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Virginia Woolf – La scrittrice che rivoluzionò il romanzo e il femminismo del suo tempo

Scomparsa il 28 marzo del 1941, ottant’anni fa, ricordo Virginia Woolf grazie alla biografia uscita in edicola per l’editore RBA, scritta da Alba Gonzales Sanz. Virginia Woolf è stata una figura incredibilmente complessa: figura a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha avuto un’educazione prettamente vittoriana e se ne è discostata negli anni della maturità arrivando a rivoluzionare la sua vita, seguendo un’idea di donna completamente diversa.

Nacque il 25 gennaio del 1882 dalle seconde nozze dei genitori Leslie Stephen e Julia Prinsep Jackson, entrambi con figli. Prima della nascita di Virginia i coniugi Stephen ebbero un’altra figlia, Vanessa, che diventerà Vanessa Bell e la migliore amica della sorella minore. La famiglia viveva a Londra e trascorreva le estati in Cornovaglia. L’infanzia di Virginia fu sconquassata dal rapporto con i figli nati di primo letto della madre: George Duckworth di dodici anni più grande abusava senza problemi della sorellina (molto probabilmente anche di Vanessa) di sei anni che da quel momento non si sarebbe mai tolta dalla mente le mani del ragazzo su di sè e tra le sue gambe, con conseguenze durature per la sua vita sessuale. Inoltre Virginia iniziò fin dall’adolescenza a presentare segni nervosi, di allucinazioni, febbri nervose, che si acuirono quando nel 1895, la madre morì. Virginia ricorderà sempre il momento in cui aveva visto accanto al letto della moribonda una figura in attesa e come poco dopo la madre fosse spirata.

Da quel momento il padre, Leslie Stephen, cadde in una depressione che lo spinse sempre più a maltrattare le figlie e a pretendere le attenzioni che gli dava la moglie, sfogandosi così sulla figlia di primo letto di Julia, Stella, che fu costretta a fargli da infermiera e fare da madre per Vanessa e Virginia. Le due nel mentre poterono approfondire i loro studi, Vanessa nell’arte e Virginia nella letteratura e nel greco. Stella nel 1897 morì e le redini della famiglia passarono a Vanessa che aveva diciotto anni. Le angherie del padre continuarono, assieme a quelle del fratello George che in quanto fratello maggiore si assunse il ruolo di chaperon di Vanessa e poi di Virginia nelle feste, nel tentativo di trovare loro un buon partito da sposare, facendogli da padre, amico, fratello e amante.

Solo con la morte del signor Stephen nel 1904, pur significando tanto dolore, soprattutto per la nostra scrittrice che dal padre aveva sempre avuto la spinta per sviluppare la sua passione nella scrittura, le due ragazze poterono affrancarsi dal giogo famigliare, andando a vivere da sole col fratello Thoby. I tre fratelli crearono il famoso Bloomsbury group, uno dei salotti letterati più famosi del secolo scorso: luogo di ritrovo per intellettuali, uomini, donne, omosessuali, che per i più conducevano vita scandalosa. Le sorelle Stephen che vivevano da sole con altri uomini destavano scalpore. Poi un giorno Vanessa si sposò segnando un distacco con la sorella, che fino a quel momento non aveva mai sentito il bisogno di sposarsi e che pensava che le due avrebbero potuto continuare questo connubio culturale per sempre. Intanto Virginia aveva iniziato a scrivere i romanzi che le avrebbero portato fama e che avrebbero segnato una svolta nella letteratura di tutti i tempi.

La vita di Virginia continuò, tra cadute nervose, periodi di estrema depressione e di febbre legati alla scrittura e al sentirsi inadatta. Virginia aveva estrema paura delle critiche al suo lavoro, faceva più stesure dei suoi romanzi, li rielaborava anche per anni, li faceva leggere ad amici, a Vanessa e poi a Leonard Woolf, quello che sarebbe diventato poi grande amico e compagno di vita, l’uomo che mai l’avrebbe abbandonata.

Virginia Woolf è una figura di estrema importanza per la letteratura, si inserisce all’interno del filone delle scrittrici donne che hanno costituito una svolta per il mondo delle lettere. Da Gita al faro all’Orlando dedicato all’amica Vita Sackville, dal famosissimo Una stanza tutta per sè a Le Tre ghinee, passando per i saggi scritti all’inizio della sua carriera per mantenersi, fino alla stesura dei diari. Virginia Woolf è interessante da studiare e da analizzare, da leggere per conoscere l’animo di una donna così importante, che arrivata a quasi sessant’anni decise di suicidarsi, quando ormai la Seconda Guerra Mondiale era cominciata da un pezzo e quando ormai anche il suo spirito letterario iniziava a perdere colpi.

