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Consigli in pillole: 10 romanzi basati su storie vere da leggere assolutamente

Buongiorno lettori! Eccoci qui con il quarto appuntamento con la serie di articoli-consiglio riguardanti le categorie della Challenge 2017. Oggi parliamo di romanzi basati su storie vere. Ecco i nostri consigli in ordine casuale 🙂

P.s.
– per chi si fosse perso la nostra challenge, trovate tutte le info qui;
– per chi invece si fosse perso i precedenti “Consigli in pillole”:
Primo articolo: romanzi di formazione
Secondo articolo: romanzi epistolari
Terzo articolo: romanzo con titolo in lingua straniera

1. Marie Curie. Una vita – Susan Quinn

4046039_269059Personalmente ho sempre pensato che le donne abbiano una marcia in più. Ditemi ciò che volete ma quando ho letto la biografia di Marie Curie ne ho avuto la conferma. Polacca, cresciuta
in una nazione nella quale le donne non potevano accedere ad un’istruzione superiore e per questo costretta a trasferirsi in Francia dove ha frequentato la Sorbona, si è fatta strada con le sue sole forze in un mondo maschilista e governato dai preconcetti. Prima donna a vincere il Premio Nobel e una delle poche personalità ad averne vinti due in aree distinte, fisica e chimica. Nel libro grazie ai diari della stessa Curie e a documenti d’epoca, la Quinn indaga la vita di una scienziata fuori dal comune, dedita allo studio e alla ricerca come pochi. Il lettore potrà anche venire a conoscenza del suo lato più umano, di madre e modello per le sue figlie. È un dipinto completo della sua vita raccontata in ogni sfaccettatura ponendo l’accento sul suo viscerale attaccamento alla patria alla quale si sentirà sempre connessa fino alla morte.

2. Se questo è un uomo – Primo Levi

61dZugeFuJLScritto tra il 1945 e il 1947 questo romanzo racconta quanto vissuto dall’autore nel campo di concentramento di Monowitz. Si tratta di un’opera memorialistica in cui viene narrato tutto l’orrore che i deportati hanno patito ad opera dei tedeschi in quel periodo oscuro della nostra storia chiamato Olocausto. La psicologia e le dinamiche del gruppo di deportati sono la colonna portante di questa narrazione che guarda anche il lato ‘scientifico’ degli avvenimenti di quel periodo. Un libro crudo, doloroso e straziante che porta a conoscere quella che è stata una realtà bruttissima e a riflettere sugli errori ed orrori che un umano può arrivare a commettere.

3. L’amico ritrovato – Fred Uhlman

41qQQ+ajKoL._SX318_BO1,204,203,200_Primo libro di una trilogia conosciuta come La trilogia del ritorno (L’amico ritrovato – Un’anima non vile – Niente resurrezioni, per favore) racconta la storia di Hans, sedicenne di origine ebrea residente a Stoccarda. Un giorno del 1932 nella sua  classe verrà introdotto Konradin von Hohenfels, ragazzo di famiglia nobile di origini tedesche. Tra Hans e Konradin nascerà una bella ed intensa amicizia contraddistinta dalla purezza di due ragazzi ignari di tutto quello che sta per accadere intorno a loro. Poco dopo, infatti, in Germania salirà al potere Hitler ed Hans e Konradin si troveranno a dover affrontare le idee politiche dei genitori di quest’ultimo che odiano gli ebrei e non permetterebbero mai a questa amicizia di esistere.

4. Ai piani bassi – Margaret Powell

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Le memorie di Margaret Powell hanno ispirato la celebre serie tv Downton Abbey. In copertina infatti spicca una foto del maestoso Highclere Castle, che ha ospitato i set e il cast della serie. Si tratta della storia in prima persona di Margaret stessa che, figlia di una famiglia poverissima, si trovò costretta come tante giovani del suo periodo ad “andare a servizio” in giovane età. Spiritoso e irriverente, il libro ci illumina su quelle che erano le abitudini delle grandi famiglie nobili e della servitù che lavorava in queste immense tenute assicurando ai padroni cibo e pulizia rasentando quasi lo sfruttamento.

5. La ragazza con l’orecchino di perla – Tracy Chevalier

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La storia del celebre quadro di Jan Vermeer viene raccontata in questo romanzo di Tracy Chevalier. La vera identità della ragazza del dipinto in realtà non è ancora nota al pubblico, ma la storia viene debitamente romanzata e inserita all’intero di un contesto vero, ovvero quello della famiglia del pittore Vermeer e dei suoi emblematici quadri. Un’altra storia di povertà che costringe una giovane ad andare a servizio presso una famiglia benestante come era consuetudine all’epoca per garantire soldi alle proprie famiglie. La piccola Griet si trova quindi catapultata in una casa piena di intrighi e dovrà affrontare non pochi ostacoli tra cui le figlie del pittore, piccole vipere in erba e la moglie del pittore stesso, preoccupata per la sua posizione vacillante all’interno della vita di Vermeer.

6. Lion. La lunga strada per tornare a casa – Saroo Brierley

2941866-9788891507167Questo romanzo ha ispirato il film di recentissima uscita Lion, il cui nome è stato aggiunto da poco al titolo del libro. La storia è quella dell’autore stesso che a soli cinque anni, si ritrova a salire per sbaglio su un treno che lo farà approdare a Calcutta. Solo e senza sapere come tornare, il piccolo dovrà cercare di sopravvivere nella caotica città. Venticinque anni dopo però, ormai adottato e cresciuto in Australia, Saroo decide di voler rintracciare la propria famiglia ma gli unici dettagli che ricorda della sua casa sono un ponte e una cisterna. Passando le serate su Google Earth a scandagliare ogni singola linea ferroviaria indiana, Saroo riesce a scovare un luogo famigliare ma l’unico modo per avere un riscontro è partire e visitare quel luogo di persona.

