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Nova – Fabio Bacà

Nova di Fabio Bacà è un romanzo pubblicato lo scorso 7 ottobre 2021 dalla casa editrice Adelphi ed è in lizza per la vittoria del Premio Strega 2022.

Si tratta del secondo romanzo dell’autore che ha esordito, sempre con Adelphi, con il romanzo Benevolenza Cosmica nel 2019.

Davide è un neurochirurgo ormai affermato che vive a Lucca insieme alla moglie Barbara e al figlio adolescente Tommaso.

La sua vita sembra procedere su binari piuttosto tranquilli: una routine familiare ben consolidata e un lavoro a cui si dedica anima e corpo nell’attesa (e nella speranza) di salire quel gradino che lo porterà ad essere primario del suo reparto.

Quello che però Davide nasconde dietro una parvenza di uomo che odia la violenza è il fatto che, in realtà, sia un vero e proprio vigliacco. Fatto che acquista quasi una forma reale quando assiste al tentativo di un uomo di rimorchiare sua moglie: Davide si nasconde, guarda la scena come se non lo riguardasse, lasciando che sia un estraneo a togliere di mezzo l’indesiderato.

Quasi casualmente, un giorno, lo stesso estraneo si ritrova sulla via di Davide. Intenzionato a saperne di più, Davide lo segue. Farà così la conoscenza di Diego, uno strano individuo, quasi un monaco, dal passato burrascoso, che diventerà una sorte di mentore.

Ma come cambierà la tranquilla vita di Davide con l’arrivo di Diego?

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Fabio Bacà ci racconta la storia di una vita ordinaria che, improvvisamente, deraglia da quelle che sono le sue rotaie, il suo percorso sicuro.

Davide è un uomo che dall’oggi al domani si trova a fare i conti con la parte più profonda di sé, con le sue paure più nascoste. E se questo, per molti, potrebbe essere una nota positiva, per il protagonista di questo romanzo non lo è: fare i conti con i suoi demoni lo porterà a diventare l’opposto di quello che è sempre stato, ad agire impulsivamente senza rendersi conto di quali potrebbero essere le conseguenze mettendo in serio pericolo la propria famiglia.

Se da un punto di vista psicologico questo romanzo si rivela estremamente interessante e regala qualche punto di riflessione è dal punto di vista stilistico che si iniziano a riscontrare seri problemi.

Il linguaggio usato da Bacà è pomposo, desueto, costantemente alla ricerca di una ricercatezza linguistica spinta agli estremi. Se a questo poi si aggiunge la massiccia presenza di termini tecnici dovuti alla professione del protagonista (neurochirurgo) ci si ritrova davanti un libro che si fa fatica a leggere.

Inoltre ci sono delle scelte narrative inspiegabili, coincidenze che hanno quasi del ridicolo, scene che per me non hanno senso. Il tutto poi ridotto ad un finale che finale non è: troppe questioni lasciate in sospeso, troppe domande aperte, nessuna chiusura del cerchio.

Nova di Fabio Bacà aveva un potenziale ma è stato sprecato dall’autore. Quello che rimane è la consapevolezza che Bacà possiede una vasta conoscenza della lingua italiana, in uso e non.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Adelphi
Pagine: 279
Prezzo: 18.00€
Voto: 4.5/10

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Randagi – Marco Amerighi

Randagi di Marco Amerighi è un romanzo pubblicato nel 2021 dalla casa editrice Bollati Boringhieri.

Quest’anno il romanzo è in gara per il Premio Strega 2022 e fa parte della dozzina semifinalista.

A Pisa vive, da generazioni, la famiglia Benati. Secondo la mamma di Pietro, ultimo Benati, sulla famiglia grava una maledizione che colpisce tutti gli uomini: prima o poi tutti scompaiono in maniera misteriosa per un periodo per poi ricomparire in maniera altrettanto misteriosa.

E così Pietro è lì che, con il passare degli anni, si chiede quando verrà il suo turno. Ma il destino ha progetti diversi per lui. A sparire sarà suo fratello Tommaso, genio della matematica, campione di calcio e figlio perfetto.

Il rapporto tra i due fratelli era molto stretto seppur con due caratteri diametralmente opposti: mentre Tommaso è spigliato, arguto ed espansivo Pietro è chiuso, schivo, non eccelle in nulla e si sente fuori posto ovunque vada.

