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Il tatuatore – Alison Belsham

il-tatuatore-x1000Buongiorno amici lettori ❤
ogni tanto capita che tra le nostre letture finisca qualcosa che non riesce a convincerci totalmente. Oggi, infatti, vi parlo di un libro che mi ha lasciato con qualche dubbio e non del tutto soddisfatta. “Il Tatuatore” di Alison Belsham racconta di un killer dalle abitudini tutt’altro che carine: scuoia vive le sue vittime per asportare parti della loro pelle. A fare la scoperta del corpo che darà il via al caso è Mirna, una tatuatrice di Brighton. A seguire le indagini, invece, troviamo il giovane ispettore Francis Sullivan. Saranno loro a portare ricostruire le prove e a farci compagnia durante tutto il libro. Tra le cose che non mi hanno convinto devo inserire anche il metodo di scrittura. Troppo semplice e a tratti banale, non riusciva a coinvolgermi e quindi mi ritrovavo a fare da spettatore annoiato di fronte alle scene che mi venivano proposte. Poche sono state le volte in cui la narrazione è riuscita a superare la barriera pagine/lettore e a farmi vivere con l’ansia tipica dei thriller le vicende raccontate. Abbiamo molte (moltissime) scene cruente, momenti di psicosi del killer, scaramucce tra protagonisti, tatuatori che si improvvisano detective e detective che dovrebbero fare altro nella vita (magari i tatuatori?). Insomma, mi aspettavo qualcosa di più da questo libro anche perché ne ho sentito parlare bene da buona parte delle mie colleghe bookblogger e anche su Amazon, viaggia su una media alta di recensioni a cinque stelle. Purtroppo, come sappiano, i gusti dei lettori variano da persona e persona e nel mio caso questo romanzo non è riuscito in nessun modo a farmi superare l’osticità provata nel leggerlo. Fatemi sapere se voi avete invece apprezzato il libro di Alison Belsham, parliamone e datemi qualche spunto su cui riflettere per rivalutarne il mio giudizio. In conclusione? Approfittate di qualche offerta della Newton Compton per prenderlo e dategli una chance perché a me non sono piaciuti anche libri ben più famosi e quotati di questo, quindi mai fidarsi a pieno di una blogger 😀

SCHEDA LIBRO:
Editore: Newton Compton
Pagine: 363
Prezzo: 12 euro

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La maga delle spezie – Chitra Banerjee Divakaruni