7. Stupori e tremori – Amélie Nothomb

Le disavventure di Amélie cominciano quando viene assunta come interprete alla Yamamoto, una multinazionale giapponese. Nell’azienda svolge i compiti più disparati: prima postina, poi addetta alle fotocimage_bookopie , infine guardiana dei bagni. Ma perché questo declassamento continuo? Qual è stata la sua colpa? Aver svolto un lavoro che non le spettava, e pur dimostrando in questo modo la sua bravura, viene presa di mira dal suo capo Fubuki, che da quel momento diventerà la sua aguzzina. Amélie continua svolgere qualsiasi lavoro le viene chiesto con tutta la dignità che le rimane, cosa che fa sempre più rabbia alla carceriera.  Con questa storia autobiografica, l’autrice racconta quello che noi oggi definiremo mobbing in chiave leggera e con un umorismo assolutamente tagliente; ci parla di sé e dalla sua prima esperienza lavorativa in Giappone, ma soprattutto è proprio la società giapponese che ci descrive: un popolo dove la pressione sociale e lavorativa sono all’ordine del giorno e la competizione spietata è l’unico modo per farsi strada nella vita. Amélie riesce a far tesoro persino di questa esperienza e dal bagno del 43° piano, con lo scopino del gabinetto tra le mani, sogna casa sua: “Finché esisteranno finestre l’essere umano più umile della terra avrà la sua parte di libertà”. Finale assolutamente a sorpresa, che dimostra ancora una volta come la realtà possa essere più creativa di una qualsiasi storia.

8. Lessico famigliare – Natalia Ginzburg

lessicoE’ la storia della famiglia Levi, la famiglia dell’autrice. La stessa Ginzburg in un’avvertenza a inizio libro specifica che “Luoghi, fatti e persone sono reali. Non ho inventato niente: e ogni volta che, sulle tracce del mio vecchio costume da romanziera, inventavo, mi sentivo subito spinta a distruggere quanto avevo inventato.” Anche i nomi stessi, sono reali. La narrazione copre almeno quarant’anni, tra prefascismo, fascismo e post-fascismo. Si tratta di una famiglia ebraica ed antifascista, così forte dei suoi valori in un momento storico sbagliato, al cui interno nasce un vero e proprio lessico speciale, che plasma vari personaggi e li caratterizza. Una via attraverso la quale l’autrice stessa usa per ricordare: «Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire “Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o “De cosa spussa l’acido cloridrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole». Uno scorcio famigliare affettuoso e ironico, drammatico e delizioso, una spaccato della civiltà italiana da scoprire.

9. Il cacciatore di aquiloni – Khaled Hosseini 

6730-IL CACCIATORE DI AQUILONI.inddLa storia di un amicizia all’interno di un mondo difficile, quella tra Amir e Hassan, in una terra fatta di controversie, difficoltà, in cui le donne si nascondono, e sembra impossibile per gli aquiloni, volare.  Un’amicizia che però viene segnata da una grave colpa. Sono trascorsi  molti anni, infatti, dal giorno in cui la vita di Hassan è cambiata del tutto ed Amir è rimasto a guardare, quando una telefonata nella sua casa di San Francisco lo coglie impreparato. Amir sa di dover tornare e di dover espiare il suo peccato, trovare il figlio di Hassan e redimersi una volta per tutte. Hosseini delinea la storia struggente di questi ragazzi in modo diretto e impeccabile, una lettura straziante ma tremendamente vera. 

10. Frida. Una biografia di Frida Kahlo – Hayden Herrera

Una biografia curata e approfondita ci racconta un’artista carismatica e intrigante. Herrera arricchisce la panoramica su Frida con stralci di lettere e pagine del suo diario. Nonostante l’incidente che le stravolse la vita, l’ottimismo e la voglia di vivere della nota artista furono immutati. La più grande pittrice messicana affrontò i suoi profondi amori e i suoi strazianti dolori con estremo coraggio. Anzi, trasformò la sofferenza in ispirazione. “Non ho mai dipinto sogni. Ho dipinto la mia realtà”. Consigliato a chi vuole conoscere la storia di una donna e un’artista fuori dagli schemi, misteriosa e passionale. Viva la vita!” . Viva Frida.

 

Autrici: dolcedany84londa92, yorukoe, Iridiel93NicoleZoiilariamoruso

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“Circuiti sbagliati” di Valentina Amoruso

Questo è uno di quei libri che inizi a leggere perché scritto da persone che, solo perché ne hai sentito tanto parlare, puoi dire di “conoscere”.

Circuiti sbagliati viene presentato come il “diario di una donna scompigliata” ma se vi aspettate il “Caro diario…” credo rimarrete delusi.

Si tratta quasi di flussi di coscienza, pensieri ed esperienze che apparentemente non hanno un nesso tra loro e che, francamente, all’inizio ti spiazzano. Perché inizialmente una logica non ce la vedi. Si passa da una presa di coscienza di se stessi ad un racconto di un avvenimento apparentemente banale accaduto durante la giornata.

Nel corso della mia vita, le persone a me vicine non hanno fatto altro che rialzarsi dopo ogni caduta, ammaccati e induriti, senza mai compiangersi.
Non hanno fatto altro che rimboccarsi le maniche, stringere i denti e lavorare sodo, facendo finta di non sentire il dolore e continuando ogni giorno a fare il loro fottutissimo dovere.
Ora, che a terra sono io, non ho scelta.
Non posso far altro che rialzarmi, stringere i denti e fare il mio fottutissimo dovere.

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Durante il susseguirsi delle varie pagine si mette a nudo l’anima dell’autrice, con i suoi sogni, i suoi pensieri e le sue speranze:

Voglio credere che, nella vita, le cose vadano come nei film dei supereroi, visti e rivisti al cinema, sporcandomi le mani con la paprika delle patatine.
Voglio credere che il bene trionfi sul male, dopo tante peripezie. Che si esca vivi da questa vita. Che alla fine di estenuanti battaglie, finiti nell’angolo stremati e stanchi, ci si possa riposare e rialzare.
Nonostante tutto, come al cinema.

