“Era una gioia appiccare il fuoco. Era una gioia speciale vedere le cose divorate, vederle annerite, diverse. Con la punta di rame del tubo fra le mani, con quel grosso pitone che sputava il suo cherosene venefico sul mondo, il sangue gli martellava contro le tempie, e le sue mani diventavano le mani di non si sa quale direttore d’orchestra che suonasse tutte le sinfonie fiammeggianti, incendiarie, per far cadere tutti i cenci e le rovine carbonizzate della storia.”
Così si apre uno dei romanzi che più mi hanno colpita nell’ultimo anno.
Fahrenheit 451 non è solo il racconto apocalittico di ciò che potrebbe accadere in un futuro governato dal consumismo, dalla tecnologia e soprattutto dall’omologazione bensì un monito, una narrazione che ti fa riflettere e che ti fa venir voglia di leggere tutti i libri a disposizione prima che sia troppo tardi. La storia è quella di Guy Montag, un pompiere che nel mondo al contrario di Bradbury invece che domare le fiamme, appicca incendi nei quali vengono distrutti per sempre libri. Tutti i libri, da Shakespeare a Melville a Whitman come se fossero spazzatura di poco conto. Secoli di ricerca, di analisi della realtà, a volte di critica, di poesia, di rabbia spazzati via per sempre.
“La durata degli studi si fa sempre più breve, la disciplina si allenta, filosofia, storia, filologia abbandonate, lingua e ortografia sempre più neglette, fino ad essere quasi del tutto ignorate. La vita diviene una cosa immediata, diretta, il posto è quello che conta, in ufficio o in fabbrica, il piacere si annida ovunque, dopo le ore lavorative. Perché imparare altra cosa che non sia premere bottoni, girar manopole, abbassar leve, applicare dadi e viti?”
Questa è la società che scopriamo pagina dopo pagina. Assopita, spenta, soggiogata dalla televisione, unico mezzo di comunicazione, talmente soffocante con la sua presenza, da essere in ogni casa, su ogni muro, bombardando di notizie e pubblicità gli abitanti di quello che sembra essere un “1984” portato all’estremo.
Se in Orwell il controllo di tutti è incessante attraverso l’occhio del Grande Fratello, con Bradbury la negazione della conoscenza stessa sarà la punizione definitiva. Montag sembra accettare tutto questo inizialmente, nonostante sia stanco della sua vita fatta di routine, slogan e abnegazione.
La svolta l’avrà con l’incontro di una ragazza, Clarisse, che lo desterà dal sonno di rassegnazione e apatia nel quale pareva piombato, incentivato anche da Mildred, una moglie perfettamente inserita nel sistema di rinunce e ignoranza.
“Questa notte ho pensato a tutto il cherosene di cui mi sono servito da dieci anni a questa parte. E ho pensato ai libri. E per la prima volta mi sono accorto che dietro ogni libro c’è un uomo. Un uomo che ha dovuto pensarli. Un uomo a cui è occorso molto tempo per scriverli, per buttar giù tante parole sulla carta. Ed è un pensiero che non avevo mai avuto, prima di questa notte.”
E così Guy deciderà di sfidare il sistema, di salvare i libri dal macero, dalla dimenticanza, dall’oblio.
Guy, un uomo come tanti, un uomo che ha compreso quanto sia importante la conoscenza, proteggere la memoria e la letteratura, si opporrà all’annichilimento delle genti, alla mediocrità alla quale tutti venivano condannati, creando una speranza per il futuro.
Lettura necessaria e sconvolgente, che pone un interrogativo: cosa diverrebbe la società in cui viviamo se si imponesse una dittatura che ci obblighi a non sapere, a non informarci, più semplicemente a non pensare? E noi avremmo il coraggio di Montag o ci comporteremmo come Mildred?
“Nessuno più ascolta. Io non posso parlare alle pareti, perché sono le pareti che urlano verso di me. Non posso parlare con mia moglie, perché sta sentendo quello che dicono le pareti. Io semplicemente ho bisogno di qualcuno che stia a sentire quello che ho da dire. E forse, se mi si desse agio di parlare un po’, potrei anche dire qualcosa di sensato. Ecco perché vorrei che voi m’insegnaste a capire quello che leggo.”
Scheda libro
Autore: Ray Bradbury
Editore: Mondadori
Costo: 12 euro
Pagine: 180