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Clessidra – Dani Shapiro

Come avete avuto ampiamente modo di vedere nei vari articoli e nelle varie foto post Salone del Libro, la sottoscritta ha riportato a Bari diversi libri. Questo di cui vi andrò a parlare oggi fa parte di quel bottino.

Clessidra di Dani Shapiro è un memoir che indaga sugli effetti che il tempo produce sul matrimonio. Si tratta di una sorta di bilancio che l’autrice tenta di stimare dopo diciotto anni di matrimonio, ricordando la luna di miele e quasi volendo cercare di avvertire la se stessa del passato.

Non eravamo tanto giovani quando ci siamo sposati. Io avevo trentacinque anni, M. quarantuno. Mentre leggo i miei appunti, sento il tempo piegarsi su stesso. E’ come se potessi allungare una mano e toccare sulla spalla quella donna felice, in luna di miele, non propriamente giovane, distrarla dai morbidi asciugamani e dai caffè e dalla cacca dei piccioni, e dirigerla verso un’altra visione, una visione futura. Mentre entra in un negozio di Place Vendome vorrei dirle che la vita è lunga. Che questo è solo l’inizio. E che forse è vero, quantomeno in termini poetici, che gli inizi sono semi che contengono in sé tutto quello che verrà.

Si riscontra un tipo di maturazione durante tutto il libro, quella maturazione che viene non solo con la crescita anagrafica individuale ma soprattutto in quella maturazione come coppia che, nel tempo, si modifica e si plasma a seconda della vita coniugale.

I passi falsi e le cadute; gli errori di valutazione; i pericoli scampati; gli «avrei potuto». Sono arrivata a nutrire la convinzione che non sono tanto gli errori che commettiamo ad influenzare la nostra vita, quanto il momento in cui li commettiamo. Ora c’è meno elasticità. Meno tempo per reagire. E quindi do ascolto a quel sussurro urgente e mi muovo con sempre maggiore circospezione. Tengo la mia vita con M. tra le mani con la stessa delicatezza che riservo alla maiolica che abbiamo riportato dalla luna di miele tanto tempo fa. Siamo delicati. Siamo belli. Non siamo nuovi. Dobbiamo essere maneggiati con cura.

In un flusso continuo (il libro, infatti, non è suddiviso in capitoli) ripercorriamo e viviamo, insieme all’autrice, momenti cardini del suo matrimonio: le delusioni, le difficoltà, le paure ma anche le gioie e le soddisfazioni.

Troviamo una donna che si mette a nudo, che non ha paura delle sue debolezze anche a distanza di anni. Che tiene talmente tanto al suo matrimonio da domandarsi se, per caso, lei non sia stata un ostacolo per la vita del marito. Si racconta, si psicoanalizza, si consiglia e, in un certo senso, si “assolve”.

Qualche volta penso di aver dato un’organizzazione alla mia folla interiore. Per un breve istante mozzafiato, mi sento assolutamente completa. Capisco di essere fatta di molte me stessa che compongono un unico coro. Ascoltare la musica suonata da questo coro, riconoscerla in quanto musica, come qualcosa di nobile, di vario, di sublime, come una trama – ecco, questo è il lavoro di una vita.

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Con una scrittura semplice e coinvolgente la Shapiro ci regala un libro che si legge tutto d’un fiato e che può insegnare molto alle giovani coppie che si apprestano ad affrontare la vita matrimoniale. La mancanza della suddivisione in capitoli viene surclassata da una narrazione fluida e avvincente.

Questo è uno di quei libri che ti capitano tra le mani per caso ma che amerai così tanto da non volertene più separare e che consiglierai a tutti.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Edizioni Clichy
Pagine: 152
Prezzo: 15.00€

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La straniera – Diana Gabaldon

Cari lettori, oggi voglio parlarvi di uno dei libri più belli che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi. Sto parlando del primo libro della serie Outlander, scritto da Diana Gabaldon: La straniera.

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Potrei passare intere ore a parlarvi di questo romanzo, a decantarne la meravigliosa trama, i personaggi e lo stile dell’autrice, ma non basterebbe un intero blog! Quindi cercherò di essere sintetica e di trasmettervi con questa recensione tutto il mio amore nei confronti di questo libro.
La straniera è il primo di una lunga serie di romanzi che raccontano le avventure dell’infermiera di guerra Claire Beauchamp. Si tratta di una serie davvero molto lunga. L’autrice fino ad ora ha infatti scritto ben otto libri e nell’edizione italiana sette di questi libri sono stati suddivisi ulteriormente in due, per un totale di 15 libri. L’autrice in questo periodo si sta dedicando alla scrittura dell’ultimo libro, che sarà quello conclusivo della serie. Non lasciatevi spaventare dalla lunghezza di questa serie perchè che nonostante il consistente numero di pagine di ognuno di questi libri, li divorerete in pochi giorni. Io ad esempio sto leggendo al momento l’ottavo, e la serie è ancora ricca di colpi di scena e di mordente che continua ad appassionarmi e farmi ritagliare ogni momento libero possibile per dedicarmi alla lettura. Si tratta di una serie scritta molto tempo fa. Per la precisione il primo libro, La straniera, è stato pubblicato per la prima volta nel 1991 e da allora ha appassionato tantissimi lettori. Ultimamente è ulteriormente tornata alla ribalta grazie alla bellissima serie tv tratta appunto da questi romanzi.
Ecco come si compone la serie:

  • Outlander
    • La straniera,
  • Dragonfly in Amber
    • L’amuleto d’ambra
    • Il ritorno
  • Voyager
    • Il cerchio di pietre
    • La collina delle fate
  • Drums of Autumn
    • Tamburi d’autunno
    • Passione oltre il tempo
  • The Fiery Cross
    • La croce di fuoco
    • Vessilli di guerra
  • A Breath of Snow and Ashes
    • Nevi infuocate
    • Cannoni per la libertà
  • An Echo in the Bone
    • Destini incrociati
    • Il prezzo della vittoria
  • Written in My Own Heart’s Blood
    • Legami di sangue
    • Prigioniero di nessuno
  • Go Tell the Bees that I am Gone, 2018.