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Chitra Banerjee Divakaruni ci porta con una scrittura lenta e suadente in California, precisamente a Oakland, nella bottega di una signora indiana, Tilo.
La vecchia proprietaria, però, è molto più che una semplice commerciante indiana: è una maga, la “maga delle spezie”.
Tilo è alla conoscenza di tutti i poteri e i segreti posseduti dalle spezie e sa come utilizzarli per aiutare chiunque si rechi nella sua bottega. Curcuma, cannella, trigonella, assafetida, finocchio, zenzero, pepe, cumino, neem, peperoncino rosso, makaradwaj, radice di loto, sesamo, riempiono le pagine col loro profumo, con i loro colori, con la loro magia.
La sua vita è fatta di grandi sacrifici, di grandi privazioni: non può uscire dalla sua bottega per nessuna ragione, non può aver alcun tipo di contatto fisico con i suoi clienti, non deve per nessuna ragione affezionarsi alle persone che aiuta e, soprattutto, non deve piegare i poteri delle spezie per scopi personali.
Regole ferree che Tilo ha appreso quando, dopo essere stata rapita dal suo villaggio natale, in India, dai pirati, curiosi delle doti magiche della ragazza, viene trasportata su un’isola.
Qui vive l’Antica, una maga delle spezie che insegna alle giovani donne tutti i segreti delle spezie, i poteri magici di queste, la loro influenza sulle persone che chiedono aiuto.
Molti si recano da Tilo per chiederle una mano: Lalita è una donna prigioniera in un matrimonio complicato; Jajid è un ragazzino che deve confrontarsi con i suoi compagni; il nonno di Geeta racconta spesso a Tilo i propri dispiaceri, ama moltissimo la nipote e desidera per lei il meglio; Haurun, un tassista allegro e di buon cuore innamorato di Tilo e speranzoso nel “sogno americano”.
Un giorno, però, nella vita di Tilo arriva Raven, un giovane e avvenente che guarda oltre l’aspetto della donna e comprende che lei nasconde in sè molto di più di quello che gli altri riescono a vedere.
L’amicizia tra Raven e Tilo porta l’uomo a rivelare dei segreti che riguardano il passato: è per metà un nativo americano. La madre da giovane abbandonò la riserva per vivere in città, cancellò le sue origini e si sposò, sforzandosi di essere una donna impeccabile. Solo quando il nonno ormai morente la chiamò a sè, Raven scoprì la verità. La donna permise a Raven di andare alla riserva con lei, ma il ragazzo al capezzale del nonno comprese che il nonno era sciamano del villaggio e avrebbe voluto con le sue ultime forze trasmettere al nipote i suoi poteri e “lo spirito del corvo”, altrimenti le loro tradizioni sarebbero andate perdute. La madre di Raven, però, impaurita, interruppe la cerimonia e lui perse la sua occasione per sempre. Il rammarico lo ha spinto a conoscere nel corso degli anni tante culture e discipline mistiche, affascinato da quel qualcosa che ha potuto solo intravedere. Solo da adulto riuscirà a comprendere, ma non a condividere, l’atteggiamento protettivo della madre.
Tilo inizia ad essere affascinata da lui, ma facendo ciò si allontana dalla sua missione e le spezie iniziano a rivoltarsi contro lei, ma soprattutto contro i suoi clienti. La passione dirompente che legherà Tilo a Raven, esporrà la maga a conseguenze inimmaginabili.

Ma non succede niente.
Aspetto, poi ripeto l’incantesimo un’altra volta. E ancora. A voce sempre più alta.
Niente.
Tra i singhiozzi riprovo, tento altri incantesimi, le magie più semplici, per favore, per favore.
Ancora niente.
Spezie cosa avete in mente che trucco canzonatorio è mai questo.
Nessuna risposta.
Spezie dentro di me sono già partita, sto precipitando nello spazio e nel tempo, la pelle sfiorata dalle meteore, i capelli in fiamme. Non prolungate la mia agonia, vi imploro, io Tilo infine prostrata e terrorizzata, come mi volevate.
Un silenzio più profondo di quanto abbia mai udito, perfino i pianeti bloccati nell’immobilità.
E nel silenzio vedo la punizione delle spezie.
Mi hanno lasciata qui, solo e priva dei poteri magici. Per me non ci sara alcun fuoco di Shampati.

Il finale è tutto da scoprire.
La scrittrice riesce a trasportare lentamente il lettore, quasi cullandolo, in un modo mistico, magico, quasi onorico, un mondo governato dal potere delle spezie. Emergono tradizioni, usi, costumi, leggende, miti, filtrati dai racconti dei clienti della bottega di Tilo. Le descrizioni degli ambienti enfatizzano il tutto.
La scrittura ha il solo difetto di essere troppo lenta, troppo cadenzata, ma forse queste caratteristiche sono funzionali al racconto di una cultura non sottoposta ai limiti di tempo e spazio.

Editore: Einaudi
Pagine: 290
Prezzo: 12,00 

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L’Eredità di Mezzanotte di Irena Brignull

fotoLe streghe, hanno una cattiva fama. Sono tremende e potenti. E uno stregone?

Il sequel di La Profezia di Mezzanotte, intitolato L’eredità di Mezzanotte, dell’autrice Irena Brignull, è una nuova avventura tra sentimenti violenti, magie e maledizioni pericolose e rapporti familiari che portano, inesorabilmente, verso guai seri.

