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Borgo Sud – Donatella Di Pietrantonio

Borgo Sud di Donatella Di Pietrantonio è un romanzo estremamente duro e famigliare. Protagonista è l’Arminuta, già voce narrante e personaggio del romanzo omonimo. L’arminuta è ormai una donna adulta, vive a Grenoble dove insegna all’università, ha un vicino di casa con cui divide le cure di un gatto senza tetto. Un giorno riceve una telefonata che la richiama in Italia.

Torna quindi in Abruzzo, la terra dove ha vissuto con la sorella Adriana, con i suoi genitori, in una famiglia dove non si è mai sentita amata; la terra dove aveva conosciuto Pietro e lo aveva sposato, vivendo con lui per diversi anni, per divorziare poi. Qui pian piano apprendiamo la storia di Adriana: un’adolescenza scapestrata, la poca voglia di studiare, il buttarsi nelle situazioni più disparate, l’amore con Rafael, le sparizioni e le liti con la madre.

La narrazione si sposta avanti e indietro nel tempo, senza soluzione di continuità: siamo nel presente in una stanza d’albergo, siamo all’università con l’arminuta e il suo professore, Adriana che cucina pesce; siamo in un altro periodo delle loro vite, quando Adriana scappa di casa con un bambino appena nato, Vincenzo, come quel loro fratello morto da tempo. E vediamo le due sorelle litigare per i soldi, la scoperta sempre più graduale della verità da parte dell’arminuta su Adriana: i debiti di Rafael, il silenzio e i segreti con i genitori. Poi entriamo nel matrimonio dell’arminuta e di Pietro, un matrimonio tra due solitudini, tra due figli che si sono sempre sentiti non amati o non compresi: l’arminuta da bambina è cresciuta lontana dal paese, Pietro si è sempre sentito in difetto rispetto ad una famiglia che lo voleva perfetto. Cominciano i segreti, i ritardi, le notti passate nei bar e fuori casa.

E leggendo apprendiamo sempre più cose, il segreto di Pietro, la vita difficile di Adriana e la maledizione a cui l’ha condannata la madre, la paura e il bisogno di essere amata dell’arminuta, il motivo per cui è stata richiamata in Italia e per chi. Il tutto avviene nello sfondo di un Abruzzo di pescatori, del Borgo Sud, di una realtà rurale che profuma di pesce e salsedine.

Passano altri ricordi, affollati, in disordine. La memoria sceglie le sue carte dal mazzo, le scambia, a volte bara.

Borgo Sud è un romanzo che ci racconta la storia di una donna, la sua ricerca dentro di sè, dentro il suo passato, dentro la sua famiglia e dentro una terra non sempre pacifica. Lo stile è scorrevole, nonostante i continui salti temporali destabilizzino un po’ e creino confusione. Ho trovato pure un po’ difficoltoso il non riuscire a dare un nome alla protagonista, che rimane quasi senza identità all’interno del libro.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 168
Prezzo: 18.00€
Voto: 7/10

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Rovina e Ascesa – Leigh Bardugo

Rovina e ascesa è il capitolo finale della trilogia Grisha firmata da Leigh Bardugo e pubblicato il 30 marzo da Mondadori.

Vi avevo già parlato di entrambi i volumi precedenti, Tenebre e ossaAssedio e tempesta, era quindi doveroso chiudere il cerchio.

Nel secondo volume avevamo lasciato Alina in uno scontro contro l’Oscuro, scontro che le sarebbe costato la vita se non fosse per Mal che era tornato indietro per salvarla.

Adesso lei e i suoi amici sono rinchiusi nella Cattedrale Bianca, un’enorme costruzione sotterranea creata dall’Apparat. Ed è lui che tiene prigioniera Alina, sotto la parvenza di una protezione, insieme a tutti i fanatici che credono nel culto di Santka Alina.

Ma non può rimanere nascosta per sempre: l’Oscuro sta muovendo le sue pedine in superficie, continua la sua marcia per estendere il suo dominio su Ravka e su tutti i territori vicini. Lei sa che è l’unica che può sconfiggerlo.

Ma le incognite sono molte: bisogna prima cercare il terzo amplificatore di Morozova, sperare che il principe Nikolai sia sopravvissuto all’attacco di Os Alta e, soprattutto, fidarsi dei suoi seguaci e cercare di stringere nuove alleanze.

E mentre il tutto si muove, non senza qualche intoppo, Alina verrà a conoscenza di verità sull’Oscuro tenute nascoste per secoli. Verità che, in qualche modo, l’accompagneranno verso il compimento del proprio destino.