Dopo aver deciso di provare a sfondare nella musica, a causa di uno scandalo che investe la famiglia, Pietro decide di mollare tutto e di volare in Spagna. Qui, dopo anni, incontra Laurent e Dora. Due persone anni luce lontane da lui ma che, al suo pari, portano un peso da tutta una vita.

Le loro anime disastrate si riconoscono e si uniscono anche se in modi del tutto improbabili e contorti. Che ne sarà di Pietro?

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Marco Amerighi ci consegna un romanzo dalla trama densa, mai scontata e sempre avvincente.

La storia di Pietro può essere la storia di ognuno di noi: introverso, con pochi amici e altrettanti pochi slanci emotivi. Cresciuto all’ombra di un fratello perfetto diventa prigioniero della vita che egli stesso si costruisce attorno.

Un’anima consumata, affranta, vittima della rabbia che gli è cresciuta dentro. Un’anima che riconosce due anime affini ma con cui, comunque, poco riesce ad approcciarsi.

Lo stile di Amerighi è raffinato, diretto e colloquiale che trascina il lettore nella vita di Pietro e lo rende partecipe e non mero spettatore.

Importantissima è la caratterizzazione psicologica di ogni singolo personaggio: dolore, rabbia, rifiuto, lutto, rielaborazione e tornare a vivere. Questi li elementi salienti che rendono questo romanzo profondo ed estremamente reale.

Randagi di Marco Amerighi è uno di quei romanzi che, appena terminato, lascerà il lettore con un senso di vuoto alla bocca dello stomaco e la voglia di tornare indietro per carpire ancora di più il suo significato.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 400
Prezzo: 18.00€
Voto: 8/10

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Quel maledetto Vronskij – Claudio Piersanti

Giovanni, il protagonista di Quel maledetto Vronskij di Claudio Piersanti, è sposato con Giulia. Poco più che quarantenne ha lavorato nel mondo dell’editoria e poi ha aperto una tipografia, dove lavora solo lui. Carattere riservato, docile, protettivo, ama sua moglie Giulia con tutto il cuore, aiutandola nel difficile periodo della sua malattia.

In Germania vive la figlia, soprannominata La Piccola; i due vivono una vita tranquilla, in un appartamento in affitto con giardino. Giulia si occupa di curare le piante e la coppia vive una routine quotidiana fatta di semplici gesti e tranquillità. Tutto cambia quando un giorno Giulia sparisce lasciando un biglietto. La donna ha ricevuto il referto medico di avvenuta guarigione e, da un momento all’altro, abbandona la casa e Giovanni.

L’uomo si ritrova così a non sapere neanche lui bene il perchè la sua amata se ne sia andata. Inizia per lui un periodo di solitudine in cui gli unici a stargli vicino sono la cugina Bruna, che gli porta i pasti a casa e Gino, l’amico di sempre, che discute periodicamente con la compagna Nina. Un giorno Giovanni guardando tra i libri di Giulia trova una copia di Anna Karenina: il classico russo in due tomi attira la sua attenzione e il font molto piccolo gli dà un’idea. Giovanni ricopierà il testo nel suo studio, nel font che preferisce, con carattere e interlinea adatti ad una lettura fluida e regalerà a quest’unica copia una rilegatura verde con le scritte dorate, da donare chissà, prima o poi a Giulia.

Così Giovanni conosce Karenin e Anna, lui marito distratto e presto tradito, lei giovane madre che si innamora di Vronskij, verso cui il tipografo proverà rabbia e invidia, immaginandosi un probabile Vronskij anche nella vita di Giulia. Kitty e Lenin invece attireranno le sue simpatie. Per compiere questo lavoro Giovanni inizierà ad abitare nel retro del negozio di tipografia, dormendo su un divano troppo corto per lui e lavandosi con un misero lavandino.