Ma veniamo alla trama. Come accennavo, La Straniera narra le avventure della giovane infermiera di guerra Claire Beauchamp. Claire è la protagonista indiscussa del romanzo e l’intera vicenda è infatti narrata dal suo punto di vista. Claire è in visita ad Inverness, Scozia, insieme al marito Frank Randall. Frank è un illustre storico inglese e Claire, oltre ad essere un’infermiera, è appassionata di botanica ed erbe medicinali. La Seconda Guerra Mondiale è appena finita e i due coniugi sono rimasti separati a causa della guerra per quasi 5 anni, in cui hanno avuto poche occasioni di rivedersi. Finita la guerra, decidono di fare questo viaggio come una sorta di seconda luna di miele, per ritrovarsi e riscoprirsi dopo il periodo di lontananza. La Scozia è un luogo magico, ricco di folklore e nelle tradizioni locali riecheggiano ancora le credenze e i sapori delle religione antiche e mistiche. Una notte Claire e Frank assistono infatti di nascosto a degli antichi riti e danze fatti da un gruppo di donne della città, all’interno di un antico cerchio di pietre, Craig Na Dunn. Il giorno dopo Claire fa ritorno da sola al mistico cerchio di pietre, per raccogliere alcune erbe che aveva notato la notte prima. In questo momento accade l’evento che cambierà completamente la vita della giovane donna. Nel toccare uno dei megaliti, Claire viene catapultata indietro nel tempo e si ritrova nella Scozia del 1743, ben 200 anni prima. Qui Claire viene rapita da un gruppo di Higlander scozzesi, che la scambiano per una spia inglese. Tra questi guerrieri, ne spicca subito uno alto, muscoloso e dai capelli rossi, Jamie Fraser, che presenta una frattura ad una spalla. Claire, non potendo rimanere impassibile di fronte alla sua sofferenza, si occuperà di curare e guarire le ferite del ragazzo. Da questo momento continuano le disavventure della ragazza, che dovrà destreggiarsi in un mondo che non conosce, rimanendo invischiata nelle guerre intestine tra i clan scozzesi e tra questi e il governo inglese, sempre tentando di trovare un modo per ritornare alla sua epoca. In tutto questo è sempre al suo fianco Jamie, con il quale si instaurerà inizialmente una bella amicizia, ma che col tempo e per via di determinate circostanze, si trasformerà per Claire nel sentimento più forte che lei abbia mai provato in vita sua.

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Non voglio dirvi altro sulla trama per non anticipare nessuno degli eventi che merita di essere scoperto e letto con i ritmi incalzanti scanditi dalla scrittura dell’autrice. Ogni capitolo è ricco ed intenso di emozioni e sarete trascinati in un vortice fino alla fine del libro, con un finale struggente e da spezzare il cuore e che prelude a tutti gli eventi successivi che verranno narrati negli altri libri.

Diana Gabaldon, oltre ad aver scritto in maniera divina una storia meravigliosa, è stata anche in grado di creare dei personaggi, sia femminili che maschili, e in particolare quelli di Claire e Jamie, con uno spessore tale che questi prendono vita indipendentemente dalle pagine del libro. Claire è una donna moderna, conscia delle proprie capacità, della propria intelligenza e soprattutto della sua assoluta parità nei confronti del sesso maschile. Questo sarà ovviamente visto in maniera sospettosa dalle donne e dagli uomini di quest’epoca, ma non da Jamie. La grandezza del suo personaggio è infatti quella di amare profondamente Claire e per lui lei rappresenterà davvero una compagna di vita, una complice, con un rapporto di assoluta parità, rapporto che forse Claire non aveva neanche con Frank, nonostante fosse un uomo del 1900.

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Claire è una vera e propria eroina. E’ una donna forte, che per nessun motivo rimane passiva nei confronti degli eventi pazzeschi che le accadono. Non sembra quasi intimorita dal fatto di aver viaggiato nel tempo per 200 anni, ma con estrema astuzia e intelligenza riesce non solo ad integrarsi nella società dell’epoca, ma a diventarne anche un membro di una certa rilevanza. Le conoscenze mediche di Claire verranno infatti subito allo scoperto e diventerà un punto di riferimento anche per i temuti capi clan scozzesi.

La straniera è quindi un romanzo più unico che raro, anche difficile da definire. Si potrebbe definire un fantasy, in quanto viene usato l’espediente narrativo dei viaggi nel tempo all’inizio dell vicenda; è di sicuro un romanzo storico in quanto viene narrata la storia della Scozia e delle Higlands, prima della ribellione giacobita; è certamente un romanzo d’amore, che racconta di un amore passionale, struggente e in grado di passare le barriere del tempo.

Io definisco questo libro un capolavoro e riportare in una recensione tutte le emozioni che questo libro e quelli successivi mi hanno trasmesso è davvero difficile. Il consiglio è quello di abbandonarsi completamente a questa lettura e di lasciarsi travolgere dalle vicende di Jamie e Claire.

