle prese con un caso vecchio di sedici anni: la giovane Mary Lemarchant si rivolge all’investigatore per “riesumare” il caso di omicidio del padre. All’epoca fu incolpata la madre ma lei era una bambina e fu allontanata. A distanza di tanti anni la signorina vorrebbe scoprire la verità perché sicura dell’innocenza della madre.

Hercule Poirot si ritrova così a rimestare nel passato parlando sia con chi si è occupato delle indagini all’epoca sia con chi ha difeso e accusato la signora Crale. Inoltre decide di andare a trovare tutti i testimoni invischiati nell’omicidio.

Tutti sono convinti che la colpevole sia proprio colei che è stata condannata. Considerano le indagini di Poirot una grande perdita di tempo. Ma per il nostro fido ispettore nulla è una perdita di tempo e, alla fine, consegnerà alla signorina Mary Lemarchant il colpevole dell’omicidio del padre.

Il ritratto di Elsa Greer

Come sempre la scrittura di Agatha Christie è scorrevole ma ricercata. Fino alla fine non si riesce a capire chi dei cinque sospettati sia il colpevole e questo grazie alla magistrale caratterizzazione psicologica che l’autrice riesce a dare ai suoi personaggi.

Di loro si possono percepire, durante la lettura, le loro paure ed i loro limiti ma mai se siano colpevoli o no.

Il titolo originale del romanzo, scritto nel 1942, è Five little pigs ovvero Cinque piccoli maialini che è il titolo di una filastrocca che Poirot si ripete all’inizio del libro e che sta ad indicare i cinque personaggi tra cui scovare il colpevole.

Anche in questo romanzo troviamo una piccola componente autobiografica: infatti la Christie fu lasciata dal marito per un’altra donna. Non è il primo romanzo in cui l’autrice ricorre all’espediente del tradimento e della fine di un matrimonio proprio in riferimento alla sua vita privata.

Si tratta, inoltre, del ventitreesimo libro scritto con protagonista l’investigatore Hercule Poirot (il primo, nel 1920, fu Poirot a Styles Court), uno dei personaggi più riusciti e più famosi della penna di Agatha Christie insieme a Miss Marple (anche se, personalmente, preferisco di gran lunga Poirot a quest’ultima).

Altra piccola curiosità: sembra che questo sia il libro preferito dal nipote della Christie. Purtroppo non è riuscito, invece, a scalzare il mio libro preferito che, al momento, rimane L’assassinio di Roger Ackroyd.

Rimane il fatto che questo romanzo, come tutti gli altri di Agatha Christie, tiene incollato il lettore alle pagine in un crescendo di pathos e lascia sempre di stucco una volta arrivato al finale. Ed è per questo che io sento di consigliarne la lettura proprio a tutti, anche a chi, di questo genere, è a digiuno.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 182
Prezzo: 13.00€
Voto: 8/10

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Rum e segreti – Jane Rose Caruso

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Buongiorno lettori,
avete trascorso un piacevole week end o siete stati chiusi in casa, come me, a causa del maltempo? Ah, primavera ballerina! Ho approfittato di queste giornate di pioggia per terminare la lettura in anteprima di “Rum e segreti”, il nuovo e terzo libro della serie di Miss Book ideata da Jane Rose Caruso. Se seguite Jane non potrete aver fatto a meno di notare le splendide copertine dei suoi romanzi che hanno riscosso subito la curiosità dei lettori. Il libro di cui vi parlo oggi (disponibile su tutti i maggiori store online) è, come già detto, il terzo libro che vede come protagonista Miss Garnette Catharine Book, simpatica signora inglese amante della cucina e dei misteri. Vi lascio la trama.

Tutto sembra andare per il meglio, quando Miss Book riceve una terribile notizia, che la costringe a rientrare a Beltory prima del previsto. Mr Bell, il padre di Mary, la sarta, è morto e la ragazza è stata incolpata dell’omicidio. La poveretta si trova in guai seri e chiede l’aiuto di Miss Book, per dimostrare la sua innocenza. Un altro segreto da svelare per Miss Book, ma non il solo: anche il cuore di sua nipote Prudence è confuso, ma forse, grazie proprio a questa vicenda, anche la ragazza riscoprirà l’amore. Gli abitanti sono decisi, nel frattempo, a organizzare una grande festa per festeggiare l’amore in tutte le sue forme. Quale sarà l’ingrediente che stavolta servirà?