Quel maledetto Vronskij è una storia molto dolce, di un uomo che deve affrontare la solitudine, la tristezza e depressione; ma è anche una storia di rinascita, di analisi di sè e della vita condotta con la persona che si è sposata. Una storia di ritorni che affascina il lettore che si chiede: Giovanni tornerà ad essere felice nel suo microcosmo? Ne troverà un altro in cui vivere? Claudio Piersanti ha scritto un romanzo delicato e tenero, ambientato in una Milano dei primi anni 2000 che affascinerà chiunque si troverà davanti queste pagine.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Rizzoli
Pagine:
 234
Prezzo: 18€
Voto: 8,5/10

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Divorzio di velluto – Jana Karsaiova

Divorzio di velluto di Jana Karsaiova è un romanzo edito da Feltrinelli, candidato al Premio strega 2022. Voce narrante è Katarina, una giovane slovacca che da Bratislava si è trasferita anni prima a Praga, in Repubblica Ceca. Qui si è sposata precocemente con Eugen. Torna a Bratislava per le vacanze di natale da sola, senza di lui. Al suo arrivo trova una madre indisponente, la cui solitudine e frustrazione traspare dalle parole con cui le chiede dove sia Eugen, perchè sia da sola; trova un padre silenzioso, un fratello che si è realizzato nell’armonia familiare con la madre e la figlia.

A Bratislava ci sono anche le amiche dell’università, tra cui Viera, tornata anche lei per le vacanze, che vive però da anni in Italia. Katarina e Viera avevano studiato l’italiano, avevano avuto un’insegnante comune, Barbara, per cui Viera si era presa una cotta che l’avrebbe portata a inseguirla e a cercare di mettere radici altrove.

Katarina poi racconta della sua relazione con Eugen, del loro matrimonio avvenuto troppo presto, della felicità dell’inizio e dell’abbandono da parte di lui poche settimane prima. Il tutto si mescola con la storia di due popoli e di due nazioni che fino all’inizio del 1993 erano stati uniti nella Cecoslovacchia; viene raccontata la decisione presa senza referendum popolare di separare i due stati, di ciò che ha significato per tanti trovarsi stranieri in casa propria, di cosa significhi vivere in un Paese e vedere come le radici possano essere sradicate in pochissimo.

Questi sentimenti si mescolano con la ricerca di un posto nel mondo in cui sentirsi a casa, ben accetti, cittadini del mondo. Katarina e Viera affrontano le delusioni, le disavventure, gli abbandoni cercando il proprio angolo di cielo, sotto cui vivere e amare ancora.

Divorzio di velluto è un romanzo che attraverso il racconto intimo di Katarina e Viera affronta tematiche universali e storiche importanti. Personalmente non conoscevo la storia della Cecoslovacchia, se non per grandi linee, è stato interessante leggerne e avere un’infarinatura che sicuramente sarà da approfondire. Il lato umano delle vicende mi ha colpito molto, ho percepito la solitudine, la ricerca di un luogo in cui sentirsi a casa, la necessità di mettersi in gioco e cambiare come cambiano le possibilità, per continuare a cercare la felicità o comunque qualcosa che le si avvicini. Jana Karsaiova ha scritto una bella storia, che si lascia leggere velocemente, con una bella scrittura e tematiche forti.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Feltrinelli
Pagine: 158
Prezzo: 15€
Voto: 8,5/10

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Borgo Sud – Donatella Di Pietrantonio

Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio è un romanzo estremamente duro e famigliare. Protagonista è l’Arminuta, già voce narrante e personaggio del romanzo omonimo. L’arminuta è ormai una donna adulta, vive a Grenoble dove insegna all’università, ha un vicino di casa con cui divide le cure di un gatto senza tetto. Un giorno riceve una telefonata che la richiama in Italia.

Torna quindi in Abruzzo, la terra dove ha vissuto con la sorella Adriana, con i suoi genitori, in una famiglia dove non si è mai sentita amata; la terra dove aveva conosciuto Pietro e lo aveva sposato, vivendo con lui per diversi anni, per divorziare poi. Qui pian piano apprendiamo la storia di Adriana: un’adolescenza scapestrata, la poca voglia di studiare, il buttarsi nelle situazioni più disparate, l’amore con Rafael, le sparizioni e le liti con la madre.

La narrazione si sposta avanti e indietro nel tempo, senza soluzione di continuità: siamo nel presente in una stanza d’albergo, siamo all’università con l’arminuta e il suo professore, Adriana che cucina pesce; siamo in un altro periodo delle loro vite, quando Adriana scappa di casa con un bambino appena nato, Vincenzo, come quel loro fratello morto da tempo. E vediamo le due sorelle litigare per i soldi, la scoperta sempre più graduale della verità da parte dell’arminuta su Adriana: i debiti di Rafael, il silenzio e i segreti con i genitori. Poi entriamo nel matrimonio dell’arminuta e di Pietro, un matrimonio tra due solitudini, tra due figli che si sono sempre sentiti non amati o non compresi: l’arminuta da bambina è cresciuta lontana dal paese, Pietro si è sempre sentito in difetto rispetto ad una famiglia che lo voleva perfetto. Cominciano i segreti, i ritardi, le notti passate nei bar e fuori casa.