Carissimo,

sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.

Virginia Woolf entrò per l’ultima volta nel fiume Ouse, lasciandosi annegare con un sasso pesante nella tasca, il 28 marzo 1941. Da allora sono passati ottant’anni, eppure Virginia vive ogni volta che un suo libro viene letto, ogni volta che una donna si ricorda di chi ha lottato per la sua libertà.

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Il palazzo d’inverno – Eva Stachniak

Il palazzo d’inverno di Eva Stachniak è un romanzo edito da Neri Pozza Editore nel 2014.

Prosegue, con questo romanzo, il mio viaggio sulle tracce della stirpe reale dei Romanov da Pietro il Grande all’ultimo zar, Nicola II.

In questo romanzo conosciamo Varvara Nikolaevna, una giovane sedicenne polacca, che ad un tratto si ritrova orfana e diviene una protetta della Corona ovvero una di quelle ragazze che, rimaste sole al mondo, si ritrovano al servizio della zarina Elisabetta.

Quello che inizialmente Varvara ottiene è completamente diverso da quello che si sarebbe aspettata: si ritrova infatti trattata come l’ultima delle nullità nel ruolo di una delle numerose ricamatrici di corte, costretta a dormire in un letto angusto e a lavarsi per ultima con la poca acqua rimasta.

Ma tutto questo è destinato a cambiare: un giorno si imbatte nel conte Bestuzev, cancelliere di corte, che la nota e decide di farne la sua arma. Viene così istruita nell’arte dei sussuri: aprire cassetti, scovare nascondigli, aprire messaggi senza intaccare la ceralacca ma soprattutto tenere occhi ed orecchi aperti.

Quando a corte arriva la principessa Sofia, la tedesca scelta come sposa per l’erede al trono russo, Bestuzev affida a Varvara il suo più importante compito: spiare la promessa sposa.

Quello che Varvara ignora è che per la giovane ed indifesa Sofia lei diventerà un punto fermo ma soprattutto ignora l’affetto e la lealtà che lei stessa proverà nei confronti della principessa. E tutto ciò potrà rivelarsi letale per lei.

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Eva Stachniak ci porta per mano nei corridoi del Palazzo d’Inverno, nelle sue stanze piene di spifferi e dagli arredi ricchissimi e opulenti e ci racconta la storia di una giovane che cercherà in tutti i modi di preservare la sua vita senza dimenticare i valori con cui è cresciuta.

Lo stile è scorrevole e appassionante con un linguaggio moderno e per nulla pomposo. L’autrice riesce a intrecciare alla perfezione un’accurata realtà storica ad una parte più romanzata regalando al lettore un romanzo ben scritto.

La figura di Varvara altro non è che una rappresentazione di quello che erano, all’epoca, varie serve: ragazze costrette a diventare spie pur di alzare di qualche tacca l’asticella del loro tenore di vita. E, accanto alla loro condizione, l’autrice non tralascia nulla della corte imperiale: sfarzosa, opulenta, piena di intrighi e sotterfugi.

Attraverso la figura inventata di Varvara la Stachniak ha raccontato la storia di più di un ventennio russo con uno sguardo obiettivo e disincantato. Questo però senza tralasciare i sentimenti e i pensieri della protagonista la cui caratterizzazione psicologica si amalgama perfettamente a tutta la storia.

Se dovessi trovare una pecca a questo romanzo sarebbe quella della suddivisione in macro capitoli ma sarebbe una pecca dovuta ad un fattore assolutamente soggettivo.

Il Palazzo d’Inverno di Eva Stachniak è un romanzo perfetto sia per chi è già avvezzo alle ambientazioni della Russia imperiale sia a chi decide, per la prima volta, di immergersi in quell’epoca di fasti ed intrighi.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Neri Pozza (Beat)
Pagine: 415
Prezzo: 13.90€
Voto: 8/10

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Il lago – Banana Yoshimoto

Chiunque mi conosca sa che ormai quando ho bisogno di leggere qualcosa che mi comunichi leggerezza e che lo faccia bene, mi rivolgo alla cara Banana Yoshimoto. Ho scelto in questi giorni di dedicarmi a Il lago, romanzo uscito nel 2005 in patria e arrivato nel 2015 qui in Italia.