Iniziamo con la domanda che forse, arrivati a questo punto della recensione, vi starete ponendo: posso leggerlo senza aver letto prima i volumi precedenti? La risposta è sì. Anche per me è stato, questo, il primo incontro con Miss Book e con l’ambientazione creata da Rose, ma posso dirvi di non aver trovato nessuna difficoltà a comprendere le sfumature che distinguevano i diversi personaggi o a fare mia l’atmosfera bucolica di Beltory, il piccolo paese in cui tutto si svolge.

Ho apprezzato,  tra le tante cose, il tema “culinario” presente in ogni capitolo e la conclusione di quest’ultimo con la ricetta della pietanza di cui avevamo appena letto. Questo richiamo continuo a sapori, odori e a significati particolari legati al cibo mi ha fatto venire in mente due libri che ho apprezzato tantissimo “Il profumo del pane alla lavanda” e “La maga delle spezie” e naturalmente, mentre leggevo, avevo voglia di bere anche io un tè alle mele o di spruzzare della lavanda sui miei fazzoletti così da andare ad alleviare anime tormentate in giro per Bari. Scherzi a parte, ho apprezzato la ricerca che c’è stata dietro tutti questi dettagli, trovare l’utilità di ogni ingrediente e farlo rientrare nella trama della storia non dev’essere stato un lavoro facile.

Se  dovessi trovare un neo in questo romanzo è forse legato alla difficoltà di attrazione che ho avuto con la parte “gialla/investigativa” della storia. La ricerca della verità, del colpevole, non mi hanno “perseguitato” come di solito avviene in questo genere di racconti, non chiudevo il libro facendo domande e supposizioni, ero però interessata alla vita personale dei protagonisti, a ciò che facevano o che avrebbero fatto e questo potrebbe essere legato alla mancata lettura dei primi due volumi: se avessi letto quelli, probabilmente, avrei avuto modo di concentrarmi più sul mistero e meno sulla parte umana della storia.

In conclusione, penso che Jane Rose Caruso sia una bella penna giovane e che Miss Book abbia tutte le carte per diventare un personaggio femminile interessante.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Amazon
Pagine: 268
Prezzo: 12.00€
Voto: 6/10

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Post Pink – Antologia di fumetto femminista

Ormai sono mesi che, un po’ per il mio lavoro di tesi, un po’ per interesse, mi sono avvicinata al femminismo e alle tematiche legate alla donna. Nulla di strano, quindi, nel fatto che, quando Francesco Artibani ha parlato di questa raccolta di storie al femminile sui social, io sia andata a comprarla subito.

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Quelle che vengono raccontate in nove racconti, sono storie di donne, viaggi all’interno dell’inconscio, dell’identità di alcuni esempi femminili che si possono riscontrare tutti i giorni. Un racconto per una tematica legata all’essere donna. Per esempio nel primo, Sara Menetti in alcune tavole in cui l’unico colore che va ad arricchire il bianco, nero e grigio, è il giallo, racconta l’importanza delle misure: fin da piccole siamo soggette alla misurazione, che sia l’altezza, il taglio di capelli, la circonferenza della vita, del seno, fino ad arrivare ai cm che ci rendono magre o grasse. Una misura ci definisce e ci discrimina in qualche modo. Alice Socal disegna un racconto onirico in cui la protagonista si sveglia di notte perchè ha fame e vuole mangiare dei wurstel, legati quindi alla forma fallica e al desiderio sessuale, probabilmente anche all’insoddisfazione fisica della protagonista. Ma sarebbe da riflettere anche sulla tematica stessa del cibo, che condiziona la vita di ogni donna da quando da piccola viene definita o troppo magra o troppo ciccetta. Ogni donna, chi più chi meno, ha un rapporto conflittuale con il cibo, perchè spinta a seguire determinati stereotipi che la vogliono longilinea, bella, magra e, molto spesso, sempre a dieta.