E leggendo apprendiamo sempre più cose, il segreto di Pietro, la vita difficile di Adriana e la maledizione a cui l’ha condannata la madre, la paura e il bisogno di essere amata dell’arminuta, il motivo per cui è stata richiamata in Italia e per chi. Il tutto avviene nello sfondo di un Abruzzo di pescatori, del Borgo Sud, di una realtà rurale che profuma di pesce e salsedine.

Passano altri ricordi, affollati, in disordine. La memoria sceglie le sue carte dal mazzo, le scambia, a volte bara.

Borgo Sud è un romanzo che ci racconta la storia di una donna, la sua ricerca dentro di sè, dentro il suo passato, dentro la sua famiglia e dentro una terra non sempre pacifica. Lo stile è scorrevole, nonostante i continui salti temporali destabilizzino un po’ e creino confusione. Ho trovato pure un po’ difficoltoso il non riuscire a dare un nome alla protagonista, che rimane quasi senza identità all’interno del libro.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 168
Prezzo: 18.00€
Voto: 7/10

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Il pane perduto – Edith Bruck

Il pane perduto di Edith Bruck è un romanzo pubblicato il 21 gennaio 2021 dalla casa editrice La Nave di Teseo ed è uno dei candidati al Premio Strega 2021.

Si tratta di un romanzo autobiografico in cui la Bruck racconta, non per la prima volta, la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti e la successiva libertà.

Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi.

Edith era una bambina allegra, solare e curiosa. Amava la vita, amava la sua famiglia povera, amava i suoi amici ed amava andare a scuola. Correva scalza per le vie del suo paesino in Ungheria e pensava che un giorno avrebbe potuto risollevare le sorti della propria famiglia.

Ma ben presto tutto cambia: le prime legge razziali, la diffidenza, il modo di rapportarsi. Iniziano a sparire le amiche, le loro famiglie. Il clima è teso. Finché un giorno non vengono a portare via anche loro.

Separata dalla madre ad Edith, diventata la prigioniera 11152, non rimane che aggrapparsi alla sorella Judith. Vivranno, sopravvivranno, in simbiosi per tutti gli spostamenti: Auschwitz, Dachau, Bergen – Belsen. Poi, finalmente, la tanto agognata libertà.

Ma quanto può essere difficile riconquistare un posto nel mondo quando da quel mondo sei rimasta estraniata per anni? La libertà non rappresenta il risveglio da un incubo ma probabilmente la sua continua.

Edith non si sente a posto in nessun luogo, non ha la convinzione di Judith che per loro non c’è altro posto che la Palestina, la terra promessa ai suoi avi. Cerca di riprendere i contatti con i familiari rimasti in vita ma anche qui le cose non durano, non funzionano.

Sarà un altro lungo peregrinare, forse meno penoso dei campi di prigionia, ma altrettanto duro e difficile. Finché un giorno, finalmente, Edith ritroverà il suo posto nel mondo.

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Il romanzo è un piccolo concentrato di strazianti verità, forte, crudo eppure il tutto è un reso con un linguaggio sì essenziale ma quasi delicato, come se l’autrice volesse farci entrare nella sua vita, negli strazi dell’epoca, ma in punta di piedi.

Per tutto il romanzo si sente fortissimo una sorta di distacco, come se ogni fase rompesse qualcosa nella protagonista e nel mondo che la circonda e lei lasciasse indietro una parte di sé pur di poter sopravvivere.

Naturalmente credo sia inutile specificare che l’impatto psicologico è forte e ben designato sia per la storia sia per l’effetto che lascia sul lettore. È un romanzo che fa riflettere, inorridire e raggiunge perfettamente lo scopo: NON DIMENTICARE MAI.