Già durante la lettura del primo libro di questa duologia (qui potete trovare la recensione) mi ero accorta di trovarmi di fronte a una storia fuori dall’ordinario, pregna non solo di magia, ma di oscurità, conflitto, passione. Una passione che caratterizza bene le relazioni particolari che legano i personaggi di questa storia.

Rapporto madre e figlia, tra sorelle, rapporti d’amore: tutte queste dinamiche sono pervase dalla passione, da un sentimento di urgenza, unione, e quasi disperazione.

La magia, che lega le streghe come sorelle, è la stessa che separa, che maledice, che le emargina e fa temere il mondo esterno, l’universo maschile, l’amore. La nascita di un figlio maschio, che tra le streghe è un tabù.

Durante questa lettura, di cui non vi andrò a descrivere i particolari per evitare spoilers, ho ritrovato l’atmosfera particolare, magica e al tempo stesso inquietante, che tanto avevo amato nel primo libro della saga.

Le cose sono molto cambiate dalla fine del primo libro, gli equilibri nel clan delle streghe si sono rotti, certi personaggi hanno cambiato idea su molte cose, e la regina, nonostante la profezia, non ha ancora preso il suo posto.

Poppy ed Ember, protagoniste supreme del primo libro, vengono messe da parte in molti momenti per mostrare al lettore la storia pregressa, le loro origini: veniamo a scoprire il passato di Charlock, la madre di Poppy, e della sua amica Betony, il cui ruolo diverrà sempre più importante. E, ancora, Sorrel, la “regina mancata” si ritroverà ad affrontare nuovamente sua madre, la temibile Raven.

Netti sono i rispecchiamenti: l’amicizia e la sorellanza, ancora una volta, sono una delle tematiche chiave di questa narrazione. L’amicizia che lega, ma anche quella che tradisce. E la sorellanza che diviene, invece, motivo di invidia e seme della distruzione.

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Il rapporto madre e figlia, e madre e figlio, è poi ancor più problematico: la figura materna è vista come potente, suprema, capace di crescere e proteggere. E, al tempo stesso, è ingannatrice, perché la maternità non viene mai vissuta veramente, viene incastrata in giochi perversi. E nella narrazione ce n’è per tutti i gusti: dalla madre soffocante, incapace di vedere i bisogni della propria prole, a quella che, invece, abbandona e non si permette più il lusso di pretendere, ma che non dona neanche amore.giphy (1).gifL’amore è l’altro punto focale. In una società, come quella piccola ed emarginata delle streghe, dove l’uomo viene visto come seme del male e della discordia, l’amore non può essere altro che catastrofe, maledizione. Motivo di separazione, tradimento e sofferenza. Ma ne vale davvero la pena?

Ma è la giusta via, odiare l’amore? Non permettere all’altro, all’uomo, di combattere accanto alle streghe, permettersi di amare e lasciarsi amare? Condividere il potere?

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I personaggi di questa saga sono combattuti tra oscurità e luce, e alcuni sono caratterizzati più da una o dall’altro. Ma, inevitabilmente, è verso l’oscurità che vengono attratti: oscurità non intesa come cattiveria, ma come un percorso oscuro in cui la sofferenza viene abbracciata come una vecchia compagnia, viene utilizzata come guida perché la fiducia nella luce è poca. Sono personaggi forti che sanno che non serve fuggire, non per sempre, perché, prima o poi, la verità uscirà fuori e arriverà il momento di affrontarla. Ed è proprio quello che succede a Poppy, allontanata dall’amore, dalla madre ingombrante e da quella che non lo è affatto, separata persino dall’unica persona che abbia mai considerato come una sorella. Ma cosa ritroverà al suo ritorno? Un abbraccio, o una guerra in atto? Sarà lei a salvare, o verrà salvata?

Nulla è semplice, tutto è in conflitto e in lotta, non tanto tra bene e male e tra giusto e sbagliato. Ma in equilibrio, dove una scelta può cambiare tutto. E l’unica via giusta, al contrario da come tutto il resto del mondo sembra suggerire, è quella dettata dal proprio istinto. Dal proprio cuore.