Margherita Morotti in un racconto semplice e dedicato ai bambini analizza il concetto di istinto e pensiero di donna: alcune bambine creano una fortezza con i classici cuscini e lenzuola e ammettono al loro interno solo coloro che hanno pensiero di donna. Suggerisce e mette in discussione, quindi, l’idea che ci possa davvero essere qualcosa di insito nel femminile che escluda quindi i maschi a prescindere. Ne “L’occhio giudicante” Sara Pavan illustra una storia molto semplice: una donna viene raggiunta dalla segnalazione che ci sono dei gatti che miagolano nel letto di un fiume, di notte. Una volta giunta sul posto, nel tentativo di salvare i cuccioli che sono stati buttati in un sacco della spazzatura, viene aggredita da un contadino alle sue spalle. Nel momento in cui si trova davanti alla poliziotta per la denuncia, i classici luoghi comuni che personalmente mi fanno molto arrabbiare, ma che persistono nella mentalità della maggior parte delle persone, la poliziotta le chiede per quale motivo sia andata da sola, di notte e al buio in campagna. Un po’ come se l’essere donna rendesse automatico il non poter uscire da sola la sera perchè ci sono dei rischi e quindi è un po’ come se “se la fosse andata a cercare”.

Sulla stessa scia è “La bocca” Alice Milani, attraverso un dialogo tra due ragazze che non si conoscono, una racconta di aver subito violenza sessuale da un suo compagno di università. Una sera in cui lui l’aveva chiamato disperato per una cosa successa in famiglia, lei era andata a prenderlo in auto per aiutarlo e consigliarlo, con la conseguenza che il ragazzo ci aveva provato e l’aveva violentata. Nel discorso con l’altra ragazza spiega le motivazioni per cui non ha poi mai voluto dirlo a nessuno: per paura di essere giudicata, perchè sicura che chiunque le avrebbe detto che se l’era cercata andando in macchina con lui, perchè tutti i compagni di corso avrebbero detto che se la intendevano in aula. Poche pagine che fanno riflettere e arrabbiare.

E la raccolta continua con racconti dedicati all’essere sole, alla scelta di non sposarsi per forza se non si è sicure, a tutti i dogmi legati al ciclo mestruale, alla verginità, che sono scritti nella Bibbia, a come in passato quando si riteneva che una donna fosse isterica, questa venisse rinchiusa in manicomio. Ma anche qualcosa di “positivo”: Cristina Portolano illustra l’inno al piacere di Ildegarda di Bingen, vissuta a cavallo tra XI e XII secolo, proclamata santa dalla chiesa, fece discendere l’orgasmo femminile da Dio e per tale ragione ne ribadì l’importanza.

Sono pagine che colpiscono, con i colori, le immagini, direttamente la sensibilità di chi legge, risvegliandone la coscienza su alcune tematiche che persistono e su cui bisognerebbe educare tutti, sia uomini che donne. Perchè abbiamo un problema culturale ed è necessaria una nuova educazione per creare una nuova cultura indirizzata a sdoganare i tabù legati al corpo femminile, così spesso giudicato, messo in mostra e abusato. Arricchisce l’antologia la prefazione di Michela Murgia.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Feltrinelli comics
Pagine: 130 circa (non c’è la numerazione delle pagine)
Prezzo: 16.00€
Voto: 10/10

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Fedeltà – Marco Missiroli

Margherita e Carlo sono una coppia affiatata, agente immobiliare lei, docente universitario lui. Un dubbio fa capolino nel loro rapporto a causa del “malinteso”, così chiamato da Margherita. Il malinteso è che Carlo viene visto in bagno con una studentessa, lui dice di averla soccorsa in seguito ad un malore, ma non è vero: questa è la versione che Carlo racconta e che racconta spesso anche a se stesso. Margherita conosce invece Andrea durante la fisioterapia e tra i due nasce una specie d’attrazione, lei vaga con la mente durante le sedute fino a convincersi, o meglio sperare, che Andrea le stia riservando un trattamento speciale.