Questo libro tocca vari temi: l’amore del e per il nonno, punto fermo nella sua vita, che rivive attraverso ricordi d’infanzia. L’amore per i genitori, l’amore che la mamma esprime cucinando per la sua famiglia. L’amicizia, quella pazza e senza un perché. Il lavoro e il volontariato. Più semplicemente questo libro parla della vita traendone delle personali conclusioni:

Non darsi troppo, non preoccuparsi troppo, non affannarsi troppo. Che alla fine la vita non ti dà quel che meriti, ti dà quel che vuole. Tanto vale prenderla a ridere. E, ogni tanto, prenderla per il culo.

Devo ammettere che ci sono stati dei momenti in cui ho storto un po’ la bocca per la presenza di alcune di quelle che, secondo me, sono “frasi fatte”, messe lì quando non si ha nulla di proprio da dire e si usano queste frasi “ad effetto” sentite mille volte.

Nonostante questo non si può negare che questo libro, pur con le sue piccole pecche tipiche di un’opera prima, ha in sé un forte potenziale. La narrazione è fluida e frizzante anche nei punti più riflessivi. Inoltre le vicende narrate sono fatti che in realtà accadono a tutti ogni giorno ma che, nel tran tran quotidiano, passano inosservate. Bene, con questo diario possiamo soffermarci a pensare e a cercare di capire quello che succede ogni giorno attorno a noi. E forse a capire che, in fin dei conti, l’importante in questa vita è amare prima di tutto se stessi.

Io mi sono innamorata di me. Ora mi scrivo un biglietto e me lo dico. Sono coraggiosa, ora. Faccio ciò che mi fa stare bene.
Speriamo che quella tipa strana, che sono io, mi risponda e non si perda nel groviglio scomposto dei fili elettrici dei suoi pensieri. Che magari vuole dirmi si e invece mi dice no.
Lei è tutta passione e non ci si capisce niente.
Intanto le scrivo due parole d’amore su un foglio, con la mia grafia minuscola e la forza che ho imparato. Poi comincerò a tamburellare velocemente le dita sulla scrivania e aspetterò.
Aspetterò, tremando, il corto circuito.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: PubMe
Pagine: 145
Prezzo: 10,00€

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“Le ragazze vogliono la luna” di Janet McNally

Capita, mentre spulci tra le nuove uscite su Amazon, di imbatterti in una copertina che ti attira. E badate bene: la copertina ti attira in primis. Poi noti il titolo ed infine leggi la trama. Se anche questa ti conquista allora procedi all’acquisto. Strano a dirsi ma è quello che è successo a me con questo ebook.

Phoebe è una ragazzina di 17 anni alla prese non solo con i normali problemi di una qualsiasi ragazza di quell’età ma, soprattutto, con quella che è la presenza di due genitori ‘pesanti’. Infatti Phoebe è figlia di Meg e Kieran Ferris ovvero la coppia leader di un gruppo famosissimo negli anni ’90: gli Shelter. Ma il gruppo si è diviso, i suoi genitori si sono separati e, mentre lei vive con la madre e sua sorella Luna si è trasferita a New York, il padre è scomparso dalla loro vita da circa tre anni.

Il romanzo si apre con Phoebe che si prepara per partire alla volta di New York: andrà a trovare sua sorella Luna e dovrà cercare di convincerla a non lasciare il college per intraprendere la vita da rock star. Ma in realtà l’intento è un altro: trovare suo padre e cercare di capire cosa è successo tra lui e Meg, agli Shelter e, soprattutto, perché lui sia sparito dalla sua vita così all’improvviso.

20170314_233127Sullo sfondo di una New York cosmopolita e piena di sorprese, Phoebe si troverà ad affrontare rivelazioni inaspettate, a dover prendere decisioni da adulta e ad accogliere con trepidazione e paura le prime esperienze d’amore.

La narrazione è fluida e scorrevole e, per la maggior parte del libro, la storia è raccontata dal punto di vista di Phoebe. Dico per la maggior parte perché alcuni capitoli vengono raccontati dal punto di vista di Meg, la madre, con dei flash back a quella che era la vita da persona famosa con i suoi pro e i suoi contro.

La storia è quella tipica dello young adult quindi diretto principalmente ad un pubblico adolescente però credo che anche un pubblico più adulto possa saper apprezzare questa storia dal retrogusto un po’ amaro.

E l’amaro in bocca lo lascia soprattutto il finale: parecchie questioni rimangono aperte e irrisolte. Non mi è molto chiaro se potrebbe esserci o meno un sequel così da chiudere il cerchio e riportare un po’ di equilibrio nella vita della giovane Phoebe Ferris.

Una lettura piacevole e molto carina che mi sento di consigliare davvero a tutti. Perché anche una storia apparentemente insignificante può celare degli insegnamenti preziosi.


SCHEDA DEL LIBRO:

Editore: De Agostini
Pagine: 403
Prezzo: 6,99€ ebook – 14,90€ cartaceo

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La vita degli altri di Neel Mukherjee

36801992-3656-4052-80f2-875ffb96d5d3“Chi può sfuggire a ciò che fin dalla nascita ha scritto in fronte?”

Con questa frase che ritroviamo in una delle prime pagine, comprendiamo come quello che ci apprestiamo a leggere non sia solo un romanzo familiare, ma più un’analisi culturale e sociale della condizione in cui si trovano a vivere i bengalesi negli anni ’60.

Già dal titolo del romanzo “La vita degli altri”, ci aspettiamo che l’autore Neel Mukherjee nato a Calcutta e finalista con questo gioiellino del Man Booker Prize 2015, si comporti come un investigatore, una spia, che è ovunque e ci racconterà ogni particolare della vita della numerosa famiglia Ghosh protagonista della narrazione.

Siamo nel 1967 nel centro di Bhabanipur, uno dei quartieri più ricchi della Calcutta nord, catapultati nella quotidianità di questo miscuglio eterogeneo di personaggi che ben presto ci confonderà e destabilizzerà a causa anche dei numerosi appellativi e nomi che dovremo far nostri.