 

SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: L’eredità di mezzanotte
Autore: Irena Brignull
Editore: De Agostini
Pagine: 432
Prezzo: 14, 90€

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Mamme coraggiose per figli ribelli – Giada Sundas

8615938Buongiorno lettori,
oggi vi parlo del libro di un’autrice famosissima tra le mamme (e le zie, e le cugine e tutte le donne che seguono la sua pagina per farsi due risate con i suoi post): Giada Sundas e il suo “Mamme coraggiose per figli ribelli”. Devo essere sincera con voi, avendo amato molto il suo primo libro ero un pochino scettica per questa nuova uscita. Temevo, infatti, che Giada avesse già detto tutto quello che c’era da dire sul tema figli e l’essere genitore. Che le battute fossero finite e che gli argomenti potessero risultare ripetitivi a chi aveva già letto “Le mamme ribelli non hanno paura”.

Con mia grande sorpresa…mi sbagliavo! Intanto, quella presentata, è l’esperienza di Giada nell’essere madre di una bambina (Mya) ormai cresciuta e quindi se, come me, avete acquistato il primo libro con una neonata a tenervi sveglie la notte, potete godere di questo e prepararvi a quello che vi toccherà affrontare con l’arrivo dei “terrible two” e via dicendo. Mya cresce e mamma Giada e papà Moreno la seguono. Continuo a dire che questo è, secondo me, un libro godibilissimo anche per chi non ha figli. Le battute di Giada colpiscono sempre, il suo modo di scrivere ti fa venire voglia di conoscerla e fartela amica (ma non di essere invitata a cena da lei! Se lo fa non cadete nella trappola e suggerite di ordinare una pizza, mi raccomando).

In questo testo, come dicevo, leggiamo le (dis)avventure di una mamma alle prese con una duenne che parla, fa i capricci, dice cose bellissime che solo i bambini possono pensare e facciamo un po’ di autoanalisi per capire che no, una mamma non deve per forza essere una super eroina perfetta. Sbagliare è concesso, non dobbiamo farne una tragedia e…non siamo le uniche a farlo. Troviamo, come sempre, diversi post già scritti da Giada sia nella sua pagina facebook che sulla rivista de “Il Libraio”, per chi ha la memoria corta come me sarà bello rispolverare alcune perle tipo:

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Personalmente, ho fatto un mucchio di foto alle citazioni di Giada mandandole in giro tra amiche e nonne (sì, PERFINO alla suocera ho inviato uno screenshot che la riguardava)

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Insomma, se questo libro ti fa venire voglia di scrivere pure a tua suocera per ridere con lei (e non di lei!) allora vuol dire che Giada ha fatto davvero un ottimo lavoro anche con questo secondo volume.

Unica nota negativa? Il termine “ribelle”, proprio non lo posso leggere più associato a figli e genitori dopo la furba (per me) mossa di marketing delle più note favole della buonanotte.

SCHEDA LIBRO: 

Editore: Garzanti
Pagine: 200
Prezzo: 17.60 euro

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La scomparsa di Stephanie Mailer – Joel Dicker

Tempo fa una mia conoscente mi scrisse su Facebook consigliandomi, in maniera molto entusiasta, un autore da me sconosciuto e il suo romanzo thriller. Si trattava, all’epoca, de La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker. Ammetto che mi approcciai alla lettura con molta diffidenza sia per il fatto di non aver mai sentito nominare l’autore sia per la mole del libro, senza tralasciare il fatto che il thriller non sia il mio genere preferito. Eppure ne rimasi folgorata. Fu una lettura intensa e meravigliosa.

Ed è per questo motivo che, appena saputo che sarebbe uscito un nuovo romanzo firmato da Dicker, mi sono ripromessa di leggerlo quanto prima. Anche qui la mole non è indifferente ma la lettura è stata piacevole ed avvincente.