Riuscirà a sconfiggere l’Oscuro e a liberare Ravka? Ma, soprattutto, cosa ne sarà di lei?

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Leigh Bardugo ci prende per mano e ci porta verso la degna conclusione di questo viaggio nel mondo Grisha.

Ritroviamo le strade di Ravka ma qualcosa è cambiato: la guerra è ormai aperta e non c’è luogo dove non ci siano ripercussioni. La preparazione a cui si assiste nel secondo capitolo lascia spazio ad uno scenario disperato, dove ogni giorno potrebbe essere l’ultimo.

In questo scenario spicca un sentore di speranza costituito dai fedeli di Sankta Alina e dal culto messo in atto dall’Apparat; accanto a questo prepotente è il sentimento che pervade Alina: voglia di vendetta, di riscatto, a cui si contrappone la paura di non essere all’altezza e la disperazione nel vedere gente che muore per lei, per una guerra che lei sembra aver scatenato.

In questo terzo volume torniamo ad una narrazione serrata, una penna fluida e di facile lettura, con una dovizia di particolari che aiuta il lettore ad immedesimarsi. Questo, unito alla perfetta caratterizzazione psicologica dei personaggi e a qualche strategico colpo di scena, ci regala un finale degno di nota.

Rovina e ascesa di Leigh Bardugo è il perfetto finale: un mix di azione, sentimento e pathos che tiene incollato il lettore e che farà venire voglia di rileggere immediatamente l’intera trilogia per non lasciare questo mondo fantastico.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Mondadori
Pagine: 288
Prezzo: 18.90€
Voto: 9/10

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Franny e Zooey – J.D. Salinger

Franny e Zooey è un romanzo diviso in due parti scritto da J.D. Salinger e pubblicato per la prima volta nel 1961. Ambientato nel 1955 conosciamo Franny e Zooey Glass, i figli minori della famiglia Glass: Les e Bessie i genitori, sette figli di cui due morti, uno dei due suicida. I figli Glass sono sempre stati dei piccoli geni della recitazione e, quando erano piccoli, tutti a turno hanno partecipato ad una trasmissione radiofonica.

La prima parte della narrazione è dedicata a Franny, la più giovane: ha vent’anni, frequenta il college ed è andata a trovare il fidanzato Lane per il weekend. Durante il pranzo ascolta passivamente quello che il ragazzo le racconta, rimane un po’ con la testa fra le nuvole: da giorni porta sempre con sè un libricino verde, il racconto di un pellegrino. Franny durante il pranzo non tocca cibo, iniziano a riscontrarsi in lei diverse condizioni fisiche di crisi: il tutto culmina con uno svenimento e il conseguente ritorno a casa, dove la ragazza viene lasciata a riposare su un divano in salotto con accanto il gatto acciambellato.

Nella seconda parte della narrazione il focus si sposta su Zooey, venticinque anni, attore, sta facendo un bagno mentre fuma una sigaretta e rilegge per l’ennesima volta la lettera scrittagli anni prima dal fratello maggiore Buddy. Questa seconda scena vede una seconda protagonista: Bessie. Mamma Glass infatti è molto preoccupata: intanto il figlio maggiore non vuole installare un apparecchio telefonico in casa sua e non sa mai come contattarlo, poi la sua bambina, Franny, ha avuto questa crisi, non vuole mangiare e continua a rifiutare le proposte di un po’ di brodo di pollo. Bessie si chiede la ragione di questo crollo, pensa alle possibili soluzioni e a chi potrebbe chiedere.

Comincia così una lunga discussione tra i due, alternata a momenti di lentezza in cui il lettore riesce a entrare nella stanza da bagno, con la tenda tirata, l’odore di fumo delle sigarette accese dai due, l’umidità, il lavandino con accanto il rasoio da barba. Zooey sa bene cosa è successo alla sorella, conosce il libricino da cui è partito tutto perchè anche lui anni prima lo ha letto; inoltre i più giovani dei Glass sono stati educati quando erano bambini da Buddy e da Seymour, uno dei due fratelli morti anni prima, ad un atteggiamento estremamente morale e religioso. La lettura del libro sul pellegrino sempre spingere chi lo legge a recitare continuamente una preghiera silenziosa a Dio e ha provocato a Franny una crisi spirituale nell’ultimo periodo.

I due parlano anche della recitazione e del lavoro di Zooey: proprio il giorno prima ha incontrato un produttore che gli ha proposto un copione. In un momento successivo alla discussione in bagno Zooey affronta la sorella, concludendo poi con lei una discussione attraverso il telefono.