Seppure, come dice l’autrice stessa, la deriva che oggi si sta lentamente materializzando è assai simile a quella dell’epoca:

Da figlia adottiva dell’Italia, che mi ha dato molto più del pane quotidiano, e non posso che essergliene grata, oggi sono molto turbata per il Paese e per l’Europa, dove soffia un vento inquinato da nuovi fascismi, razzismi, nazionalismi, antisemitismi, che io sento doppiamente; piante velenose che non sono mai state sradicate e buttano nuovi rami, foglie che il popolo imboccato mangia, ascoltando le voci grosse nel suo nome, affamato com’è di identità forte, urlata, e italianità pura, bianca; che tristezza, che pericolo.

Il pane perduto di Edith Bruck è un romanzo che ci racconta un passato pericolosamente presente, un monito per la parte sana del mondo che invita a conoscere e non dimenticare proprio per evitare il ripetersi di certe oscenità.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 126
Prezzo: 16.00€
Voto: 9/10
    

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Splendi come vita – Maria Grazia Calandrone

Splendi come vita di Maria Grazia Calandrone è uno dei dodici libri candidati al Premio Strega 2021. Edito da Ponte alle Grazie questo romanzo si presenta come una lettera d’amore, ma anche come racconto di una vita, ricca di disamore. Maria Grazia racconta la sua esperienza di bambina adottata: nel 1965 il suo caso finì su tutti i giornali. La madre e il padre biologici, lei già sposata con un altro uomo, lui incapace di crescere una famiglia, l’avevano abbandonata a Roma con un biglietto e si erano poi gettati nel Tevere.

Allora Maria Grazia aveva solo pochi mesi e fu adottata da Ione e Giacomo Calandrone, lei ormai aveva 50 anni quasi e faceva l’insegnante, lui era dirigente del PCI (Partito Comunista Italiano), non avevano avuto figli biologici. Maria Grazia scopre a soli quattro anni di essere stata adottata: suo padre non è il suo vero padre e la sua mamma non è la sua vera mamma, eppure lei la ama così tanto.

Da allora comincia per la piccola una rincorsa in cerca di un amore che sembra sempre più sfuggirle dalle mani e scappare lontano. Amore misto alla paura di essere abbandonata: si fa mille domande quando Ione tarda a tornare a casa dal lavoro, ama stare con lei, dormire nel lettone al posto del padre lontano per lavoro. Maria Grazia cresce, ha tante passioni, alcune pure strane, viene mandata più volte in collegi dove puntualmente viene cacciata: una volta addirittura libera un topolino da una trappola. La Maria Grazia adulta dedica anche pagine stupende a quel padre che dai suoi viaggi aerei custodiva per lei dei piccoli tesori: i crackers o le salviette profumate

Così sai che ti penso sempre. Così voli con me. Qui si fondano odore e sapore di ogni volo futuro. L’amore è vero e senza lontananza.

Poi Giacomo Calandrone muore quando Maria Grazia ha solo undici anni e sembra che dentro Ione si rompa qualcosa, un qualcosa che pian piano la porterà a declinare mentalmente e fisicamente, pur rimanendo estremamente bella

Fu così che smise di vedermi. Fu così che iniziò a perseguitarmi. Fu così che, infine, divenne cieca. E fu così che smisi di dipingere quadri che non poteva più vedere e tentai la poesia.

Il disamore di Ione per la ragazzina si concretizza nell’allontanarla sempre di più affettivamente, nel leggere il suo diario segreto e fotocopiarlo per farlo leggere ad altri, nell’incolparla, nel dirle che è una puttana. E Maria Grazia accetta tutto, perchè quella per lei è il primo amore di una vita, accetta il trattamento che pensa di meritare.

Intanto Maria Grazia cresce, partecipa al clima degli anni settanta e ottanta, conosce il mondo del cinema e Ornella Muti, che sognava prima di conoscere, si dedica all’arte e alla poesia, alla magia delle parole che ancora può svegliare qualcosa in questa donna sempre più stanca, che soffre ed è malata. Questa donna a cui questa grande lettera è dedicata: parole d’amore che sgorgano da un cuore che l’ha amata immensamente e dal quale avrebbe sempre voluto essere ricambiata. Il testo è quasi un testamento spirituale, un grido d’amore reso in uno stile pieno di poesia, spezzettato e apparentemente senza linea di continuità, che potrebbe creare disagio in un lettore meno avvezzo al genere.