Nell’affresco familiare dipinto con maestria e grazia da Mukherjee, si staglieranno le figure di Baba e Ma e della famiglia di Adinath, erede che dovrà gestire le ricchezze dei Ghosh, Bholanath il più giovane della famiglia, dirigente della Charu Books, il secondogenito Priyo e Purba.

Ma le grandi fortune dei Ghosh non sembrano avere origini limpide e quello che accadrà dal ’67 in poi sembra quasi opera di una mente superiore che cerchi di punirli per lo sfruttamento e i guadagni derivanti dalla rovina altrui.

“Chissà com’è, farsi spremere fino all’ultima goccia di sangue (e di terre) senza poterci fare niente. È come finire nelle sabbie mobili: più ti agiti, più sprofondi? Quanto ci vuole per spezzare un uomo (spezzarlo fisicamente) come si spezza una bestia da soma che lavora sostenendosi con una minima parte della razione che gli sarebbe necessaria?”

Da questo sfondo di povertà e miseria, si fanno spazio le figure dei cinque figli dei Ghosh, quattro maschi e una femmina Chaya, scura come la pece, strabica e senza più possibilità di trovare marito nonostante gli sforzi dei genitori.
Poi ci sono i nipoti, gli emarginati, quelli che vengono relegati ai piani bassi della lussuosa palazzina a quattro piani in cui vivono, affinché non possano godere del lusso e del benessere della famiglia alla quale appartengono.

Il mondo femminile poi pare a se stante. I rapporti fra le donne della famiglia sono ricchi di invidie, rivalità, gelosie di ogni tipo, liti… persino fra madri e figlie non sembra esserci autentico affetto.

Di questo tomo impegnativo, vivo, ricco di spunti di riflessione non ci si annoia mai, fino all’ultima pagina, in quanto l’autore, con sapienti cambi di punti di vista, riesce a mantenere costante la nostra attenzione.

Si passa dalla storia dell’anziano Prafullanath, al morboso legame di Priyo e Chaya, al genio della matematica Sona, al servo accusato di furto, tutto permeato dall’atmosfera calda e in rivolta del Bengala degli anni ’60.

Proprio in relazione ai tentativi di ribellione della popolazione bengalese, figura importante e voce narrante parallela a quella dell’autore, sarà quella di Supratik, nipote maggiore dei Ghosh che deciderà di andar via di casa, abbandonando così un futuro certo e privo di preoccupazione per unirsi ai Naxaliti del Medinipur nell’ovest del Bengala, ribelli maoisti che con la violenza e la lotta armata reclamano la ridistribuzione delle ricchezze e delle terre per gli sfruttati lavoratori delle piantagioni di tè, quelli la cui vita conta e vale niente.

Le scelte politiche di Supratik, coraggiose ed estreme ci fanno pensare.

Anche noi al posto suo, nato fortunato in una famiglia abbiente e senza apparenti problemi, saremmo disposti ad abbandonare tutto per difendere un ideale? La paura ci frenerebbe?

Libro assolutamente consigliato specialmente per chi non è solo in cerca di intrattenimento ma di una lettura che anche dopo giorni ti lascia qualcosa sotto la pelle che senti farà parte di te per un lungo periodo.

Scheda libro

Autore: Neel Mukherjee

Editore: Neri Pozza

Pagine: 605

Costo: 20 euro

In collaborazione con Thrillernord

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Nero l’ebano – Simukka Salla

9788804661702_0_0_1549_80In questo ultimo e decisivo capitolo della saga di Lumikki Andersson (trovate qui la recensione del primo libro e qui la recensione del secondo) si chiude finalmente il ciclo delle peripezie della nostra eroina e si svelano tutti i segreti, disseminati nei primi due libri, riguardanti la sua storia e il suo passato. Non mi dilungherò troppo sul personaggio di Lumikki perché, come non ho mancato di ripetere varie volte, è un personaggio che mi ha infastidito in svariate occasioni e che ho trovato troppo forzato e volutamente troppo coraggioso e caparbio (ai limiti dell’inverosimile). In questo terzo capitolo però, con mio sommo piacere e stupore, ho provato un’empatia tutta nuova. Che mi sia ormai abituata a lei e sia stato come ritrovare un’amica di cui ormai si conosce ogni difetto e limite?  In ogni caso, veniamo alla trama: Lumikki è finalmente a casa e sembra aver trovato la pace e la serenità. Ha conosciuto un ragazzo, Sampsa, di cui sembra essersi innamorata. Un giorno, dopo le prove dello spettacolo teatrale di cui è protagonista (una rivisitazione di Biancaneve), Lumikki riceve un bigliettino da un ammiratore misterioso. Inizialmente dà poco peso all’accaduto e cestina la lettera. Ma ben presto ne riceve delle altre, via via più inquietanti e minacciose. Lo stalker, perché di questo si parla, sembra conoscere cose del suo passato di cui persino lei è all’oscuro. La nostra protagonista è finalmente, in questo terzo capitolo, più umana. Scopre la vera paura e la vera angoscia e poiché lo stalker gli intima di non parlarne a nessuno, Lumikki saggia anche la vera solitudine, quella che non deriva da una propria peculiarità caratteriale, ma da un’imposizione esterna.
Nonostante alcune scene e alcuni particolari siano inverosimili, e nonostante certe banalità che ho potuto riscontrare, questo terzo libro mi è piaciuto molto di più dei primi due e lo considero un validissimo epilogo. In generale, non dimenticandoci che l’intera trilogia è letteratura per ragazzi, mi sento di promuovere questa saga un po’ ingenua per i lettori più esperti, ma molto godibile.