Il romanzo si presenta quasi come una pièce teatrale: i due protagonisti principali si alternano e si incontrano sulle scene di un palcoscenico immaginario. Quella che si respira è un’atmosfera strana, quasi mistica in alcuni punti. Zooey definisce se stesso e Franny come due anormali in una famiglia che già di suo tanto normale non è. Allo stesso tempo nonostante la stranezza il racconto trascina, si vuole avere una spiegazione e si vuole entrare meglio nella vita dei due minori Glass.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 155
Prezzo: 10.00€
Voto: 7/10

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Per strada è la felicità – Ritanna Armeni

Per strada è la felicità di Ritanna Armeni è l’ultimo romanzo della scrittrice pubblicato il 6 maggio da Ponte alle Grazie.

Della stessa autrice ci eravamo già occupate altre due volte: Una donna può tuttoMara. Una donna del Novecento

La protagonista di questo romanzo è Rosa, una giovane che si trasferisce a Roma per studiare all’università e che un giorno si troverà coinvolta nelle rivolte studentesche che popolarono l’Italia nel ’68.

Rosa, completamente a digiuno di politica e considerata una brava ragazza come tante, si trova presto coinvolta, con altri suoi compagni, in un vortice pressoché infinito di assemblee, cortei, mattinate passate alle porte delle fabbriche a parlare con operai sfruttati e sottopagati e giornate al ciclostile con le sue amiche per stampare i volantini e i cartelloni per il movimento.

Accanto a tutto ciò, che rappresenta soprattutto una rivoluzione nella sua vita, Rosa non trascura lo studio ed è grazie ad un professore che fa la conoscenza di una sua omonima, Rosa Luxemburg. Pur essendo nata e vissuta svariati anni prima di lei, la giovane Rosa trova nella sua omonima un punto di riferimento, delle vite che hanno molto in comune e ben presto si ritroverà ad intersecare le loro due vite e a farne paragoni: entrambe donne combattive con un credo politico ben preciso, entrambe innamorate di un uomo che non le merita.

L’uomo in questione è Camillo: un compagno, sposato con figli, di cui Rosa si innamora e con cui intraprende una relazione. Relazione quasi univoca, in cui lei si fa bastare le briciole che lui le concede e che non pretende né chiede altro in più.

Saranno anni pieni e non facili per una giovane donna che inizia a capire come va il mondo, anni contrassegnati dalla lotta al femminismo, da un respiro più ampio rispetto alle vedute ristrette. Anni che la porteranno a capire il suo posto nel mondo e dove risiede davvero la felicità.

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Ritanna Armeni continua il suo racconto delle donne per le donne stavolta portandoci a vivere anni che hanno rappresentato un vero e proprio cambiamento per le nostre vita e i cui risultati riecheggiano tutt’oggi.

E per parlarcene ha usato la figura di Rosa: una ragazza che all’inizio si lascia trasportare dal vento del cambiamento in maniera quasi passiva. Partecipa perché tutti lo fanno. Partecipa per non sentirsi da meno. Partecipa per poter stare con Camillo. E sarà questo l’atteggiamento quasi per tutta la durata del romanzo.

Poi finalmente qualcosa la sblocca e ci troviamo finalmente la protagonista che questo romanzo e quegli anni meritano: una giovane donna consapevole di sé, dei suoi pregi e dei suoi difetti, così come dei suoi limiti. Ma soprattutto una donna che prende consapevolezza di quanto la figura femminile fosse ancora considerata inferiore, incapace di prendere iniziative, di farsi valere, di avere una voce propria.

Il tutto ci viene raccontato attraverso una scrittura scorrevole ed avvincente. La Armeni riesce ad amalgamare perfettamente la vita privata della protagonista con la realtà storica di un’epoca non facile che ha segnato grandi cambiamenti.

Per strada è la felicità di Ritanna Armeni è un romanzo completo che trascina il lettore indietro di cinquant’anni e che lascia percepire tutto l’ardore e la voglia di cambiamento di un’epoca che ha lasciato il suo segno indelebile nella storia.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 244
Prezzo: 16.00€
Voto: 8/10

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L’acqua del lago non è mai dolce – Giulia Caminito

L’acqua del lago non è mai dolce è un romanzo scritto da Giulia Caminito ed edito da Bompiani. Protagonista è Gaia. Conosciamo la sua famiglia: la madre Antonia, donna che si fa in quattro per portare avanti la famiglia, il marito Massimo su una sedia a rotella, il figlio più grande Mariano, i gemelli più piccoli. I sei vivono in grande povertà: il comune di Roma aiuta ben poco, le battaglie per avere un tetto decente sopra la testa, da parte di Antonia, sono continue. Un carattere rivoluzionario, duro, combattivo, la muove nel tentativo di dare il meglio ai figli.