La storia si apre nel 2014 alla festa di pensionamento dell’ispettore Rosemberg. Qui l’ispettore viene avvicinato da una giovane giornalista, Stephanie Mailer, che gli comunica senza mezzi termini che un caso di vent’anni prima non è stato chiuso in maniera corretta.

Il caso in questione risale al luglio 1994 e si tratta di un quadruplice omicidio: furono assassinati, all’epoca, il sindaco di una piccola cittadina degli Hamptons con tutta la sua famiglia e una giovane donna che si trovava lì a fare jogging. Secondo Stephanie all’epoca le indagini, dirette da un giovane Rosemberg e dal suo collega Derek Scott, non furono eseguite con dovizia e quindi non assicurarono alla giustizia il vero assassino.

Sconvolto dalla rivelazione, il capitano decide di recarsi di nuovo in quella cittadina, Orphea, per cercare di capire come, una ragazza così giovane, possa essere a conoscenza di fatti che all’epoca potevano essere sfuggiti. Ma qui l’attende un’agghiacciante sorpresa: Stephanie Mailer è scomparsa.

Inizialmente osteggiato dai suoi superiori per la riapertura del caso saranno le circostanze e gli strani eventi a decidere per tutti: si riaprirà il caso e, stavolta, il capitano Rosemberg è deciso ha vedere ciò che gli era sfuggito vent’anni prima e a trovare la ragazza.

La scomparsa di Stephanie Mailer

C’è tanta carne al fuoco in questo romanzo: tantissimi personaggi che si avvicendano sul “palco” della cittadina di Orphea, alcuni apparentemente senza senso. Tante storie che si attorcigliano e si uniscono per rendere la trama ancora più avvincente.

La narrazione avviene dal punto di vista di vari personaggi: dal capitano Rosemberg al suo collega Scott passando per il vice comandante Anna Kanner senza tralasciare personaggi “secondari”.

Ci si destreggia tra capitoli in flash back che narrano la storia del quadruplice omicidio e dell’indagine dell’epoca e capitoli ambientati ai giorni nostri. Le varie storie pian piano trovano tutte il loro punto d’incontro e la matassa, che a prima vista appare imbrogliatissima, man mano si sbroglia rimettendo tutto al proprio posto fino ad arrivare ad un finale che lascerà il lettore a bocca aperta.

E tutto questo viene raccontato con una scrittura veloce, pulita e semplice condita da un ritmo serrato che fa rimanere attaccati al libro per sapere come proseguirà la storia capitolo dopo capitolo.

Nonostante la mole non indifferente del romanzo non ci sono punti “morti” nella narrazione, anche i momenti in cui si parla della vita privata dei vari protagonisti portano con sé pathos e attesa.

Insomma, siamo alla presenza di un bel thriller di quelli tosti, con tutte le caratteristiche per essere definito un signor thriller. Una perfetta lettura di svago per queste giornate calde, magari proprio sotto l’ombrellone.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 640
Prezzo: 22.00€

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I doni della vita – Iréne Nemirovsky

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La mia faccia felice con questo libro in mano esprime al meglio quello che penso di questo romanzo. Ho scoperto Irène Nemirovsky con “Suite francese” e ho comprato questo libro al Salone del libro di Torino.

“I doni della vita” è la storia di una famiglia che ripercorre i primi quarant’anni del secolo scorso. Siamo a Saint-Elme: Pierre Hardelot è il figlio di un membro dell’alta borghesia, nipote del proprietario di una grande industria cartiera. Agnès è figlia di birrai. Si conoscono da quando sono bambini, sono cresciuti assieme e nel corso delle estati si sono innamorati. Ma Pierre deve sposare Simone Renaudin, ha una dote molto sostanziosa. Agnès e Pierre però non si arrendono e cominciano a incontrarsi con maggiore assiduità e segretamente in un bosco. Per il timore di uno scandalo e del disonore per Agnès, Pierre decide di andare contro tutta la sua famiglia e sposare la ragazza che ama, anche se vorrà dire inimicarsi il potente nonno. La coppia felice si trasferisce a Parigi, hanno un bambino, Guy, ma lo spettro della Grande Guerra incombe e Pierre deve partire assieme a tanti altri giovani. Forse il destino, o Dio, ascoltano il desiderio di un vecchio padre che chiede di salvare la vita di suo figlio: Pierre torna a casa dalla sua famiglia e torna anche a Saint-Elme per lavorare nella fabbrica di famiglia.