Buona lettura!


Scheda del libro

Editore: TEA
Pagine: 383
Prezzo: 13,00 euro

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La vita fino a te – Matteo Bussola

9788806236359_0_0_0_75“La vita fino a te” di Matteo Bussola è un libro sull’amore, anzi: sugli amori. Quelli vissuti, quelli sperati, quelli esasperati e quelli durati giusto il tempo di un bacio “che sapeva di vigorsol e di birra” una sera d’estate in Spagna, fino ad arrivare “all’amore che resta”, quello per la sua compagna Paola e per le tre figlie: “la luce dei suoi giorni”.

Chi segue Matteo su facebook ormai ha imparato a conoscere bene il suo stile di scrittura, sapendo che dietro un sorriso e una risata potrebbe nascondersi la trappola di un finale che strappa via una lacrima o un brivido di commozione. Unico nel suo genere, Bussola è la cosa più bella che ci abbia regalato un social network: nasce disegnatore, per una lettera scritta a Fedez diventa un fenomeno virale e poi fenomeno e basta. E’ la parte bella del web, è ciò di cui noi lettori avevamo bisogno per tornare a respirare dolcezza con qualcosa – made in Italy -. Questo suo ultimo libro racconta, con la sua solita spontaneità, stralci di vita, episodi accaduti e pezzi di dialoghi in cui i dettagli fanno la differenza anzi, sono la componente fondamentale: leggi e ti sembra che quelle stesse persone ti stiano comparendo davanti, quasi le vedi, quasi riesci a toccarle. Ti immedesimi nelle situazioni che vive, talvolta comiche altre volte un po’ meno e ti fornisce gli spunti necessari per riflettere su cose sopra cui spesso non ti soffermi.

Bussola ha una grande capacità: monopolizza il lettore, lo coinvolge senza però stancarlo. Riesce a farti piangere e ridere contemporaneamente. Chiami la tua amica per dirle, tra le lacrime e le risate “No, davvero, questo libro DEVI leggerlo per forza” e stai già lì a piazzarle il romanzo dentro il carrello di Amazon.

 Il senso di questo libro è racchiuso tutto nel finale, lo capisci soltanto nelle ultime pagine dopo un percorso fatto di brevi ma significativi paragrafi, e riesce a sorprenderti ancora una volta, anche quando ormai sei pronto a deporlo in libreria e invece lo riapri e ricominci da capo.

“Sono rimasto sentendo che l’amore che resta può fondarsi anche su quello che non torna, ma solo se permetti all’amore che non torna di essere la strada che ti porta verso l’amore che resta.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 202
Prezzo:
17,00€

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Intervista a Sabrina Pennacchio

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Un po’ di tempo fa è uscita sul blog la recensione di At world’s end: Wanted pirates di Sabrina Pennacchio, un romanzo storico e avventuroso che racconta una storia di pirati e onore. Oggi ospitiamo l’autrice sul blog per una piccola intervista!

Benvenuta Sabrina, oggi sei qui per raccontarci un po’ di te, del tuo romanzo e della tua vita da scrittrice.
Innanzitutto, volevo chiederti com’è nata la tua passione per la scrittura?

Ciao e inizialmente grazie per avermi invitata! La mia passione è nata più o meno a 13 anni. Sin da bambina ho sempre disegnato manga, e di conseguenza scrivevo le storie dei miei personaggi. Poi, un giorno, finite le scuole medie, rimasi così delusa dal finale di un’opera che mi venne da scriverne uno alternativo. Scoprii il mondo delle Fanfiction e bum!

Perché hai scritto un romanzo proprio sulla figura del pirata?

Perché non avevo mai scritto nulla sui pirati. Sono un tipo di persona a cui piace scrivere sempre cose diverse. Da quando scrissi il mio primissimo romanzo a 14 anni, mi sono sperimentata sempre più sulla stesura di opere diverse e con tematiche altrettanto diverse da quelle precedenti.

A cosa ti sei ispirata per la scrittura di questo romanzo?

A dire la verità, a nulla in particolare. Un giorno cercavo su internet qualcosa sui pirati per scrivere il libro, la storia di Calico Jack mi piacque e decisi di inventarci sopra qualcosa che avevo in testa da un po’.

Da lettrice, noto una sorta di connessione tra Calico Jack e Jean Read, come se fossero due facce della stessa medaglia, due opposti che, in qualche modo, sono collegati. Ci racconti un po’ del rapporto tra questi due personaggi?

Jack è ciò che una donna trova affascinante: passione, pericolo, una continua avventura, insomma. Jean, invece, è ciò che una donna desidera: sicurezza, amore e un futuro felice.

Entrambi sono i miei bambini adorati! Il loro rapporto è di puro odio, ma al tempo stesso hanno trovato, nell’altro, quel degno avversario, quel degno divertimento che non avevano mai trovato sino ad ora.

In parte credo che, sotto sotto, provino una sorta di ammirazione verso l’altro. Ma proprio sotto sotto! Mi piacerebbe scrivere qualcosa su di loro, in futuro, uno spin-off o non so, un “anni dopo” o “nel mentre di”.

Marina subisce un cambiamento nel romanzo, cresce e forse passa da essere una ragazza a essere una vera donna. Com’è stata la creazione di questo personaggio? Senti di somigliarle, in qualche modo?

Marina non mi somiglia per niente. Diciamo che raramente tendo a dare il mio carattere ai personaggi, anche perché si muovono da soli, a un certo punto della storia!