Così da una catapecchia la famiglia si trasferisce presto in un appartamento condominiale, con cortile, fontana con i pesci e i vicini che li guardano male. Gaia vede e osserva, guarda i pesci che nuotano nell’acqua stagnante, guarda la figlia disabile della vicina mentre prende il sole. Poi grazie ad un accordo privato avviene il cambiamento: la famiglia si sposta ad Anguillara, vicino al lago di Bracciano, in una casa più grande. Gaia è un’adolescente e frequenta la scuola media, comincia una routine consolidata di pullman e treno per raggiungere la scuola a Roma; fa amicizia con due ragazzine sue coetanee, Carlotta e Agata, dalle quali sente però di essere separata da un muro invalicabile. Muro che le distingue per carattere, per famiglia, per abitudine: Gaia non può comprare oggetti nuovi, non si veste all’ultima moda e indossa i vestiti sfatti degli altri, non ha la televisione in casa, ha solo i libri che prende in prestito in biblioteca.

Sente un vuoto tra sè e gli altri, tra sè, la sua famiglia e ciò che la circonda. Vuoto in cui mancano vere dimostrazioni di affetto, in cui sembra che non ci possa essere spazio per l’amore; a ciò si aggiungono le prese in giro degli altri, di chi la chiama poveraccia, di chi le fa i dispetti e la fa cadere. Gaia resiste e resiste, ma ad un certo punto esplode e lo fa come una mina vagante.

Così seguiamo la crescita di Gaia, il primo amore e la prima delusione, l’allontanamento dall’amica Carlotta, la conoscenza con Iris e la sua comitiva, l’estate prima del liceo, l’iscrizione al liceo classico: impegno, impegno, impegno. Questo le viene chiesto da Antonia: per dimostrare che anche con dizionari di seconda mano, diari realizzati con quaderni, con poco denaro e tanto impegno anche lei può aspirare ad avere buoni voti e a realizzarsi. Nel mentre Gaia cresce, entra in contatto con tanta gente, continua a tenersi tutto dentro e ad aumentare lo spessore della scorza che la circonda. Perchè non può gridare a nessuno la sua delusione, la sua rabbia che diventa sempre più infuocata, fino a farle compiere gesti estremi.

Sullo sfondo una Roma imperfetta, un lago che con la sua sporcizia e tossicità si adegua alle atmosfere di questa storia dalle tinte cupe e a tratti macabre. Si respira il soffocamento psicologico di Gaia, si percepisce il suo disagio interiore, il suo carattere scostante, il suo grido di aiuto, il suo voler essere capita.

Circondata da una famiglia che sembra non voler cambiare mai, da una madre autoritaria, un padre che si esclude dalle decisioni, un fratello maggiore che si allontana, Gaia cresce e diventa adulta facendo scelte istintive, quasi come un animale incapace di avere rapporti sociali normali.

Il romanzo L’acqua del lago non è mai dolce è un libro che colpisce per le due tinte scure: il lettore non si affeziona a nessun personaggio, segue l’evolversi di Gaia, magari provando per lei anche compassione. Gaia è una protagonista che sembra essere rimasta chiusa dentro una gabbia, come una bestia incatenata addomesticata rimane tranquilla e silenziosa quasi tutto il tempo, fino a quando succede qualcosa che la costringe a fare i conti con l’oscurità che risiede in lei. Lo stile narrativo è incalzante, trascina e spinge l’occhio ad andare sempre più avanti senza fermarsi nella lettura.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Bompiani
Pagine: 304
Prezzo: 18.00€
Voto: 7.5/10

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La notte non perdona – Daniela Grandi

La notte non perdona di Daniela Grandi è un romanzo uscito lo scorso 18 marzo per Sonzogno Editori.

Si tratta del secondo romanzo con protagonista il maresciallo Nina Mastrantonio, il primo maresciallo con la pelle nera in forza all’Arma dei Carabinieri di Parma.

Il primo romanzo, “Notte al Casablanca”, fu pubblicato nel 2018 e potete trovare la recensione qui.

Questo nuovo romanzo si apre con Nina che accorre sulla scena di quello che, apparentemente, pare sia un incidente: un appartamento nei pressi del mercato è andato a fuoco. All’interno si trovava il padrone di casa, adesso morto. 

L’uomo si scopre essere il proprietario di un negozio di stoffe lì vicino ed inoltre pare fosse gay.  Dopo pochi giorni dall’incendio è subito chiaro che non si è trattato di un incidente ma di un vero e proprio omicidio. Il colonnello Cattaneo annuncia, tronfio, di aver già arrestato il colpevole: un ragazzo di colore che sarebbe stato visto uscire dall’appartamento della vittima e che si prostituiva per pagarsi la droga.