Tra Carlo e Margherita la passione travolgente inizia a raffreddarsi, diventa un principio di abitudine, i due ne sono consapevoli, ma non riescono a superare la cosa con serenità. Entrambi, anche se in modi diversi, si interrogano sulla fedeltà di coppia, ma soprattutto sulla fedeltà verso se stessi. Vengono a galla, attraverso pensieri ossessivi, tutti i dubbi che fino a quel momento avevano messo a tacere; Carlo ad esempio, insegna scrittura grazie ad una spinta del padre ma il suo vero cruccio è non esser riuscito a scrivere niente di suo, neanche un misero racconto.

Invece in mano non aveva niente: e ogni volta che si chiedeva come fosse potuto succedere, essere uno che rovistava nella letteratura senza aver mai provato a scrivere sul serio, una storia, un canovaccio che lo legittimasse, magari un racconto breve, niente. Aveva tentato qualche abbozzo, aveva rinunciato, rosicchiando autostima nell’ascolto della propria voce in classe, convincendo che quel suono – l’insegnamento – fosse il suo romanzo.

Margherita invece, ha rinunciato alla carriera di architetto per la stabilità di un’agenzia immobiliare.
Entrambi insoddisfatti della propria vita si scoprono anche non pienamente soddisfatti della propria vita di coppia e attraggono come calamite due persone altrettanto problematiche, Andrea il fisioterapista e Sofia, la studentessa, personaggi secondari che contribuiscono a mettere in scena uno spettacolo che definirei grottesco.

In questo libro c’è tanta staticità, nessuno dei personaggi (eccetto forse Anna, la madre di Margherita, nonché voce narrante della storia) si decide in qualche modo a crescere. Si ha l’impressione che siano tutti adolescenti intrappolati nel corpo di uomini e donne adulti, e ovviamente narcisisti oltremisura. Si fanno delle domande, a volte sono persino vicini alle risposte, ma alla fine nulla cambia, rimangono immobili in balia degli eventi, rimuginando sugli stessi crucci di sempre.
Ok, fedeltà è fatto così, direte voi: un libro di pensieri, dubbi morali, senza una vera risposta finale. Lo accetto! Il problema, a parer mio, è che a fine lettura non sono solo i personaggi ad essere inconsistenti, ma il romanzo nella sua interezza: riflessioni fini a se stesse accostate ad una narrazione lenta e inutilmente descrittiva, con frasi ridondanti che danno l’impressione di voler dire tutto e niente. Il romanzo parte da una domanda sulla fedeltà, ci gira attorno e, come in un ciclo, ritorna al punto di partenza senza nessuna vera evoluzione. Questa voi la definireste una bella storia?
I personaggi sono stereotipati, sembrano tirati fuori da mille altri romanzi simili a questo: la coppia borghese in crisi, i tradimenti, gli insuccessi della vita, ed ecco il quadro perfetto di un romanzo studiato a tavolino per avere un successo nazionalpopolare. Fedeltà manca di creatività, ma soprattutto non è un romanzo che punge e che scuote, anzi, più di una volta avrei voluto io scuotere i personaggi!

Una menzione merita però la tecnica narrativa, ovvero il passaggio di anima, che funziona così: ogni volta che due personaggi s’incrociano, il loro contatto fa sì che il narratore passi da un soggetto all’altro. Tecnica molto bella e probabilmente molto complicata da mettere in scena perché bisogna incrociare perfettamente le vite dei personaggi, senza però farla sembrare una forzatura o un espediente funzionale alla narrazione. Peccato non sia stato sufficiente a risollevare la storia.
Anche in questo caso uno scrittore molto dotato che non è diventato un romanziere.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore:  Einaudi
Pagine:  230
Prezzo: 19€
Voto: 5/10

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Gli angeli di pietra – Kristina Ohlsson

Come ormai ben sapete, tra le mie letture non disdegno qualche romanzo per ragazzi. La maggior parte delle volte si tratta di romanzi che in realtà vanno benissimo anche per un pubblico adulto e quindi si rivelano delle belle letture interessanti.

Gli angeli di pietra mi aveva incuriosito per la componente mistery che avvolgeva la trama, qualcosa di arcano e sovrannaturale che, credevo, avrebbe pervaso il libro. Ma veniamo alla storia.