Protagonista del romanzo è Chihiro, un’artista e ragazza molto solitaria. La sua è stata una famiglia particolare: la madre hostess in un locale, il padre un uomo invischiato nella politica della città. I due non si sono mai sposati e Chihiro ha mantenuto il cognome della madre, nonostante i due vivessero assieme. La madre è morta da poco tempo e il padre dimostra il suo timore di perderla inviandole soldi e cercando di starle vicino oltre che da un punto di vista affettivo, anche economico. Chihiro ha passato gli ultimi mesi ad assistere la madre prima che morisse e ogni tanto ancora le capita di sognarla.

Da diversi mesi inoltre ha iniziato una strana relazione con Nakajima, lo studente ricercatore d’università che abita nel palazzo in faccia al suo. I due hanno iniziato a comunicare silenziosamente, a colpi di sguardi, saluti, attese tra le tende e luci accese. Una relazione nata in maniera molto lenta e arrivata poi alla convivenza. Nakajima è solo, senza genitori, capace di trascorrere molte ore a studiare senza mangiare, nasconde dei segreti e stranezze. Chihiro pian piano riesce a superare quella corazza di segreti, da cui è attratta e spaventata allo stesso tempo.

Amarsi non significa soltanto preoccuparsi l’uno dell’altra, abbracciarsi, voler stare insieme. Ci sono momenti in cui comunichiamo più con il silenzio che con le parole. Sentimenti profondi che si presentano sotto forma di prosciutto o di denaro. E la capacità di percepirli è un vero tesoro.

Le cose iniziano a prendere una strada diversa quando Nakajima chiede a Chihiro di andare con lui a trovare degli amici in una villa vicino ad un lago dalle atmosfere magiche. Atmosfere mistiche, segrete e inquietanti vengono fuori da queste pagine, in un romanzo che di base ci parla di una storia d’amore. Una storia d’amore tra due anime sole che vengono attratte l’una dall’altra in una relazione in cui è quasi assente la parte fisica di un rapporto.

Il lago si discosta per certi versi dagli altri romanzi di Banana Yoshimoto che ho già letto: accanto alla solita leggerezza, alla semplicità e al modo diretto in cui vengono descritti i sentimenti e le emozioni c’è molta inquietudine, che culmina col racconto del perchè Nakajima sembra nascondere qualcosa e sembra aver subito un trauma.

Banana Yoshimoto ci parla di sette, di rapimenti, di vita vissuta ai margini della società, di ipnosi, di abusi. La vita nei suoi aspetti più crudi entra all’interno delle pagine lasciando nel lettore un groppo in gola molto difficile da mandare giù. Rimane quasi il racconto asettico degli avvenimenti e rimangono due solitudini che si tengono per mano davanti ad un murale e accettano che vivere vuol dire anche questo.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Feltrinelli
Pagine: 140
Prezzo: 8.00€
Voto: 6,5/10

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Il nodo Windsor – S.J. Bennett

Il nodo Windsor di S.J. Bennett è in libreria dal 16 marzo per la casa editrice Mondadori.

Si tratta del primo libro di una serie con protagonista la Regina Elisabetta nei panni di investigatrice. Il secondo, A three dog problem, è già preordinabile nel Regno Unito.

Ci troviamo a Windsor, una delle residenze reali, all’indomani di una piacevole serata di musica e divertimento. Tutto il palazzo è impegnato nei preparativi per il novantesimo compleanno della Regina.

Visto da lontano, il castello sembrava tranquillo, indolente e semiaddormentato. Ma era tutt’altro. Al suo interno, cinquecento persone stavano cominciando a prendere servizio. Era un paese, per giunta molto operoso.

La calma primaverile che regna sul palazzo viene però presto bruscamente violata da una notizia: uno degli ospiti della sera precedente, un giovane pianista russo, viene ritrovato morto nella sua stanza. Il suo nome era Maksim Brodskij.

Il modo in cui viene ritrovato il corpo, nudo con una cintura di vestaglia legata attorno al collo, inizialmente fa pensare agli investigatori che si possa trattare di un gioco erotico finito male. Ma, ad una seconda e più approfondita indagine, si scopre che il ragazzo è morto prima di essere messo in quella posizione. 