Per Nina potrebbe andare bene così poiché ha altri pensieri per la testa: il primo è per il latitante Volkov che è sicura stia tramando qualcosa per vendicarsi e il secondo, di origine più intima, è il suo rapporto con il collega Navarra.

Ma da questi pensieri verrà ben presto distolta grazie anche alla visita della mamma del ragazzo incolpato dell’omicidio: la donna è certa che il figlio sia innocente e, con lei, tutta la comunità extracomunitaria e il collega di Nina, Paolini.

Andando di nuovo contro i suoi diretti superiori, Nina riapre l’indagine e coinvolge la sua squadra per scoprire la verità e dipanare una matassa che la riporterà indietro ad un altro “incidente” avvenuto nel lontano 1967.

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Daniela Grandi ci riporta nella grigia e fredda Parma e nella incasinatissima vita di Nina Mastrantonio con un intreccio di tutto rispetto.

Il lettore viene catapultato subito sulla scena del crimine e poi segue passo passo le indagini senza tralasciare la vita privata della protagonista.

In questo romanzo spicca molto quello che è il privato di Nina: si inizia a conoscere qualcosa di più del suo passato, del perché rifugga le relazioni amorose, del quartiere in cui è nata e che adesso le chiede di schierarsi in una “guerra” più grande di lei.

Grazie alla vicenda del ragazzo di colore accusato di omicidio l’autrice ci porta anche a parlare e riflettere su quella che è la situazione odierna degli extracomunitari in tutta Italia, non solo a Parma. Ma forse lì la questione razzismo fa più “rumore” in quanto la cittadina emiliana è sempre stata aperta all’accoglienza.

Tutto questo ci viene raccontato con uno stile semplice, diretto, che tiene incollato il lettore alle pagine per arrivare alla fine e, di nuovo, salutare una vecchia amica nella speranza di poter leggere di nuovo di lei e delle sue indagini il più presto possibile.

È anche grazie a questo stile che la caratterizzazione psicologica dei personaggi, di tutti i personaggi, risulta profonda e ben dettagliata senza però appesantire in alcun modo la narrazione ma donandole un quid in più.

La notte non perdona di Daniela Grandi è un giallo di tutto rispetto ma che non tralascia la parte umana e realistica dei personaggi rendendo il tutto a portata di tutti.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Sonzogno
Pagine: 272
Prezzo: 16.00€
Voto: 8.5/10

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L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio – Haruki Murakami

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è il quarto romanzo che leggo di Haruki Murakami. Protagonista è Tazaki Tsukuru che nel presente della narrazione ha trentasei anni, lavora nelle stazioni, le progetta e le gestisce in modo che siano funzionali. Da qualche settimana frequenta una donna di due anni più grande, Sara, che lavora nel turismo. Questa relazione che sta diventando sempre più profonda spinge Tazaki a fare un percorso indietro nella memoria, a quando andava al liceo a Nagoya.

Allora, durante un laboratorio di volontariato aveva conosciuto Aka, Ao, Shiro e Kuro, due ragazzi e due ragazze completamente diversi tra loro, con i quali aveva fatto amicizia e aveva creato un rapporto comunitario quasi simbiotico. I cinque infatti facevano tutto assieme, equilibravano i loro interessi, avevano abolito la possibilità di una qualsiasi relazione amorosa e sessuale tra di loro. Il fare parte di questo gruppo per il nostro protagonista era motivo di grande gioia, sentiva di aver trovato un posto per se stesso, lui che si sentiva senza colore di fronte a loro, i cui nomi richiamavano i colori blu, rosso, bianco e nero.

Dopo il diploma Tazaki era stato l’unico ad abbandonare la città per raggiungere Tokyo e studiare ingegneria. La separazione per il successivo anno e mezzo non aveva provocato, secondo il suo parere, alcuna ombra nel loro gruppo. Ma durante l’estate del secondo anno di università improvvisamente i quattro amici avevano deciso di tagliarlo fuori, negandosi al telefono e chiedendogli di non chiamare più. Lo shock provocato dall’essere stato abbandonato dai suoi più cari e unici amici aveva spedito Tazaki in un limbo di depressione molto vicino alla morte, per i successivi sei mesi.

La sua identità dopo quel periodo non fu più la stessa: chiuso in se stesso proseguì la sua vita, tra studio, una nuova amicizia, il nuotare in piscina e poi il lavoro. Noi leggiamo il suo passato alternato al presente, quando Sara dopo aver ricevuto le sue confidenze gli suggerisce di andare alla ricerca dei suoi ex amici e chiedere loro spiegazioni.