 

Editore: Mondadori
Pagine: 173
Prezzo: 18.00 euro

 

(In collaborazione con Thrillernord)

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5 buoni motivi per leggere Stoner

Io ho davvero poca pazienza e sono talmente curiosa che i regali che ricevo per Natale li apro sempre prima del 25 dicembre (Purtroppo ben pochi sono libri!). Inoltre sono una persona estremamente golosa a tal punto che non so resistere a una tavoletta di cioccolato senza mangiarla tutta. Eppure Stoner è rimasto a prender polvere sullo scaffale per un bel po’ di tempo(L’ho perfino consigliato prima di leggerlo!). È davvero una sensazione strana quella di sorprendersi delle proprie scelte. Non avrei mai immaginato che un libro da me tanto desiderato avrebbe atteso di esser letto per anni. Poi, al momento giusto, è stato lui a scegliere me. L’ho portato con me per sbaglio in borsa in una di quelle giornate universitarie interminabili che ti fanno svegliare presto e tornare a casa tardi e mi ha fatto compagnia in treno per quel giorno e per i seguenti. Di quanto ho trovato al suo interno e del perché dovreste leggerlo, vorrei proprio parlarvene.

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Ecco qui (i miei) 5 buoni motivi per leggere Stoner:

Grigio: Grigi non sono solo i capelli di chi ha visto tanta vita e il cielo d’inverno ma grigia delle volte è anche la vita. Grigia, è la vita di Stoner. Le poche volte in cui prende decisioni, il fato lo punisce. Eppure non vi è alcun fallimento quando si rispetta profondamente se stessi e non si tradisce la propria integrità morale. Questo è uno dei messaggi che il caro Williams ci lascia in questo libro incredibilmente potente. Consigliato a chi vuole scoprire le sfumature e la profondità di un uomo apparentemente monocolore.

Incanto: Molti scrittori possono produrre una storia avvincente ma un bravo scrittore sa rendere indimenticabile una storia banale. La bravura non si ostenta, quando c’è si manifesta da sola e quella di John Williams è talmente evidente che non occorre dilungarsi a riguardo. Questo è proprio uno di quei libri che, una volta terminato, ti fa esclamare: “Eccolo, finalmente”.

John Williams

Equilibrio: L’arte di calibrare i giusti ingredienti nella letteratura non va mai sottovalutata e Stoner è un libro che dosa sapientemente delicatezza ed energia. In quest’opera si trovano diverse tematiche: la ricerca di una vocazione, le delusioni e gli scontri, l’amore idealizzato e quello passionale, la cattiveria, l’incomprensione e le occasioni perdute. Cosa ne viene fuori? L’Opera. Non un’opera qualsiasi ma una con la lettera maiuscola. Semplice e complessa. Dolce e allo stesso tempo, amara.

Vita: Stoner è una vita che scorre di fronte agli occhi del lettore. E’ un libro in cui non succede QUASI nulla, si tratta di un’esistenza ordinaria e priva di colpi di scena ma vi si trova tutta la sorprendente banalità della vita. Mentre le pagine scorrono, l’opera di Williams conquista la mente e il cuore del lettore.

Stoner: L’ultima ragione è la più ovvia. Williams ne scolpisce ogni tratto come il più abile degli scultori e realizza un personaggio autentico. E come quando si guarda un’opera d’arte, si osserva un tramonto o si legge una poesia, non si può che contemplare la bellezza e restare senza parole.

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“La vita è sogno”, Pedro Calderón de La Barca

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“Che è la vita? Una follia. Che è la vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione. E il più grande dei beni è poca cosa, perché tutta la vita è sogno, e i sogni sono sogni.”

Così termina il secondo atto del capolavoro di Pedro Calderón de La Barca, “La vita è sogno”, una delle opere teatrali più riuscite del Siglo de Oro. L’opera racconta della particolare ascesa al potere di Sigismindo, figlio del re di Polonia, Basilio.
Sigismondo è stato relegato, per volere del padre, in una torre sin dalla sua nascita, in completa solitudine, se si eccettua la presenza del vecchio Clotaldo. Un oracolo aveva predetto che il principe Sigismondo sarebbe diventato re, uccidendo brutalmente il padre e instaurando un potere tirannico.
Basilio però, contravvenendo ai dettami del cielo, decide di far liberare il futuro re, con l’idea che “[…]l’uomo può avere dominio sulle stelle”.
Ci sono due possibilità per Sigismondo: vincere con magnanimità la propria indole o farsi vincere da questa rimanendo irrimediabilmente “bestia”.
Per Sigismondo sarà una sfida non solo con sé stesso e con le pulsioni più recondite e mostruose dell’animo umano, ma anche con il padre che l’ha privato della dignità di uomo e gli ha dato la vita, per poi togliergliela.

“Se non me l’avessi data, non mi lamenterei di te; ma una volta data sì, perché poi me l’hai tolta. Sebbene il dare sia l’azione più nobile e singolare, il dare per poi ritogliere è la maggior bassezza.”

Preludio di una riflessione successiva, quella freudiana, l’opera di Calderón espone, in una modalità in bilico tra l’ingenuità della fiaba e la complessità della costruzione metaforico-simbolica, una riflessione densa di significato e di successive reinterpretazioni: guidato dagli impulsi naturali, l’essere umano si abbandona all’aggressività e alla sensualità fino a rischiare di distruggere e distruggersi.
Argine a questo pericolo è la cultura che regola i rapporti tra gli uomini e li desta dal loro stato ferino.
Un forte pessimismo ma anche una fiducia tutta umana pervadono, come una macchia d’inchiostro che si propaga senza fine, l’intera opera.
Il conflitto natura/cultura, che si traduce tipologicamente nell’opposizione torre/palazzo, viene superato dalla presa di coscienza del protagonista, che, temprato ed educato dell’esperienza, reprimerà le sue pulsioni in omaggio alla sicurezza degli ordinamenti e della cultura.
Non vi è assoluto ottimismo che tenga, come si è già accennato. Calderón delinea, infatti, un personaggio che riecheggia a più riprese i protagonisti della tragedia greca, le loro paure, le loro ansie, i loro comportamenti mai scontati, sempre in bilico, ogni volta inaspettati. Impossibile non scorgere in controluce il tormentato Edipo sofocleo.
Uno solo è il punto fermo in tutta questa gamma di elementi multiformi, magmatici, enigmatici :

“Ma, se sia realtà o sogno una cosa importa: agire bene; se è realtà, perché lo è; se no, per conquistare amici per il momento del risveglio.”