Data la nazionalità del ragazzo i servizi segreti puntano immediatamente le ricerche sulla pista dello spionaggio. Per loro una cellula dormiente inserita da anni nello staff di palazzo, direttamente dal presidente Putin, avrebbe ucciso il ragazzo in quanto aperto oppositore del presidente russo e della sua politica.

Questa scelta per le indagini non convince la regina soprattutto data la completa fiducia riposta nel suo staff e nei domestici. Ed è proprio questa fiducia consolidata da anni che viene messa a dura prova dagli interrogatori del capitano Humphreys.

La regina non ci sta a vedere i suoi dipendenti trattati come spie e delinquenti e poi c’è qualcosa che non va. Qualcosa nel suo sesto senso che la spinge a pensare che la scia dello spionaggio russo sia totalmente sbagliata.

Per scoprire la verità si avvarrà del suo sesto senso e della fedele assistente Rozie Oshodi. Avvierà così una segreta indagine che porterà a risultati inaspettati.

Si dà il caso che la regina sia una delle donne più potenti del mondo, ma, dannazione, passa tutto il suo tempo ad ascoltarli mentre loro non l’ascoltano mai. E questo la manda giù di testa. Voglio dire che è cresciuta così. […] La regina ha dovuto scoprire da sola le proprie capacità e potenzialità. Ed è un’osservatrice particolarmente acuta. Vede benissimo quando qualcosa “non torna”. Sa scoprire il perché. Scandagliare il problema. È davvero geniale in quest’ambito. Ma ha bisogno d’aiuto.

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S.J. Bennett ci porta nella corte britannica al cospetto di Sua Maestà donandoci una storia piacevole e accattivante.

Quello che credo sia la carta vincente di questa storia (assolutamente inventata) è proprio il modo in cui l’autrice rende la figura della regina Elisabetta: una donna di novant’anni, attaccata al suo lavoro, affezionata ai suoi subalterni e assolutamente “normale”.

Una donna preoccupata per i figli, per i nipoti, che non vede l’ora di passare qualche ora con i suoi bisnipoti, che ama la natura, i cavalli e i suoi inseparabili cani. Una donna che è pienamente cosciente della sua posizione e del fatto che alcuni la ritengano meno intelligente di quello che è.

Spicca una forte astuzia in lei oltre che una spiccata capacità di leggere gli animi di chi la circonda. Questa forte sagacia unita ad una buona dose di ironia e alla forza d’animo ci regala un personaggio indimenticabile. 

Lo stile della Bennett è pulito, senza inutili fronzoli. La vicenda si dipana magnificamente in tutte le pagine del romanzo. Il lettore rimane affascinato e attaccato alle pagine.

Pur trattandosi di un’indagine in piena regola manca quel pathos da mozzare il fiato che però viene magnificamente sostituito da una scrittura umoristica ed incredibilmente intelligente,

Il nodo Windsor di S.J. Bennett è un romanzo ben scritto e di facile lettura. Se dovessi indicare un difetto forse lo troverei nel finale. Che, ovviamente, non posso svelarvi!


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 346
Prezzo: 18.00€
Voto: 8.5/10

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L’Atlante delle donne – Joni Seager

La geografa femminista Joni Seager ha il merito di aver pubblicato e reso disponibile a tutti i lettori L’Atlante delle donne, un manuale ricchissimo di dati e informazioni sulla vita delle donne in tutto il mondo. Attraverso macrotematiche inizia questo viaggio, rivelandosi molto interessante.

Per esempio scopriamo che nel 1980 gli Stati Uniti hanno firmato la Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, ma che questa non è mai stata ratificata dal Senato per diventare legge a causa dei politici conservatori e dei gruppi religiosi. L’aspettativa di vita media globale per le donne è di 74 anni, per gli uomini 70, ma nei Paesi africani si abbassa esponenzialmente, mentre si vive di più ad Hong Kong, in Giappone, Singapore e in Italia. Le politiche sociali e matrimoniali, per tanti versi migliorate negli ultimi trent’anni, hanno fatto sì che anche il numero dei divorzi sia aumentato: nella nostra realtà italiana si è passati da 9 divorzi ogni 100 matrimoni nel 1990 a 42 divorzi sempre ogni 100 matrimoni tra il 2013 e il 2015.