Lei doveva essere la classica nobildonna dell’800, incapace di fare qualcosa da sola, senza seguire una determinata etichetta o modo di vivere; però, appunto, man mano ha sviluppato un lato di sé che mi rende fiera come “madre”!

Che messaggio senti di aver voluto mandare attraverso questo romanzo?

Non sempre ciò che vediamo corrisponde alla verità dei fatti. Le azioni spesso sono spinte da conseguenze che ci segnano, ci cambiano e ci peggiorano, molto spesso. Non è nulla di giustificabile, assolutamente, ma mi piacerebbe che si capisse che non bisogna fermarsi alle apparenze e che, soprattutto, qualsiasi cosa orribile la vita ci metta davanti, dobbiamo avere la forza di superarla e pensare “la mia vita, il mio futuro vale molto di più di ciò che oggi ho subito”. Perché la vita è una sola, se permettiamo ad altri di distruggercela, potremmo perdere l’opportunità di conoscere cose molto più belle di quelle esperienze brutte che abbiamo subito.

Hai altri progetti di scrittura in corso?

Sto revisionando il famoso romanzo scritto a 14 anni, di cui ti ho parlato qualche domanda prima! È un romanzo per ragazzi, qualcosa di scolastico e molto semplice (in fondo, l’ho scritto quando ero piccolissima), ma è un qualcosa che mi rende fiera perché è ciò che mi ha portato qui oggi. Lo revisiono, lo sistemo e lo mando all’editore sperando che lo apprezzi e decida di pubblicarlo. Sarà una saga vampiresca (lo so, ormai di vampiri se ne sono visti tanti in giro, la mia pecca è che ero piccola e ho permesso ad altre storie di anticiparmi con la pubblicazione!). Tenetevi aggiornati sulla mia pagina Facebook per sapere come va, e intanto sperate con me che venga accettato~

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Suite francese – Irène Némirovsky

31389838_2675490009166109_3518859644686565376_nBuongiorno lettori, oggi vi parlo del capolavoro di Irène Némirovsky “Suite francese”. Il libro scritto nel 1942 e pubblicato postumo solo nel 2004 doveva essere una sinfonia in cinque parti, prendendo spunto dalla quinta di Beethoven (quella in cui si trova il famosissimo Inno alla gioia). Sfortunatamente la Némirovsky non riuscì mai a completare l’opera, poichè nel luglio dello stesso anno fu deportata in un campo di concentramento in quanto ebrea, e lì sarebbe morta il mese dopo. Il progetto doveva contenere oltre alle due parti arrivate a noi “Tempesta di giugno” e “Dolce” anche: “Prigionia”, “Le battaglie?” e “La pace?”.

Nonostante l’incompiutezza le prime due parti si possono leggere bene, non ci sono mancanze e 400 pagine scorrono che è una meraviglia!

“Tempesta di giugno” è ambientato nel giugno del 1940: Parigi è stata bombardata per la prima volta dai tedeschi ed inizia l’esodo dei cittadini per scappare dalla distruzione. Tra coloro che fuggono abbiamo la famiglia Péricand: Charlotte, madre di famiglia e perfetta borghese che conosce il suo rango sociale e il suo ruolo di nuora, andandone fiera; il suocero malato e invalido su una sedia a rotelle, cinque figli, tra cui Hubert, secondogenito della famiglia che sogna l’eroismo della guerra e vuole combattere per difendere la Francia, e Philippe, prete che deve portar con sè nella fuga dalla città degli orfani. Poi abbiamo i Michaud, coppia di bancari che aspetta notizie del figlio Jean Marie dal fronte; Gabriel Corte, uno scrittore snob assieme alla sua segretaria Florence; Charlie Langelet, collezionista di opere d’arte e grande amante della cultura che disdegna gli esseri umani. Poi ci sono i contadini, gli abitanti dei paesi in cui arrivano i migliaia di sfollati.

I capitoli si soffermano su questi singoli personaggi uno dopo l’altro, illustrandone i pensieri e i sentimenti, la sofferenza e l’angoscia di un popolo che deve scappare dalla propria vita e dalla propria terra per non morire. L’esodo finisce all’annuncio della sconfitta della Francia: i tedeschi hanno vinto e si stanno apprestando ad entrare nelle città.

Proprio nel periodo dell’occupazione tedesca è ambientata la seconda parte del libro, “Dolce”: ci troviamo un anno dopo gli avvenimenti narrati nella prima parte, nella città di campagna di Bussy. I tedeschi hanno occupato il territorio e pretendono di essere accolti come ospiti, in nome del “collaborazionismo” tra il regime nazista e il nuovo governo francese. Il sentimento dei francesi nei loro confronti è di estremo disprezzo e odio: i mariti e i figli sono prigionieri dei “crucchi” e questi ultimi sono lì e si comportano da padroni.

Lucile Angellier è una giovane donna sposata, il cui marito è partito per la guerra, vive con la suocera, signora austera e patriottica. La loro è la casa più bella e dovranno ospitare un affascinante ufficiale: Bruno von Falk.