Una morale, che, tutt’altro che improntata all’utile e al contingente, come potrebbe sembrare ad un’occhio poco attento e privo di senso critico, pare librarsi leggera sulle pendici evanescenti dell’animo umano.
Tra l’onirico e il reale, tra l’esperienza immaginifica e l’azione concreta, tra l’irrazionale più irrequieto e il ragionato più ponderato, tra l’orientale e l’occidentale, l’autore è capace di regalare ad ogni rilettura una sfumatura diversa, un valore aggiunto, la scoperta di un significato ancora inesplorato.
Un’opera, che, a dispetto dei luoghi chiusi e ben delineati in cui si svolge, è suscettibile di molteplici interpretazioni e capace di spingere l’occhio e la mente del lettore – oltre che il cuore, beninteso – oltre il consentito e l’immaginabile, trasformando, con l’aiuto del supporto scrittorio, la potenza in atto.

Autore: Pedro Calderón de La Barca
Editore: Einaudi
Pagine: XII-82
Prezzo:€ 9,50

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Teneri violenti – Ivan Carozzi

violenti1“Teneri violenti” di Ivan Carozzi è un libro che in un primo momento appare ostico, nello stile, nella trama, nel modo che il narratore ha di rapportarsi con il lettore. È necessario continuare la lettura per cominciare ad inoltrarsi in un mondo talmente descritto lucidamente da far paura. Siamo davanti alla Milano dei giorni nostri, la Milano fatta di star che nascono e tramontano, della televisione e di trentenni alla disperata ricerca di un lavoro che possa pagare l’affitto del piccolo monolocale in centro. Il mondo dello star system, dei vip, degli autori di programmi e dei redattori. Ivan Carozzi con minuziosa indagine, mostra dettagliatamente da cima a fondo l’ambientazione milanese, i suoi diversi aspetti, portando alla luce i suoi dettagli, le famose vie, i monumenti, le strade, la gente.

“Teneri violenti” è la storia di un trentenne assunto come redattore per un quiz televisivo. Il suo compito è ricercare notizie succulente risalenti agli anni 70 sino al 1985. Un lavoro alienante fatto di archivi su computer, pdf da riempire, avvenimenti da indagare per dare la linfa a un programma che vuole risplendere sui soliti palinsesti. “Teneri violenti” è la storia della precarietà. Della precarietà del lavoro, della vita, della ricerca. Della precarietà delle relazioni, dei rapporti umani. Il protagonista vive all’interno di un mondo fatto di sorrisi, caffè e incontri con i colleghi, battute squallide e corsa allo sharing più alto: il dietro le quinte della televisione.

Deciso a rincorrere ogni autunno lavori diversi per lasciarsi sprofondare nel silenzio e nella solitudine del suo appartamento durante i mesi estivi, ottiene la possibilità di scavare nel passato di un’Italia dai mille volti. Ne vien fuori un ritratto fatto di storie vere, uniche, legate agli anni di piombo, al precariato e al lavoro, cronache di suicidi e omicidi amorosi, la ricerca della madre da parte del piccolo Simone. Storie che contrastano con lo sguardo moderno su cui il protagonista si posa ogni giorno nella sua routine. Da una parte Milano e la modernità, fatta di messaggini su Whatsapp, di mail, di aperitivi al bar e confessioni tra sconosciuti, dall’altra il volto del passato, delle emozioni intrappolate su fogli di carta che catturano “Ivan” in un vortice. Da sfondo l’incontro con Silvia, una stylist che avrà un ruolo importante, tutto da scoprire all’interno della vicenda.

Ciò che però non convince sono i tempi della narrazione, troppo concentrata sugli eventi passati e poco calibrata con quello che è il filone portante della storia, la vicenda del protagonista. Lo stesso finale appare scabro, incerto, che lascia qualcosa di non detto palpabile fra le parole, proprio su quella storia del passato che risulta più importante, la storia di Simone. Ivan Carozzi con abilità stilistica e narrativa pone a confronto lo scenario dell’apparire del Duemila con i conflitti della Storia dell’Italia, soprattutto della storia di un popolo, sconosciuta e complessa.

Autore: Ivan Carozzi
Editore: Einaudi
Pagine: 160
Genere: Narrativa
Anno Pubblicazione: 2016

(in collaborazione con Thrillernord)

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Consigli in pillole: 10 romanzi con titolo in lingua straniera da leggere assolutamente

Buongiorno lettori! Eccoci qui con il terzo appuntamento con la serie di articoli-consiglio riguardanti le categorie della Challenge 2017. Oggi parliamo di romanzi con titolo in lingua straniera. Ecco i nostri consigli in ordine casuale 🙂

P.s.
-per chi si fosse perso la nostra challenge, trovate tutte le info qui
-per chi invece si fosse perso i precedenti appuntamenti con “Consigli in pillole”:
Primo articolo: romanzi di formazione
Secondo articolo: romanzi epistolari

1. Fight Club- Chuck Palahniuk

17012529_10212154411123773_232931398_n L’anonimo protagonista del romanzo è un uomo ormai disilluso e disincantato che vive le sue giornate in modo sempre uguale, senza stimoli. Ma l’incontro improvviso con Tyler Durden cambia tutto. Tyler rappresenta ciò che lui non è e non potrà essere, è un uomo con un piano. Crea una vera e propria rete, un club dove ci si riunisce per picchiarsi. La prima regola del fight club, infatti, è non parlare mai del fight club. Palahniuk delinea in modo realistico e spietato una società consumistica che ha perso i suoi valori fondamentali. Fight club è tutto un mondo da scoprire, ricco di colpi di scena.

