Scomparsa il 28 marzo del 1941, ottant’anni fa, ricordo Virginia Woolf grazie alla biografia uscita in edicola per l’editore RBA, scritta da Alba Gonzales Sanz. Virginia Woolf è stata una figura incredibilmente complessa: figura a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha avuto un’educazione prettamente vittoriana e se ne è discostata negli anni della maturità arrivando a rivoluzionare la sua vita, seguendo un’idea di donna completamente diversa.
Nacque il 25 gennaio del 1882 dalle seconde nozze dei genitori Leslie Stephen e Julia Prinsep Jackson, entrambi con figli. Prima della nascita di Virginia i coniugi Stephen ebbero un’altra figlia, Vanessa, che diventerà Vanessa Bell e la migliore amica della sorella minore. La famiglia viveva a Londra e trascorreva le estati in Cornovaglia. L’infanzia di Virginia fu sconquassata dal rapporto con i figli nati di primo letto della madre: George Duckworth di dodici anni più grande abusava senza problemi della sorellina (molto probabilmente anche di Vanessa) di sei anni che da quel momento non si sarebbe mai tolta dalla mente le mani del ragazzo su di sè e tra le sue gambe, con conseguenze durature per la sua vita sessuale. Inoltre Virginia iniziò fin dall’adolescenza a presentare segni nervosi, di allucinazioni, febbri nervose, che si acuirono quando nel 1895, la madre morì. Virginia ricorderà sempre il momento in cui aveva visto accanto al letto della moribonda una figura in attesa e come poco dopo la madre fosse spirata.
Da quel momento il padre, Leslie Stephen, cadde in una depressione che lo spinse sempre più a maltrattare le figlie e a pretendere le attenzioni che gli dava la moglie, sfogandosi così sulla figlia di primo letto di Julia, Stella, che fu costretta a fargli da infermiera e fare da madre per Vanessa e Virginia. Le due nel mentre poterono approfondire i loro studi, Vanessa nell’arte e Virginia nella letteratura e nel greco. Stella nel 1897 morì e le redini della famiglia passarono a Vanessa che aveva diciotto anni. Le angherie del padre continuarono, assieme a quelle del fratello George che in quanto fratello maggiore si assunse il ruolo di chaperon di Vanessa e poi di Virginia nelle feste, nel tentativo di trovare loro un buon partito da sposare, facendogli da padre, amico, fratello e amante.
Solo con la morte del signor Stephen nel 1904, pur significando tanto dolore, soprattutto per la nostra scrittrice che dal padre aveva sempre avuto la spinta per sviluppare la sua passione nella scrittura, le due ragazze poterono affrancarsi dal giogo famigliare, andando a vivere da sole col fratello Thoby. I tre fratelli crearono il famoso Bloomsbury group, uno dei salotti letterati più famosi del secolo scorso: luogo di ritrovo per intellettuali, uomini, donne, omosessuali, che per i più conducevano vita scandalosa. Le sorelle Stephen che vivevano da sole con altri uomini destavano scalpore. Poi un giorno Vanessa si sposò segnando un distacco con la sorella, che fino a quel momento non aveva mai sentito il bisogno di sposarsi e che pensava che le due avrebbero potuto continuare questo connubio culturale per sempre. Intanto Virginia aveva iniziato a scrivere i romanzi che le avrebbero portato fama e che avrebbero segnato una svolta nella letteratura di tutti i tempi.
La vita di Virginia continuò, tra cadute nervose, periodi di estrema depressione e di febbre legati alla scrittura e al sentirsi inadatta. Virginia aveva estrema paura delle critiche al suo lavoro, faceva più stesure dei suoi romanzi, li rielaborava anche per anni, li faceva leggere ad amici, a Vanessa e poi a Leonard Woolf, quello che sarebbe diventato poi grande amico e compagno di vita, l’uomo che mai l’avrebbe abbandonata.
Virginia Woolf è una figura di estrema importanza per la letteratura, si inserisce all’interno del filone delle scrittrici donne che hanno costituito una svolta per il mondo delle lettere. Da Gita al faro all’Orlando dedicato all’amica Vita Sackville, dal famosissimo Una stanza tutta per sè a Le Tre ghinee, passando per i saggi scritti all’inizio della sua carriera per mantenersi, fino alla stesura dei diari. Virginia Woolf è interessante da studiare e da analizzare, da leggere per conoscere l’animo di una donna così importante, che arrivata a quasi sessant’anni decise di suicidarsi, quando ormai la Seconda Guerra Mondiale era cominciata da un pezzo e quando ormai anche il suo spirito letterario iniziava a perdere colpi.
Carissimo,
sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.
Virginia Woolf entrò per l’ultima volta nel fiume Ouse, lasciandosi annegare con un sasso pesante nella tasca, il 28 marzo 1941. Da allora sono passati ottant’anni, eppure Virginia vive ogni volta che un suo libro viene letto, ogni volta che una donna si ricorda di chi ha lottato per la sua libertà.