La Némirovsky ha ricostruito in queste pagine la Storia, vista dalla prospettiva di coloro che non combattevano, dal popolo; ha restituito su carta due episodi della vita dei cittadini francesi durante la guerra, regalandoci la possibilità di capirne i sentimenti e di cogliere tra le righe una critica della società e delle classi sociali in cui è divisa, evidenziando l’ipocrisia borghese e la riottosità contadina. Ha dato la possibilità, ai lettori, di poter riflettere sulla guerra e notare come gli uomini siano solo delle pedine in essa; siamo tutti uomini e viviamo tutti sotto lo stesso cielo, anche se in nome di un obiettivo più grande vengono compiute azioni terribili.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Garzanti
Pagine: 412
Prezzo: 6,90€

 

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31° Salone Internazionale del libro di Torino

Buongiorno lettori, oggi vogliamo raccontarvi il nostro Salone del libro di Torino! Per tutti gli amanti dei libri e della letteratura è un appuntamento immancabile; io ho avuto modo di andarci anche negli ultimi due anni, ma quello di quest’anno è stato speciale perchè avevo con me le mie colleghe e amiche Sara, Daniela, Patrizia e Barbara. Di seguito riporteremo le nostre impressioni e i nostri pareri, oltre ovviamente alle foto di tutto il gran popò di roba che abbiamo ovviamente acquistato 😀 In blu scriverò io, Lydia. Purtroppo dovendo far combaciare anche gli impegni familiari ho potuto partecipare al Salone solo il sabato, è stata una giornata molto impegnativa ma proficua.

Innanzi tutto c’è da dire che sicuramente per potersi godere appieno il salone del libro sono necessari ALMENO due giorni, per riuscire a incastrare il libero girovagare e acquistare libri e fare le file per gli eventi e i firmacopie. Ma racconterò con ordine la giornata di sabato!

Sono partita da Cuneo alle ore 8.12 e sono arrivata a Torino Porta Nuova alle 9.40. Ad aspettarmi c’erano Sara, Daniela e Patrizia; dopo una ricca colazione al McDonald della stazione siamo corse a prendere la metro, direzione Lingotto. A causa della moltitudine di gente ci siamo dovute dividere su due treni e, dopo le file per entrare, io, Sara e Daniela eravamo alle 11 davanti allo stand Bao, obiettivo: firmacopie e sketch della coppia Turconi-Radice. Accanto le file per Daniel Cuello e ZeroCalcare. Purtroppo dopo mezz’ora abbiamo dovuto abbandonare la fila e rimandare il tutto alle 14, troppe persone davanti. Ho quindi approfittato del momento per fare alcuni acquisti: Stronze si nasce di Felicia Kingsley (in vista del firmacopie di autrici romance della Newton compton del pomeriggio) e I doni della vita di Irene Nèmirovsky, dallo stand Newton&Compton editori,  la nuova edizione di W.I.T.C.H. uscita in questi giorni per Panini, con la nuova cover di Mirka Andolfo. Poi di corsa in sala BookStock per la conferenza di Stefano Turconi e Teresa Radice su Non stancarti di andare, in collaborazione con Emergency alle 12.

Tappa successiva è stato lo stand di La Corte editore, per comprare il nuovo romanzo di Alessia Coppola in anteprima assoluta, Vision che uscirà solamente in autunno in libreria (e ovviamente la foto e l’autografo di rito erano d’obbligo :D)

Dopo un pranzo leggero, io e Daniela siamo andate di corsa allo Stand Bao per il nostro sketch e autografo di Non stancarti di andare. Come sempre Stefano Turconi è bravissimo e mi ha regalato una bellissima Iris che disegna. Mentre Daniela proseguiva facendo la fila per Daniel Cuello, io, Sara e Patrizia siamo andate a trovare lo stand di ABE Editore, dove ci siamo immerse in mezzo a copertine e libri bellissimi e abbiamo acquistato le bellissime Imbustastorie, di cui prossimamente vi parlerò sempre qui sul blog. Ho comprato inoltre un libro di racconti giapponesi. Alle 15 sono cominciati gli sketch di Mirka Andolfo, autrice di graphic novel come Contronatura Sacro/Profano, allo stand Panini: mi sono fatta disegnare una simpaticissima Irma.

Dopo essere passate dalla Giulio Perrone editore e aver avuto modo di provare i loro nuovissimi e coloratissimi gadget, con il logo BOOK PUSHER, attimo di pausa e riposo sotto la magica torre di libri, meditando sul nuovo stato di povertà acquisito in poche ore. Ma le 16.30 si avvicinavano e con questo orario anche il firmacopie organizzato dalla Newton&Compton con tutte le sue autrici di romance. Ricevute le dediche di Lucrezia Scali e Felicia Kingsley di corsa allo stand feltrinelli e ho fatto il mio ultimo acquisto della giornata: A panda piace questo nuovo libro qui di Giacomo Bevilacqua, da cui ho avuto il piacere di ricevere uno splendido sketch e con cui ho fatto una bellissima foto. 

E il mio salone si è concluso così: stanca, sudata, più povera, ma molto più soddisfatta e felice. Salutandovi con la foto del mio bottino, lascio la parola alle mie colleghe!

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Salve a tutti, lettori! Sono Daniela e adesso vi racconterò la mia personalissima esperienza al Salone Internazionale del Libro di Torino. Non entrerò nel merito della giornata in cui il gruppo di Leggendo a Bari era “operativo” in massa (ovvero il sabato) perché ve ne ha già abbondantemente parlato Lydia. 

Più che altro vorrei cercare di raccontarvi la fantastica atmosfera che si respira tra quegli stand. Gli espositori, gli autori, gli editori, I LETTORI! Si respira un’aria di festa, sembrava quasi un mondo parallelo. Per me, al mio primo anno, è stato quasi come abitare un sogno. Credo di aver finalmente capito come possa essersi sentito Pinocchio al suo ingresso nel Paese dei Balocchi. E credo anche di aver capito come si sia sentito nel momento in cui si trasforma in un ciuchino: è stata la stessa sensazione che ho percepito io rientrando a Bari con il portafoglio quasi completamente vuoto (ma, si sa, nel nostro disperato status di lettori compulsivi povertà is a state of mind)! 