A proposito di matrimonio scopriamo quanto il matrimonio infantile sia diffuso e non solo nelle comunità di quello che viene sempre definito Terzo Mondo, ma anche nei “modernissimi” Stati Uniti, dove ogni Stato consente ai minori di 18 anni di sposarsi, soprattutto per “salvaguardare” i figli nati da gravidanza. Nel 2010 si stima che più del 50% dei matrimoni su 10000 sia precoce, in Texas, nel Mississippi e Kentucky, per esempio. Viene toccato il tema del matrimonio riparatore in caso di stupro e del delitto d’onore in caso di adulterio. Uno studio del 2009 stabilisce che il delitto d’onore in Pakistan costituisce almeno il 21% di tutti gli omicidi.

Terribili sono i dati sugli stupri: solo in Italia, secondo l’Istat da alcuni dati del 2014, almeno il 21% delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una violenza sessuale e a livello europeo solo il 14% delle accuse di stupro diventa condanna. Se si vanno poi a vedere le zone di guerra, soprattutto in Africa, lo stupro è endemico, sono le donne a pagare il prezzo più alto a livello sociale. Quando poi si passa dal valutare i dati sugli stupri a quelli sui femminicidi si nota come in tutti gli Stati del mondo il fenomeno sia preoccupante: per lo più i femminicidi sono per mano di famigliari e partner o ex partner.

E’ poi ancora diffusa la mortalità per parto: sembra, anche se non si sa perchè, che gli Stati Uniti detengano il numero più alto di mortalità materna nel mondo sviluppato e che la situazione stia peggiorando, soprattutto per le donne di colore. Joni Seager ha poi anche valutato i dati sugli aborti nel mondo: la media mondiale è di 35 aborti su 1000 donne, con una maggiore incidenza in America Latina e soprattutto tra le donne sposate ed è rilevante notare come la percentuale di aborti non sicuri nel mondo sia ancora del 45%.

Continuano poi le analisi sullo sport, in cui le donne hanno potuto concorrere sempre più tardi rispetto agli uomini, sui reati sessuali sui bambini, sulla pornografia e l’incidenza del cancro al seno e poi si arriva al macrotema del lavoro. Il divario salariale è ancora troppo ampio: solo in Islanda c’è una legge del marzo 2018 che rende illegale il divario salariale di genere. Poi si analizzano temi più ampi, come l’inquinamento, la vita conseguente delle donne nei luoghi più inquinati, il livello di istruzione e tante altre cose.

Una volta conclusa la lettura di questo Atlante rimane addosso una sensazione enorme di ingiustizia: si capisce che ci sono tanti settori in cui bisogna ancora lavorare, che nella mentalità comune le donne sono ancora inferiori, sono ancora una proprietà, è obbligo degli uomini proteggerle e tenerle al guinzaglio. Viviamo ancora in un mondo ingiusto ed è compito di tutti conoscere oggettivamente i dati e sapere. Consiglio a tutti la lettura de L’Atlante delle donne di Joni Seager: certe cose sono troppo importanti.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: AddEditore
Pagine: 197
Prezzo: 19,50€
Voto: 10/10

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La ricamatrice di Winchester – Tracy Chevalier

La ricamatrice di WInchester di Tracy Chevalier è un libro pubblicato nel 2019 da Neri Pozza Editore e si tratta del decimo romanzo dell’autrice.

Per me è stato il primo approccio con questa autrice di cui avevo sentito tanto parlare ma di cui non avevo ancora letto nulla.

La protagonista di questo romanzo è Violet Speedwell, una donna di trentotto anni che vive a Southampton con sua madre. Durante la prima guerra mondiale ha perso sia il fratello maggiore che il suo fidanzato. E, dopo questa perdita, non ha più intrapreso una relazione.

Questo la costringe al ruolo di zitella agli occhi di tutti, anche a quelli del fratello minore e della madre. Quest’ultima, soprattutto, non fa altro che lamentarsi di tutto e mortificare la figlia.

Per fuggire almeno dalla presenza scura della madre, Violet decide di trasferirsi da sola da Southampton a Winchester. Qui, oltre che proseguire il suo lavoro come dattilografa presso un’agenzia assicurativa, si appassiona al ricamo tanto da entrare a far parte del gruppo delle ricamatrici di Winchester, un gruppo di donne che ricamano cuscini per i fedeli della cattedrale.

A Winchester Violet diventerà amica di Gilda, un’altra ragazza nubile come lei, ed incontrerà Arthur, l’uomo che le farà finalmente ribattere il cuore ma sarà un amore problematico.