I destini delle famiglie Hardelot e Renaudin sembrano sempre più intrecciarsi, tra denaro, dissapori, sentimenti e relazioni…e quando tutto sembra volgere per il meglio con una nuova unione, torna a palesarsi la vecchia nemica, la guerra.

“La memoria di un popolo è una cosa terribile. Si dice che le persone dimenticano; sì, come gli animali: si ricordano che hanno sofferto, ma non perchè hanno sofferto… Una memoria terribile, organica, fatto di cieco rancore, d’ingiustizia, di odio e di stupidità. Nel ’14, noi eravamo innocenti, come neonati. Agivamo senza farci problemi e in buona fede. Ma loro…che ne sanno che tutti i sacrifici sono stati inutili, che nessuno ne è uscito vincitore, che hanno letto, o visto, o sentito tutto quello che è successo allora e in seguito come vuoi che sopportino una simile prova? […] E dire che noi abbiamo creduto di riscattarli, come se si potesse riscattare un’intera generazione, un’intera stirpe, senza essere Dio…”

Irène Nemirovsky è, come ormai ho capito, una maestra a scrivere la storia di un popolo, nello specifico quello francese, ad evidenziarne i caratteri, i sentimenti e il rigoroso senso borghese che permea l’esistenza del singolo, convinto che tutto rimarrà immutabile. E’ anche maestra a parlare delle guerre mondiali: durante la seconda lei stessa perderà la vita, in quanto ebrea, in un campo di concentramento. Ma la guerra che descrive è sempre quella della gente comune, quella delle donne e delle famiglie che rimangono a casa ad aspettare figli, mariti, padri andati al fronte. La guerra di quelli che assistono ai rivolgimenti della Storia senza poter prendere decisioni direttamente. La guerra che mostra quanto profondo sia l’animo umano e quanto, allo stesso tempo, possa essere crudele.

Ma questo romanzo, come il titolo originale “Le biens de ce monde”, I beni di questo mondo, non vuole intristire, regala delle piccole gioie, i beni che la vita può offrire: sposare la persona che si ama, invecchiare insieme, avere un bambino, abbracciare i propri cari quando tutto sembra perduto e il mondo sembra sparire. Rinascere dalle macerie, come ci si rialza dopo una sconfitta.

Scheda del libro

Editore: Newton&Compton editori
Pagine: 255
Prezzo: 5,90 euro

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La teoria di Camila – Gabriella Genisi

Nel mio giro per gli stand al Salone Internazionale del Libro di Torino mi sono fermata a quello della Giulio Perrone Editore e tra i vari libri, tutti con copertine bellissime (merito anche del nuovo design) e i vari gadget della nuova sfera marketing (che potrete vedere sul nostro profilo Instagram), ho deciso che avrei portato con me a casa il libro di un autrice che m’incuriosiva da un po’ ma che ancora non mi convincevo a leggere: La teoria di Camila di Gabriella Genisi.

Marco ha cinquant’anni, è un ingegnere romano sposato con Carlotta con cui ha una figlia di nome Lulù. Ma Carlotta non è la sua prima moglie: infatti è stato già sposato con un’altra donna da cui ha avuto un figlio, Giorgio. Attorno a lui, in realtà, girano altre donne: amiche, amanti e passatempi (come le definisce lui).

Una sera, dopo la solita partita di calcetto con gli amici, Marco si sta per recare a casa proprio di una di queste amanti quando gli arriva un sms. Il mittente è Camila, la badante di suo padre, che gli comunica che l’uomo è morto.