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Il mio bottino del SalTo18

Ho passato due giorni fantastici tra stand, firmacopie e conferenze. Ho ritrovato fumettisti che adoro riuscendo ad avere un loro sketch (ma rinunciando ad altri… sigh!), ho scoperto nuovi autori, incontrato persone ma, soprattutto, ho vissuto quest’esperienza speciale con persone speciali: le mie amiche del gruppo di lettura!

Vi lascio con i tre sketch ricevuti da autori che ritengo abbiano un talento enorme: Daniel Cuello (meravigliosa scoperta), i coniugi Teresa Radice e Stefano Turconi (sempre più teneri e sempre disponibili) e Giacomo Bevilacqua (sempre più simpatico e caciarone).

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Insomma, è stato un Salone magnifico! E, parafrasando il titolo di quest’anno, chissà se un giorno, tutto questo… potrà ripetersi! (Piccolo spoiler: stiamo già lavorando per l’anno prossimo! Incrociamo le dita!)

 

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Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano

20180516_112618Buongiorno lettori, oggi vi parlo della graphic novel “Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano” che mi ha fatto compagnia durante il mio viaggio di ritorno da Torino. Prima di salire sull’aereo la scena è stata più o meno questa:

“Uh che bella Babi, quando la leggerai?”
“Mhm ora vediamo”
*Un’ora e venti minuti dopo…*
“Ragazzeeee io l’ho già finita *-* “

Intanto voglio iniziare dicendo che la cosa che più ho AMATO di questa lettura è stata…la musica. No, non sono pazza (o almeno, non lo sono più del solito). All’interno delle tre storie che compongono “Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano” è tutto un suonare di jingle pubblicitari e canzoni che negli anni 90 ci hanno fatto perdere la testa. Una trovata davvero geniale che aiuta il lettore a immergersi completamente nell’epoca in cui è ambientato il libro. Voi non avete idea di quanto sia stato difficile non canticchiare durante la lettura con il rischio di far scappare i miei vicini di posto. Stare lì, leggere e concedersi qualche secondo di “Com’è che faceva?” per poi ritrovare il ritmo giusto e farsi una risata ripensando a ciò che facevamo quando in radio girava quel pezzo musicale.

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Altra cosa fantastica sono stati i tantissimi riferimenti a quei magici anni (sono una nostalgica, sì). La smemo, il walkman, le videocassette, i poster con Leonardo di Caprio in regalo con Cioè, Spice Girls su mtv ect. Sfido chiunque sia cresciuto in quel periodo a non emozionarsi di fronte alle “chicche” che le due autrici hanno inserito tra le pagine di questa graphic novel:

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“Non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano” è diviso in tre storie. La prima è quella di Giulia, occhialuta ragazzina timida che brama dalla voglia di diventare amica della popolare Federica. Assisteremo al suo salto “sociale”, a ciò a cui in quell’età sei disposto a fare pur di piacere a chi, senza un vero motivo, idolatri. Il finale vi farà sorridere, assicurato!

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Anna

La protagonista del secondo racconto invece è Anna. Conosciamo lei, i suoi amici skater e il tornando che presto stravolgerà la sua vita: Marilena. Quest’ultima è la classica ragazza difficile, quella che non viene mai a scuola, che senti litigare in macchina con il padre a cui si rivolge neanche fosse l’amico stronzo. Con lei farà le sue prime follie e con lei scoprirà se stessa per poi…Ehy, mica vorrete lo spoiler no?

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Clarice

Clarice è l’ultima a chiudere questo ciclo di racconti ed è anche la più cazzuta. L’ho A D O R A T A. Però ragazze, carissime autrici, voi mi avete fatto soffrire da morire quando ha preso in mano quelle dannate forbici. Cioè mi sono sentita male io per lei e ho dovuto spiegare ai miei capelli lunghi che quelle brutte cose non succedono davvero. Scherzi a parte, Clarice è diversa dalle due ragazzine che l’hanno preceduta. Clarice non è una bambina che urla, non cerca di piacere, non vuole essere la prima se non quando è sulla pista a gareggiare. È determinate come poche e rimarrà coerente fino alla fine ponendo la ciliegina sulla torta a questa godibilissima graphic novel.

Che altro dire? Abbiamo tantissime domande da fare alle due autrici. Che dite, proviamo a intervistarle??

SCHEDA LIBRO

AUTORI:  di Eleonora Antonioni e Francesca Ruggiero
EDITORE: Eris Edizioni
PAGINE: 176
PREZZO: 17.50 euro

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Scherzetto – Domenico Starnone

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La storia che Starnone ci presenta col suo Scherzetto è molto semplice, ma è una storia che tocca il cuore del lettore; l’autore infatti dimostra una spiccata sensibilità nel tratteggiare le personalità dei due protagonisti e nel descriverne le relazioni.

Tutto comincia quando i genitori di Mario lasciano Napoli per una conferenza di lavoro e il figlio di appena cinque anni è affidato alle cure di Nonno Daniele, famoso illustratore di libri per bambini (che pare però i bambini li conosca poco). Daniele è alquanto indisposto nei confronti della situazione e del nipote, soprattutto perché viene catapultato da Milano a Napoli, in una città che gli ricorda la sua infanzia e porta a galla una serie di eventi non troppo felici.