Comincia quindi per Tsukuru un percorso di riscoperta, che lo porterà a Nagoya e in Finlandia, per scoprire che cosa è successo sedici anni prima, perchè i suoi amici hanno deciso di allontanarlo. Un viaggio che diventerà percorso interiore, alla ricerca del proprio io, per capire cosa è davvero importante, che forse l’essere senza colore non significava non avere personalità, anzi, che forse la sua presenza poteva funzionare come punto di equilibrio in un mondo pieno di colori.

É come costruire una stazione. Una cosa bella e di valore, che è stata importante anche per poco tempo, non sparisce nel nulla per un piccolo errore. Cominciamo col costruirla, la stazione, anche se non è perfetta. Se non ci fossero le stazioni, i treni non potrebbero fermarsi lì e non potremmo incontrare le persone a cui vogliamo bene. Se poi si scoprono dei difetti, si può sempre rimediare dopo. Prima di tutto costruisci la stazione. Una stazione speciale per lei, dove il treno desideri fermarsi, in cui trovare un rifugio, così, anche senza uno scopo preciso. Cerca di immaginarla nella tua mente, quella stazione, di darle concretamente forma e colore. Poi incidi con un chiodo il tuo nome sulla base, e soffiaci la vita. Questa forza ce l’hai. Non hai attraversato a nuoto, da solo, il mare di notte?

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio è un romanzo pieno di malinconia, che si può leggere con un sottofondo musicale sempre presente nei romanzi di Haruki Murakami. Una storia di amicizia, una storia molto profonda che riflette sulla sofferenza, sulle ferite che ci si fa nel corso della vita, una storia che affascina. Anche la metafora legata ai colori ha una sua importanza e un suo senso all’interno del romanzo, che lascia qualche interrogativo nel lettore, senza risultare per questo negativo o senza senso. Una volta chiuso il libro rimane nel lettore la sensazione di avere un nuovo amico e di essere contenti che sia riuscito a superare da solo i dubbi e sia riuscito finalmente ad aprire i cassetti nella sua mente delle cose irrisolte.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Einaudi
Pagine: 275
Prezzo: 12,50€
Voto: 8/10

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Il mondo invisibile – Liz Moore

Il mondo invisibile di Liz Moore è stato pubblicato da NN Editore il 15 aprile 2021.

Si tratta del secondo romanzo dell’autrice pubblicato da questa casa editrice. Il primo, I cieli di Philadelphia, era stato pubblicato l’anno scorso riscuotendo molto successo. Questo romanzo invece, nonostante sia stato pubblicato successivamente, è cronologicamente precedente all’altro.

Ada è una ragazzina di dodici anni, vive con suo padre e non conosce sua madre. È stata concepita con la pratica dell’utero in affitto e non ha mai sentito l’esigenza di conoscere la sua madre biologica. 

Inoltre David, suo padre, l’ha cresciuta in una maniera piuttosto particolare: Ada non frequenta la scuola e quindi nemmeno i suoi coetanei, non ha parenti, a dodici anni ha gli atteggiamenti di una donna adulta a cui è stato insegnato solo ad usare il cervello senza lasciarsi distrarre dai sentimenti.

L’unica “famiglia” che lei può definire tale è composta dai membri del laboratorio di cui suo padre è direttore. Con loro Ada si sente a suo agio e per lei il laboratorio è casa. 

Ma il fulcro del suo mondo è David: David e il suo brillante intelletto; David e i suoi cifrari; David che le insegna, la sprona, la sfida a superare i suoi limiti. Ada e David e i loro piccoli rituali.

È quindi del tutto lecito immaginare che quando David inizierà a dare segni di cedimento per colpa dell’Alzheimer anche l’intero mondo di Ada cederà sotto quell’enorme peso. 

E se da un lato Ada inizierà a fare una vita quanto più normale per una ragazzina della sua età grazie a Liston, un’amica di famiglia che l’accoglie in casa, incominciando a frequentare la scuola e a fare amicizia con i suoi coetanei, dall’altro si troverà spaesata e senza più certezze.

Certezze che si dissolvono ancora di più quando un dubbio viene insinuato: David non è chi ha sempre sostenuto di essere. David è un’impostore. Chi è David in realtà?

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Partendo dagli anni Ottanta e con brevi salti temporali, Liz Moore ci racconta la storia di una ragazzina e del suo rapporto, quasi morboso, con il padre.