Inoltre anche nella sua nuova vita dovrà fare i conti con i pregiudizi della gente per quanto riguarda le ragazze nubili e che vivono da sole senza contare i pettegolezzi e i bigottismi tipici della vita di provincia.

Riuscirà a trovare un posto nella società facendosi scivolare addosso i pettegolezzi?

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Tracy Chevalier, con questo romanzo, ci racconta quella che è la vita e la condizione delle donne all’indomani della Grande Guerra in un Paese come l’Inghilterra.

Uno spaccato della vita negli anni Trenta dove, nonostante l’avanzare della tecnologia e il cambiamento dovuto alla guerra, ci si scontra ancora con pregiudizi purtroppo ancora molto attuali: un velato disprezzo misto a compatimento per le donne che, vicine ai quarant’anni, non sono sposate e non hanno figli e si mantengono da sole. Un disprezzo più marcato per quelle donne che non hanno paura di dimostrare amore verso un essere umano dello stesso sesso poiché condizione innaturale contro natura.

Violet rispecchia in pieno la figura femminile all’epoca disprezzata: desiderosa di amare ed essere amata, che non disdegna il piacere fisico, in continua lotta per la sua libertà personale ma in continuo conflitto con quello che la società si aspetta ed impone.

Molto forte qui è la componente psicologica: in una storia apparentemente normale spiccano forte i pensieri e i desideri di una donna con tutte le sue fragilità ma con un carattere molto forte e volitivo.

Stilisticamente parlando ci troviamo davanti una narrazione molto semplice, con un linguaggio alla portata di tutti, una penna che si legge con facilità in piena armonia con la storia raccontata. Molto belle le parti descrittive sia delle bellezze religiose che di quelle rurali.

La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier non sarà una storia di quelle che lasciano il segno ma è sicuramente una storia che vale la pena di leggere e di una buona godibilità.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Neri Pozza
Pagine: 288
Prezzo: 18.00€
Voto: 7/10

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Il risveglio – Kate Chopin

Il risveglio è un racconto lungo di Kate Chopin, nata nel 1850 e morta nel 1904, considerata una delle progenitrici del romanzo femminista del XX secolo.

Protagonista del racconto è Edna Pontellier, giovane ventottenne americana, sposata con Leonce Pontellier, ricco uomo d’affari. La coppia ha due figli e sta passando l’estate a Grand Isle, un isolotto nello stato del Louisiana. Edna è un animo puro e sincero, non è abituata ai sotterfugi dell’alta società, agli scandali arrossisce con molto pudore. Per tale ragione è diversa dal resto della compagnia: da Madame Lebrun e dai suoi figli Victor e Robert, da Madame Ratignolle, che con Monsieur Ratignolle ha due figli e sta aspettando il terzo. Non conosce il mondo delle relazioni extraconiugali e di ciò che conviene o non ad una donna sposata.

Qualcosa però cambia all’improvviso: Edna quasi risvegliandosi da un lungo sonno, nota Robert e la sua bellezza, il suo charme, vede l’acqua cristallina del mare, impara a nuotare e si spinge un po’ di più oltre i suoi limiti. La sua amicizia con Robert nel corso dell’estate diventa sempre più forte: Edna, che aveva imparato ad amare il marito, viene scossa dalla passione dei sensi che Robert le scatena. Robert un giorno parte per il Messico, ben presto le vacanze finiscono e si avvicina sempre più il momento del ritorno a casa a New Orleans.

Qui comincia l’autunno e Edna comincia a risvegliarsi sempre di più: capisce di essere una donna e di avere diritto ad essere felice, di non dover dipendere nelle scelte dal marito. Inizia a dipingere, ad uscire da sola quando vuole, senza per forza accampare delle motivazioni e delle visite. Leonce la vede sempre più strana e si rivolge al dottore per chiedere consiglio: quest’ultimo, capendo sotto sotto che probabilmente nella vita e nel cuore di Edna ora c’è un altro uomo, suggerisce al marito insoddisfatto di lasciarla fare, prima o poi le passerà.

Le ribellioni di Edna diventano sempre più forti: durante le lunghe assenze del marito il suo salotto viene frequentato da Arobin, uomo bellissimo e allo stesso tempo con la fama di dongiovanni. Il desiderio di indipendenza spinge Edna a decidere addirittura di affittare una villetta poco distante, con solo quattro stanze, in cui possa portare tutte le sue cose e sentirsi davvero a casa. Tutto sembra procedere bene, almeno fino a che non torna Robert dal Messico.