Splende, la vita, splende come vita. A volte splende quieta come il tuo corpo abbandonato al sonno. A volte sfolgora come il lampo del sorriso. Ma la terra non splende, la cenere non splende. Davvero, Mamma, non sappiamo niente e non siamo che corpo e non siamo più in nessun luogo, dopo, probabilmente e questo precipizio di parole non è buono a rifare neanche una molecola del tuo sorriso. Era vivo, il tuo corpo, e lo guardavo come si guarda la casa distesa nella luce del tramonto e il colle dove stiamo tornando. Faticavo a raggiungerti, alla fine. Ma eri vita accessibile, vita dovuta e vita che ho dovuto lasciar andare. Addio, Mamma.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 224
Prezzo: 15,00€
Voto: 7/10

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L’anno che a Roma fu due volte Natale – Roberto Venturini

L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini è un libro pubblicato da SEM Libri il 4 febbraio 2021.

Candidato al Premio Strega è stato il romanzo con cui abbiamo deciso di riaprire, ancora una volta, la nostra rubrica sui libri candidati all’ambito premio che portiamo avanti da qualche anno: #leggendoStrega.

Ci troviamo al Villaggio Tognazzi a Torvaianica. Qui, in un villino a due piani, abitano Alfreda e suo figlio Marco. La donna, ormai anziana e vittima di demenza senile, ha reso il villino un tugurio invivibile, pieno di cianfrusaglie, sporco e preda di insetti di ogni genere.

Marco, che vive al piano di sopra, è un uomo insicuro, senza nessuno scopo della vita se non quello di prendersi cura della madre. Madre che però si rivela essere una donna testarda e determinata a voler vivere in quella maniera.

Preoccupato per una possibile ispezione da parte dell’Ufficio Igiene che provocherebbe un’immediata confisca dell’immobile, Marco decide che è arrivato il momento di ripulire il villino. Naturalmente c’è da scontrarsi con il muro di Alfreda. Muro che si scalfisce solo davanti ad una promessa: Marco deve prelevare la salma di Raimondo Vianello dal cimitero del Verano e la deve portare a Lambrate dove riposa Sandra Mondaini.

Il perché di questa richiesta? La donna, nei suoi deliri notturni, è convinta di vedere il fantasma di Sandra Mondaini (che lei ha conosciuto ai tempi d’oro del villaggio Tognazzi) che piangendo le chiede una mano per ricongiungersi con il marito.

È un argomento delicato per Alfreda avendo lei perso il marito in mare e non sapendo nemmeno dove piangere il suo corpo. Quindi deve assolutamente aiutare la sua “amica”. E non potendo agire lei stessa decide di incaricare il figlio.

Marco, assieme a Carlo e a Er Donna, decide di assecondare la madre. Cosa mai potrà andare storto?

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Roberto Venturini racconta, con uno stile ironico e a tratti graffiante, la storia di una donna che vive nel ricordo della felicità passata. E quanto questo atteggiamento possa influire anche su chi ci sta intorno.

In realtà quello che dalla trama sembra essere il perno principale dell’intera vicenda non è altro che uno spunto, una “scusa”, attraverso cui l’autore ci rende partecipi di esistenze disastrate ma che ardono di voglia di vivere.

Villaggio Tognazzi, una volta jet set dell’estate vip italiana (e non solo), diventa un luogo dove esistenze al limite si ritrovano e si supportano. Ed è così che il villaggio stesso diventa metafora, metro di comparazione tra bellezza e degrado, tra ciò che fu e ciò che rimane.

Il risvolto psicologico di questo romanzo è molto forte e ben netto: accanto al sorriso che inevitabilmente scappa per alcune scene, il lettore si ritrova catapultato in momenti di profonda tristezza e nostalgia. Tristezza che a volte nemmeno i personaggi avvertono, non quanto la nostalgia per un passato che non può più tornare.

Ma è proprio questa nostalgia per il passato, questo sguardo perennemente puntato all’indietro, che permette ad alcuni di andare avanti con la propria vita: perché il presente può essere brutto e disastroso, il futuro può far paura ma il passato sarà sempre una sorta di coperta di Linus che riuscirà ad addolcire tutto.

L’anno che a Roma fu due volte Natale di Roberto Venturini è un romanzo che ho faticato a capire. Inizialmente mi aveva delusa, aspettandomi dalla trama tutt’altro. Ma, lasciando sedimentare la lettura per qualche giorno, sono riuscita a cogliere sfumature che a caldo avevo quasi ignorato. Sarà questo il suo punto forte?