Vengono messe a confronto (e spesso portate allo scontro) due generazioni diverse, che interagiscono mal volentieri durante una forzata, ma necessaria convivenza. Viene presentato un uomo anziano che fatica molto a calarsi nel ruolo di nonno e nonostante il bambino sia capace ed autonomo e cerchi in tutti i modi di farsi benvolere, Daniele non sente nessuna affinità col nipote; è solo un uomo stanco che fatica a star dietro ad un bambino allegro e un po’ petulante. Tra i due si instaura quindi un legame stentato, fatto di rivalità e giochi non proprio divertenti, due maschi che si fronteggiano per giorni dentro quattro mura, dando vita ad un racconto tristemente divertente. Inizialmente ci sono una serie di conflitti mascherati da scherzetti reciproci che mostrano la difficoltà d’approccio tra i due, poi però pian piano s’instaura una tacita alleanza, nonno e nipote si ritrovano uniti da una passione comune: il disegno.

Starnone inoltre ci parla della relazione tra i genitori di Mario, una coppia ormai in crisi, e nel farlo dimostra ancora una volta un’umanità fuori dal comune, soprattutto quando parla di Mario e di come lui percepisce i cambiamenti e i drammi del suo piccolo mondo, che siano i conflitti dei genitori o l’ostilità del nonno.

Durante la narrazione assistiamo a dei veri e propri tuffi nel passato di Daniele, che ritrovandosi nella casa della sua infanzia comincia a riflettere sulla sua vita e a fare dei bilanci. Motivo di preoccupazione per lui è soprattutto il lavoro, la sua innata abilità nel disegno che in passato era stata lodata, ora sembra non impressionare più, le sue illustrazioni non piacciono neppure a Mario.

Con straordinaria eleganza l’autore nostrano mette in scena i nostri difetti e le nostre cattiverie attraverso lo scontro tra un nonno vanitoso e un bimbo saputello, semplicemente alla ricerca dell’affetto che i genitori sembrano non dargli più. Scherzetto è un romanzo profondo, stratificato, che attraverso un racconto semplice, quasi banale, offre profondi spunti di riflessione sulle relazioni, l’arte, il talento e i limiti dello stesso.

– Bravo, – mormorai e mi venne in mente che viviamo per tutta la vita come se il nostro continuo misurare e misurarci rimandasse ad una verità inconfutabile; poi in vecchiaia ci rendiamo conto che si tratta solo di convenzioni, tutte sostituibili in ogni momento con altre convenzioni, e l’essenziale è affidarsi a quelle che ci sembrano di volta in volta più rassicuranti.

Le parole finali di Daniele rendono questo romanzo una sorta di confessione-riflessione che trasmette il senso di precarietà della vita e la difficoltà nel rimanere fedeli a sé stessi. Scherzetto è un romanzo molto dolce ed estremamente sottile, di uno dei migliori autori italiani della letteratura contemporanea. Chapeau.

 

 

 

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 176
Prezzo: 11.00€

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Figlie del mare – Mary Lynn Bracht

9788830447653_0_0_0_75Il libro di cui voglio parlarvi oggi è un romanzo speciale, di cui mi avevano colpito subito il titolo e la trama. Hana ed Emiko sono due sorelle che vivono nella Corea del Sud negli anni ’40 del secolo scorso. Fanno parte di una famiglia di haenyeo, pescatrici di perle e di pesce nell’isola di Jeju. Hana ha 16 anni ed Emiko 9 quando, durante una tragica giornata di giugno del 1943, accade il peggio: un soldato giapponese si trova nelle vicinanze della spiaggia, Emiko ancora troppo piccola per tuffarsi in mare e fare la raccoglitrice, è nascosta da uno scoglio, Hana è in acqua ed assiste alla camminata del soldato; capisce che se non si affretta la sua sorellina potrebbe essere vista e rapita da quell’uomo. Siamo in piena seconda guerra mondiale, i giapponesi hanno occupato da anni la Corea e gli avvertimenti della madre riecheggiano  nella mente di Hana “Non rimanete mai da sole con i giapponesi, sono pericolosi. Difendi tua sorella”. Di quì il sacrificio di Hana, che affronta coraggiosamente Morimoto, il soldato che la rapirà e porterà via dalla sua casa, per essere imbarcata su un traghetto assieme a centinaia di altre donne, alcune giovanissime: destinazione la Manciuria, per diventare una comfort woman, una donna di piacere per i soldati dell’Imperatore. Inizia l’incubo per Hana, destinata a doversi chiamare con un nome giapponese, Sakura e a soddisfare i desideri carnali di una marea di soldati in una piccola casa assieme ad altre ragazze, con la presenza costante di Morimoto, l’uomo che l’ha rapita, violentata e costretta a questa vita.

Nel 2011 Emiko è una madre e nonna, fa sempre la haenyeo, ha due figli a Seul. La vita anche per lei non è stata semplice: costretta a soffocare il dolore per la perdita della sorella e la vergogna del sentirsi la causa di quel rapimento, è stata costretta a sposare a 14 anni, 5 anni dopo il rapimento di Hana, un poliziotto coreano, dopo aver visto la casa distrutta e il padre sgozzato perchè sospettato di essere un traditore comunista. Da quel matrimonio senza amore sono però nati due bambini, l’unica speranza di felicità e unico appiglio alla vita rimasti ad Emi. Una malattia al cuore e una gamba claudicante stanno ormai portando alla morte Emiko, che prima di morire vuole cercare sua sorella, vuole far riaffiorare il passato dopo quasi 70 anni: per questa ragione vuole partecipare alla manifestazione che viene organizzata ormai da diversi anni a Seul, per manifestare e chiedere giustizia per tutte le comfort women, con la speranza finalmente di ritrovare un po’ di pace per il suo spirito.