Edna Pontellier è un personaggio molto pacato e che difficilmente si riesce a dimenticare: il suo risveglio avviene lentamente, riusciamo a entrare nella sua mente e a cogliere il suo dissidio, i suoi dubbi, ciò che si nasconde dietro al sorriso. Kate Chopin ci presenta una donna che scopre di essere tale e che scopre soprattutto di essere un essere umano col diritto di essere felice e di scegliere per la propria vita, senza sacrificarsi per gli altri. Rimane il contesto storico e sociale di un America di fine Ottocento in cui la libertà delle donne veniva ben poco contemplata: non è detto che il risveglio spirituale e morale di Edna si traduca poi in un destino felice. D’altronde è una moglie, suo marito è molto ricco, è madre di due bambini e soprattutto la società opprimente parla.

Ad arricchire l’edizione RBA che possiedo sono presenti altri racconti molto brevi, scenette e sketches con protagoniste donne che affrontano baci rubati, sigarette misteriose, uomini sconosciuti che le sorprendono e fanno scattare in loro qualcosa. Kate Chopin scrisse tantissimi racconti nella sua breve vita, purtroppo a noi italiani ne sono giunti molto pochi.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Rba
Pagine: 218
Prezzo: 9,90€
Voto: 8/10

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Daddy – Emma Cline

Daddy di Emma Cline è il terzo libro pubblicato in Italia da Einaudi Editore e lo si può trovare in libreria dallo scorso 9 febbraio.

Della Cline avevo letto e amato Le ragazze il suo romanzo d’esordio e per questo ero molto incuriosita da questo nuovo libro.

Si tratta di una raccolta di dieci racconti, ognuno dei quali descrive uno spaccato di vita di alcuni personaggi.

Si passa così dalla famiglia apparentemente perfetta che si riunisce sotto lo stesso tetto per festeggiare il Natale alla commessa, anche lei apparentemente felice, che si ritrova a vendere la propria biancheria su internet per tirare su qualche soldo extra e un po’ di pathos.

Abbiamo poi lo spaccato di una ragazzina, una baby sitter, che si deduce abbia provocato qualche scandalo e che si rende conto che le piace essere al centro dell’attenzione oppure un padre, ex regista famoso, che tenta di essere contento per la carriera intrapresa dal figlio ma non fa che rimpiangere la sua vita passata.

Questi sono solo alcuni dei personaggi che popolano questa raccolta.

Personaggi incompiuti, infelici e problematici. Una serie di vicende in cui l’apparenza è completamente diversa da quella che è la realtà ed entrambe risultano comunque di una tristezza infinita.

Ammetto di avere da sempre un problema con i racconti: mi ritrovo sempre insoddisfatta, con quella sensazione di mancanza che non appaga la mia curiosità di lettrice.

Con questa raccolta la mia insoddisfazione ha raggiunto livelli altissimi: questi racconti non hanno un inizio e, ancora peggio, mancano di fine.

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Emma Cline ha iniziato a raccontare le vicende di questi personaggi di punto in bianco e non ha ritenuto opportuno, o degno, dargli un finale. Come quando, camminando per strada, ti capita di assistere ad una scena ma poi continui per la tua strada: non sai chi siano quelle persone, non capisci bene cosa stia succedendo in quel momento e non sai come andrà a finire la storia.

Questo per me è stato un forte handicap soprattutto a fronte di una scrittura inconfondibile e ben delineata. Perché lo stile della Cline ti rapisce, rende la lettura un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, un linguaggio diretto e senza inutili fronzoli che attira il lettore e lo invoglia alla lettura.

Ma qui, proprio sul più bello, proprio nel momento in cui quella magia a cui l’autrice ci ha abituati stava per compiersi, ecco la fine della storia: una fine non fine, un colpo di rasoio dato a recidere un filo nel mezzo.

Quello che rimane, alla fine del libro, è una serie di personaggi negativi, egoisti e infelici. Un campionario di umanità che lascia poco spazio alla speranza e alla fiducia nel futuro e nelle nuove generazioni.