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: SEM Libri
Pagine: 192
Prezzo: 17.00€
Voto: 7.5/10
 

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La misura del tempo – Gianrico Carofiglio

photostudio_1593396911969-01La misura del tempo di Gianrico Carofiglio è un romanzo pubblicato dalla Giulio Einaudi Editore nel 2019.

Il romanzo, il cui scrittore è barese, è nella sestina finalista del Premio Strega 2020. Si tratta del quinto romanzo facente parte della serie de I casi dell’avvocato Guerrieri. I primi tre romanzi di questa serie sono stati pubblicati da Sellerio mentre il quarto porta marchio Giulio Einaudi Editore.

Il romanzo è ambientato a Bari. Qui Guido Guerrieri è ormai un avvocato che gode di una certa fama e nella sua carriera si è trovato a dover difendere qualsiasi tipo di imputato. Ormai la sua è una vita dalla routine fissa e programmata, le sue giornate sono scandite dalle udienze in tribunale, dal lavoro d’ufficio e dal (poco) tempo libero che dedica alle sue passioni.

Un giorno, come un fantasma dal passato, nel suo studio arriva Lorenza. Sono passati circa trent’anni da quando un giorno, senza nessuna spiegazione, Lorenza è sparita dalla vita di Guido dopo una “relazione” spregiudicata e disinibita.

Spregiudicata e disinibita com’era Lorenza. Ma di quella ragazza ormai non c’è più nulla: quella che si presenta nell’ufficio di Guido è una donna triste, disincantata, provata dagli anni e dalla vita.

Quando incontri dopo tanto tempo una persona con la quale hai condiviso un pezzo di vita, della quale hai addirittura creduto di essere innamorato, è inevitabile che ti sembra diversa. È cambiata, come cambiamo tutti, e questo ti appare normale. Poi, a volte, se osservi con attenzione, se non distogli lo sguardo, ti rendi conto con sgomento che quella persona NON È diversa.

Ma cosa può mai volere quel fantasma arrivato all’improvviso dal passato? Ha bisogno di Guido Guerrieri come avvocato: suo figlio, Iacopo, è stato condannato per omicidio in primo grado. Il precedente avvocato è deceduto per cui Lorenza chiede che sia Guido a difendere suo figlio nel processo d’appello.

Accettato l’incarico, Guido si trova davanti ad un caso difficile in quanto tutti gli indizi portano inevitabilmente a Iacopo e segnano la sua colpevolezza. Sarà per una sorta di debito morale che verrà portata avanti la difesa anche quando sarà lo stesso Guerrieri a non credere nell’innocenza del suo assistito.

Tra presente e passato, Gianrico Carofiglio ci racconta una storia in cui è il tempo a farla da padrone. Il tempo trascorso con Lorenza (raccontatoci nei numerosi flashback), il tempo trascorso senza Lorenza, ma anche le tempistiche che accompagnano un processo e tutti gli atti ad esso connessi.

Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un’entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare nessuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.

Lo stile di scrittura è lineare, semplice nonostante la presenza di termini tecnici propri della giurisprudenza. La narrazione è incalzante, non rallenta nemmeno in presenza dei flashback in cui ci viene raccontata la storia di Guido e Lorenza.

Molto significante e d’impatto anche la parte psicologica del romanzo: non è per niente scontato raccontare gli stati d’animo che accompagnano un processo. L’ansia, il dubbio, la speranza. Soprattutto se in certi avvenimenti si è più sentimentalmente coinvolti. Senza tralasciare la sensazione di combattere contro i mulini a vento o la perenne sfida tra senso del dovere e senso di giustizia che accompagna una professione come quella dell’avvocato penalista.

La misura del tempo di Gianrico Carofiglio è un libro che fatico ad incasellare in un solo genere letterario ma, proprio per questo, è un libro che mi ha sorpresa e conquistata.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Giulio Einaudi Editore
Pagine: 288
Prezzo: 18.00€
Voto: 8/10

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Tutto chiede salvezza – Daniele Mencarelli

Buongiorno lettori, oggi continuiamo a parlare dei libri candidati al Premio Strega di quest’anno. Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli dopo aver vinto il Premio Strega Giovani 2020 è arrivato in finale, nella sestina del premio, tra cui sarà votato il vincitore il 2 luglio.