Simona è una ragazzina molto legata alla nonna e da cui si rifugia appena può sia per godere della sua compagnia sia per sottrarsi per qualche giorno dal caos della sua casa. La nonna vive in una grande casa che in passato è stata un albergo. Ci sono tante camere ed ognuna di esse ha mantenuto il nome datole dal vecchio proprietario. Inoltre in giardino ci sono quattro statue che raffigurano due adulti, un uomo e una donna, e due bambini, un maschietto ed una femminuccia.

Durante le vacanze di Pasqua Simona decide di passare tutto il tempo con la nonna che ha da poco scoperto di essere molto malata. L’intenzione è, dunque, di assistere la nonna. Ma l’attenzione di Simona viene deviata da alcune strane circostanze: innanzi tutto c’è qualcuno che si diverte a spostare le statue che ci sono in giardino. Quasi ogni giorno vengono girate in mille versi fino a che vengono trovate totalmente capovolte. Inoltre ci sono degli strani messaggi incisi sui nastri che la nonna ha regalato a Simona insieme ad un vecchio mangiacassette.

Come se non bastasse, Simona inizia ad avvertire una presenza all’interno della casa, più precisamente nella stanza nominata Camera dei Sospiri e al suo interno scopre, in un vano segreto, un portagioie contenenti una catenina, una fazzoletto e delle vecchie lettere.

Ad accompagnare Simona nella sua “indagine” ci sono due suoi amici: Billie e Aladdin. I tre ragazzini ce la metteranno tutta per scoprire la verità: chi sono le quattro persone raffigurate dalle statue? E perché qualcuno si diverte a spostarle? E chi si aggira per casa della nonna? Sarà davvero un fantasma come vuole la leggenda?

Gli angeli di pietra

Kristina Ohlsson, con una scrittura fluida e a tratti fiabesca, racconta una storia di mistero che, contemporaneamente, diventa anche una storia di crescita. Simona affronta il mistero con piglio deciso e questo le darà anche la forza di sopportare la malattia della nonna e tutto ciò che ne consegue.

Diversamente da tanti altri libri, classificati per ragazzi, che ho letto, questo romanzo ha marcata la sua “appartenenza” al genere. Si tratta infatti di una bella storia semplice e di puro intrattenimento per giovani lettori alle prime armi.

Tuttavia ho trovato la storia ben costruita e dotata anche di una certa dose di suspense. Quindi, se avete giovani amanti della letteratura o giovani da avvicinare a questo meraviglioso mondo, questo è senz’altro il libro che fa per voi.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Salani Editore
Pagine: 150
Prezzo: 13.90€
Voto: 6/10

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La Corte di Rose e Spine – Sarah J. Maas

Ebbene si, anche io ogni tanto mi lascio trascinare dal flusso “mediatico” e leggo quelli che vengono definiti casi editoriali.

Ed è infatti diventato quasi un caso editoriale questo primo volume di una tetralogia chiesta a gran voce da tantissimi booktuber e bookblogger.

Pubblicato in America nel 2015, La Corte di Rose e di Spine (A court of Thorns and Roses) nasce come retelling della famosa favola La Bella e la Bestia ed in seguito diventa una tetralogia (di cui fanno parte La Corte di Furia e di Nebbia pubblicato nel 2016 arriverà in Italia a giugno 2019; La Corte di Ali e Rovina del 2017 arriverà in Italia a settembre 2019 e A Court of Frost and Starlight pubblicato nel maggio 2018 ma di cui ancora non si sa nulla per la versione italiana) che ha appassionato milioni di lettori amanti del paranormal romance.

Feyre è una ragazza di diciannove anni che, a causa del fallimento economico della sua famiglia, si è fatta carico del mantenimento della famiglia. E’ lei che si reca nella foresta per procacciare cibo e pelli di animali da rivendere per il bene del padre e delle due sorelle. Si tratta di una ragazza che, nonostante la giovane età, conosce bene le brutture del mondo e ha innalzato una corazza per difendersi e difendere la propria famiglia.

Vive in un villaggio a pochi giorni di viaggio dal muro che separa il mondo umano da Prythian, un mondo magico popolato dai Fae, esseri fatati che secoli prima dominavano gli umani. Nonostante dopo la guerra le due fazioni si siano divise, c’è ancora gente che venera i Fae e Fae che attraversano il muro per venire nel mondo umano.