Daddy di Emma Cline è un libro di cui salvo solo il modo in cui è scritto. Per il resto è stata una lettura che poco mi ha lasciato se non un grande senso di fastidio.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 231
Prezzo: 17.50€
Voto: 6/10

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Basta un caffè per essere felici – Toshikazu Kawaguchi

Uscito a gennaio per Garzanti editore, Basta un caffè per essere felici è il seguito del romanzo best seller del 2020 Finchè il caffè è caldo di Toshikazu Kawaguchi. L’autore nel primo capitolo ci aveva presentato il caffè Funiculì Funiculà, dove è possibile viaggiare nel tempo. Le regole sono tante: innanzi tutto per viaggiare nel tempo, che si voglia andare nel passato o nel futuro, bisogna sedersi su una sedia occupata tutto il giorno da una donna in bianco, un fantasma. Il fantasma si alza solo una volta durante il giorno, mai allo stesso orario, per andare in bagno e la finestra temporale per il viaggio è possibile solo in quel momento. Una volta seduti ci si deve ricordare che nel passato o futuro non si può cambiare il presente, non ci si può alzare dalla sedia, pena il salto immediato nel presente, e si deve bere il caffè finchè è caldo: se si dovesse raffreddare si morirebbe e si diventerebbe fantasmi.

Regole tanto ferree che sembra anche impossibile che qualcuno decida di viaggiare in ogni caso, anche perchè si può viaggiare solo una volta. Eppure già dal primo capitolo qualcuno aveva tentato: dalla donna che voleva tornare nel passato per dire al fidanzato che lo avrebbe aspettato mentre era lontano per lavoro, alla moglie tornata indietro per parlare con il marito malato di alzheimer; dalla ragazza che decide di tornare indietro per poter parlare con la sorella, fino alla moglie del proprietario del caffè, Kei, che nel futuro voleva avere conferma della vita della sua piccola Miki e incontrarla almeno una volta prima di morire di parto.

In questo secondo capitolo reincontriamo Nagare, padre di Miki che ormai ha sei anni, Kazu, la cameriera e addetta a versare il caffè per il viaggio nel tempo. Conosciamo Kyoko, la cui madre ormai da tempo ama il caffè servito in questo locale, che da quando l’anziana sta in ospedale per un tumore maligno, ogni giorno viene col figlio Yosuke a prendergliene uno da asporto. In quattro macrocapitoli assistiamo a quattro viaggi. Il primo è Gotaro: ai tempi della scuola aveva un grande amico in Shuichi, che in un periodo di difficoltà lo ha aiutato a rialzarsi; da quel momento Gotaro ha un debito di riconoscenza nei suoi confronti, soprattutto perchè poco tempo dopo Shuichi e la moglie avevano perso la vita in un incidente d’auto e Gotaro aveva adottato la loro figlioletta crescendola come se fosse sua figlia e senza dirle la verità. Poi abbiamo pochi mesi dopo il viaggio di Kiyoshi, fratello di Kyoko, che da ragazzo voleva diventare maestro vasaio ed era partito per Kyoto lasciando la madre e la sorella. Non sapeva della malattia della madre e la notizia della sua morte lo ha destabilizzato, in un periodo in cui non se la passava neanche bene economicamente. Kiyoshi è arrivato al caffè per rivedere sua madre e regalarle un sorriso dopo tanto tempo, prima della sua morte.

Nei due capitoli successivi assistiamo al tentativo di un viaggio dal passato al futuro, di un ragazzo che vuole reincontrare la sua fidanzata di allora e assicurarsi che sia felice e che non stia ancora patendo per la sua perdita, mentre nell’ultimo un investigatore torna indietro di trent’anni, per consegnare un regalo di compleanno alla moglie che avrebbe perso la vita quella notte stessa in una rapina.

Ritroviamo la dolcezza dei sentimenti a cui già eravamo stati abituati dal primo romanzo, alcuni nodi dei personaggi principali vengono al pettine, scopriamo qualcosa di più su Kazu, la ragazza taciturna che non sorride mai e che sembra sempre infelice: scopriamo chi si nasconde dietro al fantasma della donna in bianco e conosciamo qualcosa di più del potere di versare il caffè che fa viaggiare nel tempo, capacità che si eredita di donna in donna nella famiglia.

Basta un caffè per essere felici è un romanzo che con la sua dolcezza mantiene la bellezza del primo romanzo, non delude il lettore, ma continua a trascinarlo all’interno di questo locale, tra i tre orologi appesi alla parete e il caffè che effonde il suo aroma nell’aria. Non vedo l’ora che anche i capitoli successivi, dovrebbe essere quattro in totale, vengano pubblicati.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Garzanti
Pagine:  172
Prezzo: 16€
Voto: 10/10