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Il romanzo autobiografico ci racconta dell’esperienza di TSO di Daniele nell’estate del 1994. Questo ragazzo nel 1994 ha vent’anni, da sempre ha una spiccata sensibilità per le gioie e le tristezze del mondo e ricerca un senso a tutto questo, non riuscendo a trovarlo. Una sera ha un momento di crisi e si mette a spaccare tutto in casa, mosso da un attacco violento, che porta il padre a svenire e a rischiare di morire. Il ricovero in un reparto psichiatrico vicino a Roma è inevitabile: dovrà trascorrere una settimana rinchiuso con altri “matti”.

Daniele ha già seguito nei due anni precedenti diversi psichiatri e diverse cure, senza riuscire ad uscire da questo suo mondo di sofferenza, in cui tutte le emozioni sono esagerate. Daniele non riesce ad accettare che “così va il mondo”: per lui la morte, l’amore, l’odio, tutto ha un’importanza esorbitante. Il cervello macina idee su idee, affogando la coscienza tra mille problemi. Il consumo di sostante stupefacenti e droghe, dall’adolescenza, riesce a farlo sentire un po’ più normale, mantenendo una parvenza di leggiadria e allegria con gli amici.

Quindi se io guardo mia madre, o mio padre, e sento che l’amore che provo non ha un tempo, o una scadenza, è perchè me lo hanno insegnato? Perchè sennò l’amore, senza questo insegnamento, cosa sarebbe?

 

Ma la malattia c’è, e a vent’anni forse può essere curata, soprattutto quando Daniele si accorge di chi lo circonda. Convive in questa stanza d’ospedale assieme a Mario, ex insegnante, dall’aspetto docile, che riesce ad essere saggio e a comunicare serenità, eppure tanti anni prima ha quasi ucciso la moglie e la figlia. Poi c’è Gianluca, affetto da bipolarismo, è gay e in lui vive anche una ragazza, a quarant’anni ha ormai già subito diversi TSO; Giorgio invece ha subito un trauma quando aveva dieci anni. La madre era morta e non gli era stato permesso di rivederla in ospedale. Da allora ricorda quella ferita molto vividamente e ogni volta che rivive il momento si fa dei tagli sul braccio. Madonnina è silenzioso, ripete che la Madonna gli ha rubato l’anima, mentre Alessandro è affetto da catalessi e rimane sempre fermo, fissando un punto in alto.

Vite spezzate da qualcosa, eppure Daniele vede il mondo attorno a sè e non sa come reagire, si sente inadeguato. Prega che esista salvezza per tutti, per chi sbagliando fa del male agli altri, per chi soffrendo lo fa a se stesso.

Quale malattia mi fa chiedere salvezza? Quale educazione mi fa implorare pietà?

Fa che il mio sia solo uno scompenso della chimica, datemi tutta la chimica del mondo, ma chiudetemi gli occhi, il cuore, perchè non ce la faccio più a soffrire così per quello che vedo, sento.

Tutto chiede salvezza è un romanzo che lascia dietro di sè tanta tristezza, la consapevolezza che ci deve essere qualcosa di sbagliato nel mondo se esistono determinate cose, se si può viverle in determinati modi. Insegna che basta davvero poco per cambiare la vita di una persona, che qualcosa fatto per gioco un momento può far scattare qualcosa nel cervello di qualcun’altro e rovinargli l’esistenza. Insegna che i sorrisi sono importanti e che a volte basta un niente per ridere e staccare la testa, andare oltre a ciò che c’è attorno. E’ un romanzo sincero, un memoriale che tocca tante corde e suscita emozioni, permette al lettore di aprire il coperchio di una vita di un’altra persona, dell’autore in questo caso, di vedere e assistere ai moti interiori, di guardare la sua sensibilità e di entrare nella sua intimità.

Daniele Mencarelli ha inoltre disseminato nel testo pensieri, riflessioni sull’importanza della scrittura, sul potere della parola scritta.

Io credo che gli artisti, come certi matti, abbiano dentro di sè il seme di un ricordo lontanissimo, qualcosa avvenuto prima di tutte le storie. E’ la bellezza la scintilla di tutto.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 204
Prezzo: 19.00€
Voto: 7/10