Ada venera il padre e per lei ogni cosa negativa pensata e provata nei suoi confronti è come un tradimento: lei nasce e cresce con lui, assorbendo le sue manie, le sue convinzioni, il suo modo di vivere. È convinta che nessuno possa conoscerlo meglio di lei e quando capisce che non è così il suo istinto la porta ad allontanarsi quasi come una sorta di protezione.

D’altra parte David, il padre, rigetta su di lei tutte le sue aspettative, le sue convinzioni, quasi volesse crescere questa bambina secondo un’immagine ben stabilita che lui ha in testa.

È un rapporto viscerale, a tratti potrebbe sembrare quasi malato visto la sua esclusività. 

La Moore ha saputo giocare molto bene su questo tratto, su questa dipendenza psicologica che, forse involontariamente, si sviluppa in Ada. Una dipendenza che, alla luce del “tradimento”, Ada cerca di rompere non riuscendoci del tutto.

Stilisticamente, a differenza de I cieli di Philadelphia, ho trovato questo romanzo più acerbo: la storia procede quasi con lentezza soprattutto nella prima parte. Troppo descrittivo e dettagliato il lavoro di David così come la routine degli anni passati. Questa parte potrebbe rappresentare uno scoglio non indifferente da superare.

Una volta superato questo ostacolo il romanzo prende vita forse anche grazie alla vena mistery rappresentata dal passato di David. Questo però non salva completamente il libro che, in alcuni punti, riecheggia di quella pesantezza iniziale.

Il linguaggio usato è comunque molto semplice e di facile lettura, pochi sono i tecnicismi usati che non inficiano la facilità di lettura.

Il mondo invisibile di Liz Moore è un libro molto psicologico in cui, partendo da un rapporto padre/figlia, si indagano i comportamenti umani in situazioni complesse. Un romanzo in cui, in qualche modo, si va avanti con la vita ma senza riuscirsi a scrollare il passato dalle spalle.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: NN Editore
Pagine: 432
Prezzo: 19.00€
Voto: 7.5/10

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Una vita da ricostruire – Brigitte Riebe

Uscito a marzo 2021 per Fazi editore, Una vita da ricostruire è il primo capitolo della trilogia Le sorelle del Ku’damm di Brigitte Riebe.

Siamo a Berlino, la seconda guerra mondiale è appena finita, la città è stata occupata dai russi. Nascoste nella cantina della villa di famiglia Rike, Silvie, Florentine e la madre Claire sono spaventate, la città è stata bombardata, con quei pochi averi che sono riuscite a custodire, cercano di capire cosa poter fare. La villa è stata requisita dai russi e le ragazze della famiglia Thaleim sono costrette a cercare rifugio nell’appartamento della zia Lydia, affittato fino a poco tempo prima a dei nazisti. Le donne decidono di rimboccarsi le maniche e agire attivamente per la ricostruzione della città: Berlino è stata rasa al suolo, le macerie sono da raccogliere e portare via per permettere la ricostruzione e per far sì che centinaia di migliaia di abitanti tornino ad avere un tetto sopra la testa.

La famiglia Thaleim era poi proprietaria di alcuni Grandi Magazzini di gran classe, per la borghesia tedesca, bombardati nel 1943 dagli Alleati. Le ragazze vorrebbero ricostruire anche quelli, tornare all’attività di famiglia, grazie anche a due macchine da cucire custodite gelosamente e nascoste in un magazzino a Postdam assieme ad un bel gruzzolo di soldi e tante stoffe. Potrà aiutarle Miriam Stenberg, amica di infanzia di Rike e Silvie, ebrea di origini, che si è riuscita a nascondere durante i rastrellamenti compiuti dai nazisti e che ha grandi capacità sartoriali. Le ragazze hanno un’idea: organizzeranno una sfilata con pochi capi di abbigliamento, per ridare colore e speranza alle donne, quelle che stanno ancora aspettando i loro uomini prigionieri, quelle che si spaccano la schiena per avere una tessera annonaria più consistente. Inoltre Rike si muove per cercare di far tornare a casa il padre prigioniero dei russi.

La storia della famiglia Thaleim va avanti, tra povertà, voglia di tornare a vivere, soldi che pian piano finiscono, inverni freddi, storie d’amore, nuove conoscenze. Il tutto si mescola alla storia di una città, che verrà divisa in quattro blocchi e poi in due, la storia di un popolo che ha pagato a caro prezzo l’aver avuto un dittatore come Hitler e che ha continuato a pagare anche dopo la sua morte.