Feyre odia i Fae, dalle storie tramandate nel corso dei secoli ne esce una figura cattiva e capricciosa, padroni che riducevano gli umani in schiavitù solo per la loro superiorità dovuta ai poteri. Ed è per questo che, durante una battuta di caccia, trovandosi davanti un lupo enorme e percependo che fosse un Fae trasformato, Feyre non si crea alcuno scrupolo ad incoccare una freccia di frassino nell’arco e ad uccidere la fata.

Ma questo omicidio a sangue freddo da lei commesso le cambierà la vita. Infatti si presenterà a casa sua un Fae Maggiore, uno dei Signori Supremi di Prythian, che per vendicare la morte del suo emissario decide di portare Feyre a vivere con lui nella sua Corte per il resto della sua vita mortale.

Ancora una volta, anteponendo il benessere e la sicurezza della propria famiglia alla sua, Feyre seguirà il Fae Maggiore e si ritroverà a vivere nella sua Corte di Primavera. Qui tenterà, inizialmente, di tenersi sulle sue e di trovare il modo per tornare a casa. Ma, una volta rassicurata sul benessere della propria famiglia, lascerà a Tamlin la possibilità di conoscerlo e di farsi conoscere tanto da innamorarsi follemente di lui.

Ma purtroppo Tamlin e tutta Prythian è sotto un potente maleficio e nelle grinfie di una perfida regina che odia in maniera viscerale gli umani e i Fae che sono dalla loro parte e sarà contro di lei e contro il maleficio che Feyre dovrà combattere per poter vivere serenamente il suo amore.

La corte di rose e spineCome anticipato ad inizio recensione, questo romanzo parte come retelling de La Bella e la Bestia e troviamo, quindi, i perni fondamentali di quella favola: il signore del castello colpito da un maleficio insieme a tutta la sua corte e servitù, la ragazza di umili origini che si ritrova a condividere la stessa abitazione con il suo carceriere, l’ostilità iniziale che si trasforma in amore, l’amore che è l’unico metodo per spezzare l’incantesimo.

Si potrebbe pensare, quindi, che in realtà non sia niente di nuovo ma in realtà sarebbe un pensiero sbagliato. Perché l’autrice è riuscita, pur con dei cliché tipici del fantasy, a creare un mondo fantastico che contrappone alla bellezza delle cose la bruttura di alcuni dei personaggi che ruotano intorno alla vicenda.

La figura di Feyre, pur avendo ovviamente dei parallelismi con il personaggio di Belle, riesce comunque a sviluppare un carattere forte e combattivo, capace di affrontare qualsiasi cosa per le persone che ama. Anche il personaggio di Tamlin presenta dei parallelismi con la Bestia ma, a differenza di quest’ultima, sin dall’inizio si scorge in lui un animo buono e generoso.

In generale tutti i personaggi che ruotano attorno alla vicenda sono ben caratterizzati. Un applauso all’autrice che è riuscita a suscitare forte empatia anche per i personaggi ambigui.

Non avendo letto il romanzo in lingua originale non posso esprimere giudizio sulla traduzione che è stata fatta. Posso però dire che si tratta di una scrittura scorrevole, di una storia che si fa leggere e che, malgrado alcune scene un po’ trash e grottesche, tiene incollato il lettore alle pagine.

Se cercate un capolavoro della letteratura fantasy, comunque sia, questo non è quello che fa per voi. Se invece cercate una lettura di svago che, pur con le sue imperfezioni, riesca a far sognare, sorridere e passare qualche ora in relax allora questo è il libro che fa per voi.

Nonostante il grande rumore che gira intorno a questo romanzo e ad i suoi seguiti, l’unica cosa che posso consigliarvi e di avvicinarvi alla sua lettura senza quelle grandi aspettative che possono essere nate. Riuscirete così a godervi meglio la lettura e la storia narrata.

Per quanto mi riguarda non vedo l’ora che la Mondadori pubblichi il seguito ma io non faccio testo: da una fan sfegatata de La Bella e la Bestia cosa potete aspettarvi?


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 406
Prezzo: 16.90€
Voto: 7/10