La realtà delle comfort women è venuta a galla purtroppo da non moltissimo tempo; i giapponesi avevano creato bordelli e case private appositi per ospitare le donne, prima volontarie e poi soprattutto rapite, non solo dalla Corea, ma anche dalla Manciuria, dalle Filippine, dalla Cina, che dovevano compiere il loro dovere per l’Imperatore giapponese assolvendo al ruolo di donne di piacere per i soldati. Centinaia di migliaia di donne sono state rapite e sradicate dal loro mondo per diventare oggetti, violentate e abusate; sono morte in tantissime di stenti, malattie, infezioni, parti e aborti. In pochissime sono sopravvissute e per molti anni è stato mantenuto il silenzio per la vergogna di essere additate come prostitute e la paura di rovinare le famiglie. Solo nel 1973 fu nominata in un libro la questione, screditata dai più, negli anni ’90 ci furono le prime testimonianze dirette delle sopravvissute e le prime richieste di scuse pubbliche da parte del Giappone.

La violenza contro le donne è un fatto persistente in tutte le guerre, questo è uno dei casi in cui è stata istituzionalizzata in veri e propri circoli di prostituzione ed è importante che il mondo conosca questi episodi.

Mary Lynn Bracht è riuscita a scrivere un libro che prende con forza un suo posto nell’anima; ha raccontato una possibilità di vita di una di queste comfort women, ha reso appieno la crudeltà e la disumanità di questa situazione, regalando uno spaccato di vita coreana che personalmente non conoscevo e che molto spesso non viene menzionata nei libri di storia. I punti di vista di Hana ed Emiko si alternano e c’è un continuo variare di passato e presente; le violenze, il sangue, gli stupri vengono descritti crudamente, colpendo la sensibilità di chi legge. Pur essendoci scene angoscianti in alcuni punti che lasciano addosso una sensazione soffocante, non riescono a fermare la voglia di leggere e andare avanti, per scoprire la sorte di queste due sorelle legate da un affetto che va oltre il tempo e lo spazio.

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La statua della pace a Seul, raffigurante una comfort woman.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Longanesi
Pagine: 370
Prezzo: 18.60€

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Fiore frutto foglia fango – Sara Baume

Vi è mai capitato di sentirvi chiedere il motivo per cui avete comprato un determinato libro? E quante risposte avete dato che, agli occhi (e alle orecchie) di un non lettore, sono potute suonare strane e bizzarre? Bene, io ne ho una per questo libro: perché ho comprato questo libro? Perché c’è un cane in copertina.

Il mio amore per i nostri amici pelosi a quattro zampe mi ha portato ad afferrare e comprare questo libro senza nemmeno leggerne la trama. Col senno di poi ammetto che si è trattato di una scelta abbastanza azzardata ma non è stata una pessima scelta. Anzi.

Fiore frutto foglia fango è la storia di un’amicizia: quella tra un umano ed il suo cane. Entrambi sono “strani”, feriti, impauriti e malandati; ognuno a modo suo ed ognuno per motivi diversi.

Quando Ray trova Unocchio al canile e decide di adottarlo, di salvarlo da quella vita, involontariamente decide di salvare un po’ anche se stesso. Inizia così una convivenza fatta di piccole abitudini in un piccolo universo rappresentato dalla casa color salmone situata sulla costa irlandese e dalle spiagge che la circondano.

Ma Unocchio, oltre ad essere ferito fisicamente, è ferito anche all’interno ed ha problemi a rapportarsi con chiunque non sia il suo padrone, sia esso umano o animale. Ed è per questa incapacità a rapportarsi che, durante una delle loro passeggiate, morde un altro cane gravemente. Per salvarlo dal canile e probabilmente dalla morte, Ray deciderà di mettersi in viaggio lasciando così la casa paterna e tutte le sue poche certezze.

E sarà un viaggio alla scoperta non solo di posti nuovi ma, soprattutto, alla scoperta di sé, alla scoperta di cosa un’amicizia come quella tra uomo e cane può dare e può rappresentare. Un viaggio che permetterà a Ray di capirsi e capire tutto quello che è stato il suo passato e la sua vita prima di Unocchio.

Fiore frutto foglia fango

Sara Baume riesce a raccontare i pensieri di Ray e lo speciale rapporto che lega un umano al suo animale con parole semplici. La narrazione è scorrevole, senza fronzoli, arriva diretta al cuore come della buona musica.

L’intero romanzo mi ha un po’ ricordato, per sommi capi, Il mio cane del Klondike di Romana Petri in cui veniva narrato un rapporto similmente esclusivo tra una donna ed il suo cane, anche lui salvato dalla strada con ferite fisiche e psicologiche.

Amo questi libri perché riescono ad entrare nel vivo dei sentimenti e dei rapporti. Rapporti che non tutti possono comprendere ma che, per chi li vive, hanno un potere sorprendente ed un’importanza notevole.

Vorrei essere nato con la tua capacità di stupirti. Non mi dispiacerebbe vivere meno, se la mia breve vita potesse essere intensa come la tua.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: NN Editore
Pagine: 236
Prezzo: 18.00€