Una vita da ricostruire ci presenta dei personaggi a cui ci si riesce ad affezionare solo nel corso del romanzo, che fatica un po’ ad ingranare. Rike e Silvie sono due sorelle molto diverse tra loro: Silvie ha un fratello gemello disperso in guerra, è bellissima, ha un fascino che conquista, è abituata a civettare con gli uomini e riesce abilmente a fare accordi vantaggiosi nel mercato nero cittadino. Rike è la sorella razionale, è abituata a fare economia, a pensare alla famiglia, ha perso la madre quando era una ragazzina, ora ha venticinque anni, tante cose da scoprire sul suo passato, tante responsabilità sulle spalle in quanto sorella maggiore. Poi c’è Florentine, la figlia di secondo letto del padre, che nel 1945 è ancora una bambina, crescerà e diventerà adolescente seguendo i fervori della gioventù di quegli anni.

Una storia famigliare ma anche sociale, di vita vera, che ci permette di farci un quadro di questo periodo storico che arriva fino al 1951, lasciando in sospeso l’esistenza di queste donne e il loro futuro.

Editore: Fazi editore
Pagine: 363
Prezzo: 17,50€
Voto: 8/10

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Il pane perduto – Edith Bruck

Il pane perduto di Edith Bruck è un romanzo pubblicato il 21 gennaio 2021 dalla casa editrice La Nave di Teseo ed è uno dei candidati al Premio Strega 2021.

Si tratta di un romanzo autobiografico in cui la Bruck racconta, non per la prima volta, la sua esperienza nei campi di concentramento nazisti e la successiva libertà.

Racconta, non ci crederanno, racconta, se sopravvivi, anche per noi.

Edith era una bambina allegra, solare e curiosa. Amava la vita, amava la sua famiglia povera, amava i suoi amici ed amava andare a scuola. Correva scalza per le vie del suo paesino in Ungheria e pensava che un giorno avrebbe potuto risollevare le sorti della propria famiglia.

Ma ben presto tutto cambia: le prime legge razziali, la diffidenza, il modo di rapportarsi. Iniziano a sparire le amiche, le loro famiglie. Il clima è teso. Finché un giorno non vengono a portare via anche loro.

Separata dalla madre ad Edith, diventata la prigioniera 11152, non rimane che aggrapparsi alla sorella Judith. Vivranno, sopravvivranno, in simbiosi per tutti gli spostamenti: Auschwitz, Dachau, Bergen – Belsen. Poi, finalmente, la tanto agognata libertà.

Ma quanto può essere difficile riconquistare un posto nel mondo quando da quel mondo sei rimasta estraniata per anni? La libertà non rappresenta il risveglio da un incubo ma probabilmente la sua continua.

Edith non si sente a posto in nessun luogo, non ha la convinzione di Judith che per loro non c’è altro posto che la Palestina, la terra promessa ai suoi avi. Cerca di riprendere i contatti con i familiari rimasti in vita ma anche qui le cose non durano, non funzionano.

Sarà un altro lungo peregrinare, forse meno penoso dei campi di prigionia, ma altrettanto duro e difficile. Finché un giorno, finalmente, Edith ritroverà il suo posto nel mondo.

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Il romanzo è un piccolo concentrato di strazianti verità, forte, crudo eppure il tutto è un reso con un linguaggio sì essenziale ma quasi delicato, come se l’autrice volesse farci entrare nella sua vita, negli strazi dell’epoca, ma in punta di piedi.

Per tutto il romanzo si sente fortissimo una sorta di distacco, come se ogni fase rompesse qualcosa nella protagonista e nel mondo che la circonda e lei lasciasse indietro una parte di sé pur di poter sopravvivere.

Naturalmente credo sia inutile specificare che l’impatto psicologico è forte e ben designato sia per la storia sia per l’effetto che lascia sul lettore. È un romanzo che fa riflettere, inorridire e raggiunge perfettamente lo scopo: NON DIMENTICARE MAI.

Seppure, come dice l’autrice stessa, la deriva che oggi si sta lentamente materializzando è assai simile a quella dell’epoca:

Da figlia adottiva dell’Italia, che mi ha dato molto più del pane quotidiano, e non posso che essergliene grata, oggi sono molto turbata per il Paese e per l’Europa, dove soffia un vento inquinato da nuovi fascismi, razzismi, nazionalismi, antisemitismi, che io sento doppiamente; piante velenose che non sono mai state sradicate e buttano nuovi rami, foglie che il popolo imboccato mangia, ascoltando le voci grosse nel suo nome, affamato com’è di identità forte, urlata, e italianità pura, bianca; che tristezza, che pericolo.

Il pane perduto di Edith Bruck è un romanzo che ci racconta un passato pericolosamente presente, un monito per la parte sana del mondo che invita a conoscere e non dimenticare proprio per evitare il ripetersi di certe oscenità.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 126
Prezzo: 16.00€
Voto: 9/10