Corpi celesti è un romanzo della scrittrice omanita Jokha Alharthi. Pubblicato quest’anno in Italia dalla casa editrice Bompiani, il romanzo affronta, attraverso voci alternate, la vita di tre sorelle e del microcosmo di individui che le circonda.
Conosciamo quindi Mayya, la sorella maggiore, che all’inizio del romanzo si sposa con Abdullah, il figlio del mercante Sulayman; Mayya accetta passivamente il suo destino, ha un marito che la ama, ma non sembra ricambiarlo, mette al mondo una bambina, London, e negli anni successivi altri due figli.
Poi c’è Asma, ragazzina concreta, appassionata di libri e romanzi, disdegna le storie d’amore, preferisce la ragione e accetta di sposarsi cercando nel suo sposo quella metà perfetta che la completi, come ha letto in uno dei suoi libri. Desidera sposarsi per vedere il suo ventre gonfiarsi e diventare madre.
C’è Khawla, la sorella più bella, che si sente promessa in sposa fin da bambina a suo cugino Nasir e ne aspetta il ritorno ormai da tanti anni: attende perchè crede che il suo sia un amore purissimo e per tale ragione merita l’attesa.
Poi c’è Salima, la madre delle tre ragazze, che si occupa di seguire i dettami tradizionali e cresce e prepara le figlie al destino femminile matrimoniale. Prepara corredi, organizza feste di nozze, attende per tante notti che il marito torni a non disertare il suo letto. Il marito Azzan infatti ha cominciato una relazione con una beduina bellissima, Qamar, che gli ha chiesto solo un amore fisico, senza impegno, senza catene.
Abbiamo quindi Zarifa, schiava, compagna, domestica, del mercante Sulayman. Nata schiava, figlia di schiavi, era stata venduta al mercante che l’aveva considerata prima una serva, poi una concubina, l’aveva poi fatta sposare con Habib, un altro schiavo, con cui aveva avuto un figlio che l’avrebbe abbandonata. Zarifa diventa il riferimento materno per Abdullah, dopo la perdita della sua vera madre da bambino.
Sentiamo la voce anche di London, una generazione diversa da quella della madre e delle zie, eppure così simile: si innamorerà perdutamente di un uomo che la ferirà profondamente.
E sentiamo anche la voce di Abdullah, che attraverso un viaggio aereo ripercorre gli elementi salienti della sua vita, il ricordo di una punizione traumatizzante, l’essere buttato giù in un pozzo dal padre, per aver preso senza permesso il suo fucile per sparare a delle gazze, il continuo richiedere attenzioni e affetto al padre e a Mayya.
Tanti capitoli si susseguono, corrispondenti a tante voci che raccontano i loro pensieri e ricordi, in una sorta di saga familiare araba che diventa romanzo generazionale di memoria collettiva. Leggiamo e attraversiamo la storia di un Paese, l’Oman, dei suoi signori, sceicchi, dei rapporti con la potenza coloniale inglese, della schiavitù, senza rimanere ingarbugliati in pagine pesanti o in discorsi da saggio scolastico.
Jokha Alharthi ha scritto un bel romanzo, Corpi celesti, dal titolo evocativo: i personaggi gravitano attorno ad un luogo comune, il paese di Awafi, come corpi celesti attorno ad una stella. Ruotano attorno alla loro orbita personale, attratti dalla forza gravitazionale del centro comune. Nota di merito è da dare anche alla veste grafica della copertina, molto colorata e dalle linee morbide, da un dipinto di Hanan Al Shini.
SCHEDA DEL LIBRO
Editore: Bompiani
Pagine: 258
Prezzo: 18€
Voto: 7.5/10