2. Zero K – Don Delillo

zerokUn libro che, a mio parere, rasenta e forse raggiunge pienamente la perfezione stilistica. Il narratore è Jeffrey Lockhart, figlio di Ross Lockhart, magnate della finanza. Ross  vuole che Jeffrey lo accompagni nel deserto del Kazakistan, in un’ azienda futurista di nome Convergence. Attraverso le più avanzate tecnologie informatiche, questa azienda si pone il fine di conservare corpi e coscienze grazie ad un processo di criogenesi, affinché la morte sia solo un passaggio verso la rinascita. In questo romanzo è molto labile il rapporto tra fede nella scienza e religione. Tutto il libro è pervaso da uno stato di attesa che induce il lettore non solo all’analisi profonda di ciò che viene descritto, ma anche ad una sorta di autoanalisi, un’autorivelazione di sé stessi e di ciò che sono le nostre opinioni rispetto a tematiche tanto importanti quanto lontane dal pensiero quotidiano. Delillo è uno scrittore analitico ed evocativo, capace di toccare corde delicate, di sfiorare i labili confini tra vita e morte, tra realtà e percezione, con una scrittura asettica e rarefatta. Un dio della parola che si insinua, ma soprattutto uno scrittore che celebra le immagini e parla attraverso di esse.
Per la recensione completa cliccate qui.

3. Battle Royale – Koushun Takami

battle_royale_libro_takamiHo letto Battle Royale parecchi anni fa e ancora oggi ricordo la mia esaltazione nel leggerlo e la voracità con la quale l’ho concluso. Vi deve piacere il genere, questo è certo, ma in ogni caso io gli darei una possibilità perché vale ed è un’esperienza di lettura straordinaria. Dal 1947 ogni anno una classe di quindicenni delle scuole superiori giapponesi viene scelta per partecipare al Programma: intrappolati su un’isola deserta, controllati tramite collari radio, i ragazzi sono costretti a uccidersi l’un l’altro o a essere uccisi. Finché non ne rimanga uno solo… (vi ricorda qualcosa?). Si inserisce nel genere distopico, ma si può benissimo vedere anche come un survival d’azione pieno di adrenalina pura, leggermente pulp e splatter. A mio parere libro geniale e crudo, avvincente dalla prima all’ultima pagina e con un finale sorprendente. Volendo lo si può accostare con dovuta cautela al “Signore delle mosche”, ma anche chi ha letto “Hungar Games” proverà un’eco fortissima (ma ci tengo a precisare che Hungar Games è stato scritto DOPO). Io l’ho amato e quindi..ve lo consiglio! 🙂


4. Blankets  -Craig Thompson

 

16934220_757072101117706_154991094_nLeggere una graphic novel è diverso rispetto alla lettura di un romanzo e se questo è vero, lo è ancor di più per Blankets, in cui le tavole non solo danno il giusto supporto alla storia, ma spesso la sovrastano. Un “tomone” di 592 pagine narra la storia di Craig a partire dalla sua infanzia, infanzia che giocherà un ruolo chiave nella sua vita da adulto. Craig infatti, cresce assieme al fratello sotto il peso di un’educazione religiosa opprimente, che genera più domande che risposte e che lo spinge spesso a mettere da parte i suoi sogni. Tutto sembra cambiare quando Craig incontra Reina. Il loro amore è raccontato con estremo candore, mai banale, mai stucchevole. Due anime fragili s’incontrano: Craig venera Reina, ma mille pensieri affollano la sua mente: ci sono le influenze della madre, i dogmi religiosi e non meno importanti, le sue paure; d’altra parte anche Reina cerca di gestire al meglio i suoi problemi familiari. Con Blankets fa capolino qualche ricordo del nostro passato e ci sembra di rivivere un po’ la nostra storia: un ragazzo alla ricerca del suo posto nel mondo, con le paure e le delusioni che crescendo è inevitabile affrontare. Chi non l’ha provato? Chi non si è sentito un po’ Craig?


5. Purity- Jonathan Franzen

16934127_10212154470485257_844114768_nSu Purity Tyler, detta Pip, gravano troppe responsabilità, il debito scolastico, una madre ipocondrica e nessun padre . L’incontro fortuito con un’attivista a Oakland la porta ad accettare uno stage presso la sede del Sunlight Project, un’organizzazione clandestina che divulga via rete notizie riservate sui traffici mondiali. Così non solo potrà aiutare il mondo ad essere migliore ma anche a cercare notizie su suo padre. Purity si ritroverà a conoscere personalità del calibro di Julian Assange e a stravolgere la sua vita. Franzen ancora una volta incanta con il suo stile attraverso una vera e propria galleria di personaggi, in un tempo e spazio che variano dalla Germania dell’Est degli anni 80 a Philadelphia, Denver, alla Bolivia di oggi.

.6. Duma Key- Stephen King

16923697_757071801117736_1103989155_nDuma Key è un posto paradisiaco, un’isola semideserta dispersa nei mari della Florida. Su quest’isola si trova Big Pink: una deliziosa villa sulla spiaggia dove Edgar Freemantle decide di trasferirsi in seguito ad un tragico incidente. Ma Duma Key non è un posto così noioso come Edgar pensava, qui conosce Wireman, che in un’altra vita faceva l’avvocato (e con cui scopre di avere molto in comune!) e la signora Elisabeth, anziana donna afflitta dal morbo di Alzheimer, nel cui passato sembra celarsi un mistero. Durante il soggiorno a Duma Key, Edgar, pur privo di un arto a causa dell’incidente, riscopre una vecchia passione: la pittura. Il suo talento ha però un risvolto decisamente meno piacevole quando capisce che i suoi disegni possono influenzare la realtà e i suoi incubi sembrano prender vita. Qualcosa o qualcuno si sta servendo di Edgar per liberarsi da una millenaria prigionia? La chiave sembra essere l’anziana Elisabeth, che in un momento di lucidità, rivela di aver avuto la medesima possessione da bambina.

7. Notre Dame de Paris – Victor Hugo

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Parigi. Gennaio 1482. Un gruppo di zingari gitani prende possesso di una parte della città di Parigi e la ribattezzano Corte dei Miracoli. Durante la Festa dei Folli monsignor Frollo scorge la piccola Esmeralda tra gli zingari, che intrattiene il popolo con canti e balli insieme alla sua fedele amica Dalì (una capretta), e se ne innamora. Ma la sua posizione religiosa non gli permette di manifestare i suoi sentimenti e così il sentimento per Esmeralda si trasforma ben presto in un’ossessione. La stessa ossessione che gli farà decidere di rapire la piccola zingara e di portarla tra le mura di Notre Dame. Tra quelle stesse mura vive anche Quasimodo, il piccolo campanaro gobbo e sordo che fu accolto e cresciuto proprio da monsignor Frollo. Le circostanze porteranno Quasimodo ed Esmeralda a stringere una bella amicizia che accompagnerà il lettore in tutto il libro, insieme al misterioso mondo dell’alchimia, alla colorata e caratteristica vita degli zingari e alla conoscenza del valore della polizia cittadina. Il tutto sullo sfondo di una Parigi di fine XV secolo che catturerà il lettore e lo conquisterà.

8. Haiku

9780226922218Qualsiasi edizione o raccolta voi scegliate, gli Haiku sono frammenti di pura poesia giapponese che vanno letti e assaporati almeno una volta nella vita. Lasciatevi trasportare dalle pennellate e dai tocchi leggeri di questi versi. Amplificate l’immaginazione ed evocate i fiumiciattoli, gli uccelli, il vento, le foglie. Date un senso vostro e personale e apprezzate la magia orientale. Un’esperienza di lettura che vi consiglio di fare con tutto il cuore!

9. Revolutionary Road – Richard Yates

124_revolutionaryroad_1175289944Richard Yates esplora la vita piena di apparenza e ipocrisia di Frank e April, una coppia della middle class americana. Nonostante l’ambientazione negli anni ’50, Revolutionary Road appare più che mai attuale e sembra ricordarci che nulla è cambiato nella nostra così frequente incapacità di amare. Ognuno di noi si chieda quanti Wheeler conosce? Un amaro romanzo, scritto divinamente, sull’infelicità e sui rimpianti. Un libro incantevole e devastante allo stesso tempo. Leggete prima il libro e solo successivamente concedetevi la visione del film.

10. Magic Kingdom – Elkin Stanley

9788887765892_0_0_317_80Una lettura che assomiglia tanto a un giro sulle montagne russe. La trama è estremamente interessante e originale. Eddy dopo aver perso Liam, suo figlio di 11 anni, per un brutto male, decide di avventurarsi in una nuova impresa: portare un gruppo di giovanissimi malati terminali a Disney World. Prima di leggere questo romanzo ero convinto che raccontare una storia del genere potesse scivolare nella narrativa del dolore e sfociare nel melodramma; invece Stanley Elkin consegna al lettore la semplice verità del suo racconto. Surreale e divertente.

 

 

 

Autrici: PatriziaHeathcliff,  yorukoe, dolcedany84, ilariamoruso, londa92

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Jane Austen Grand Tour a Lecce 4 marzo 2017

Buongiorno, sono qui per parlarvi dell’incontro che si è tenuto domenica a Lecce su Jane Austen organizzato da Jasit (associazione culturale italiana dedicata a Jane Austen). Jasit ha programmato per questo 2017, bicentenario dalla morte dell’autrice, un Grand Tour italiano per promuovere i sei romanzi austeniani. Il primo incontro è stato a Padova, mentre invece questo a Lecce e ha riguardato “Ragione e sentimento”. Di seguito la locandina dell’evento.

Locandina JA Grand Tour - Lecce2

La trama del romanzo (fonte Ibs):

Scritto nel 1795 con il titolo di “Elinor and Marianne”, “Ragione e sentimento” viene pubblicato nel 1811. Come gli altri maggiori romanzi della Austen, descrive le vicende di un’anima ingenuamente romantica che, attraverso l’esperienza, giunge a comprendere infine la realtà dell’esistenza. Protagoniste sono le giovani sorelle Dashwood, Elinor e Marianne, che, alla morte del padre, sono costrette a fare i conti con le ristrettezze economiche nella loro nuova e modesta casa nel Devonshire. Qui conosceranno le pene e le gioie dell’amore e, imparando a conciliare la ragione con il sentimento, diventeranno donne. Attorno a questo processo di maturazione la Austen tesse una trama piena di grazia e ironia, in cui con la sua elegantissima prosa riesce ad analizzare e descrivere con straordinaria sottigliezza il contrasto e il dissidio tra istanze psicologiche e morali.

La prima parte dell’incontro, la mattina, è consistito nel presentare il progetto del Grand Tour e il romanzo, Gabriella Parisi ha approfondito il tema del ballo (occasione molto importante a livello sociale) sia in generale che in “Ragione e sentimento” in particolare, leggendo anche alcuni passi in cui sono evidenti i caratteri delle due sorelle. Poi Giuseppe Ierolli, che ha tradotto tutto ciò che c’era da tradurre su Jane Austen ed è membro fondatore di JASIT, ha fatto un intervento sulla musica e sulla sua importanza e presenza in Jane Austen. Durante il pomeriggio Silvia Ogier ha analizzato il mito moderno di Jane Austen, come è nato, approfondendo i periodi di maggiore Austen-mania, soprattutto negli anni ’90 e mostrando una carrellata di film e serie bbc realizzati negli anni che hanno contribuito a questo amore per zia Jane, assieme ai libri (retelling, prequel, sequel, ecc ecc) e ai fumetti (quelli della Marvel per esempio, ma anche i manga pubblicati in Italia da Goen). Infine è stato fatto riferimento al fatto che quest’anno, in occasione del bicentenario, in Gran Bretagna la zecca realizzerà una moneta e una banconota con il volto di Jane Austen, mettendola sullo stesso piano dei regnanti e sancendo quindi l’importanza capitale che ormai riveste questa scrittrice che, pur avendo scritto ormai più di 200 anni fa, rimane ancora attuale con i suoi personaggi e i suoi romanzi. Evviva Jane Austen!