Naturalmente colto dallo shock della notizia, Marco non si recherà immediatamente a casa del padre ma, messosi alla guida della sua auto, inizierà a girare a vuoto per la città fino a quando, finalmente, capirà che il suo posto è accanto al padre.

Oltre allo shock per la sua morte in Marco risiede anche il rimpianto. Perché, negli ultimi tempi, i rapporti tra padre e figlio non erano più quelli di un tempo. C’erano problemi, cose non dette, rancori portati avanti. E, secondo Marco, la causa di tutto è da ricercare nella presenza di Camila, quella ragazza ucraina che da tre anni si prendeva cura del padre.

Ed è a causa di questo rancore che, appena arrivato nell’appartamento, lui tratterà molto male la badante, non accettando né il suo aiuto né il suo evidente dolore. Ma, nonostante la morte ci metta davanti alla realtà ineluttabile che è la perdita di una persona, per Marco non è ancora finita e c’è ancora un modo per riconciliarsi almeno con la memoria del padre. E questa occasione arriva sotto forma di un “diario” che il signor Roberto ha scritto con le sue ultime forze rivolgendosi direttamente al figlio.

Riusciranno quelle pagine a lenire il dolore di un figlio per la scomparsa del padre? Riusciranno a riportare una sorta di pace interiore all’animo sconvolto di Marco? Per saperlo non vi resta che leggere questo piccolo romanzo.

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Il romanzo, scritto dal punto di vista di Marco, si svolge tutto in una notte. Merito dell’autrice è quello di essere riuscita a “condensare” tutta una serie di sentimenti e un percorso che si direbbe quasi di guarigione in così poco tempo (e pagine).

La caratterizzazione dei personaggi, sia principali che secondari, è così netta e ben strutturata che riesce difficile non provare sentimenti, a volte anche contrastanti nel corso della lettura, nei loro confronti.

La narrazione è scorrevole. Gli stacchi tra la narrazione della vicenda “principale” e le pagine del diario sono ben gestiti e netti, nonostante si trovino all’interno degli stessi capitoli.

Unica critica che, personalmente, sentirei di muovere all’intero romanzo riguarda proprio la figura del protagonista Marco: viene presentato come un uomo abbastanza superficiale, piacione e infedele, per nulla pentito dal suo modo di vivere. Alla fine del libro, invece, sembra quasi una vittima degli eventi. Diciamo che, nonostante lo sviluppo della trama, ho trovato questo cambiamento troppo forzato se non un po’ assurdo.

Ovviamente questa è stata una mia impressione. Ciò non toglie che questo romanzo mi sia piaciuto moltissimo e che ne consiglio vivamente la lettura sia a chi la Genisi già la “conosce” e sia per chi si vuole approcciare al suo mondo per la prima volta come ho fatto io.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Giulio Perrone Editore
Pagine: 157
Prezzo: 13.00€

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Blogtour Iron Flowers – Identikit dei personaggi

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Ed eccoci qui alla seconda tappa del blogtour del romanzo Iron Flowers di Tracy Banghart, un bellissimo romanzo per chi ama il fantasy, la distopia e le donne forti!

Oggi andremo a vedere i personaggi più importanti, e più intriganti, di questa storia! Vi ricordiamo di seguire tutte le tappe del blogtour: in palio, due bellissimi premi!

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Identikit dei personaggi

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Nome: Nomi

Dove si trova: Bellacqua

Caratteristiche fisiche: occhi color ambra, capelli castani

Ruolo: sorella di Serina, e sua ancella

Tratti caratteriali: ribelle, irriverente, le regole le stanno strette. Sempre molto allegra, ambiziosa.

Ha sempre desiderato essere un ragazzo, come suo fratello gemello Renzo, per poter fare tutto quello che alle donne è precluso, come leggere (che lei, in realtà, ha imparato a fare lo stesso). Non sa tenere a freno la lingua, odia le repressioni e, in generale, non fa mai quello che gli si dice di fare.
I ragazzi, in genere, non le interessano, come non le interessa trovare uno sposo, che in ogni caso non potrebbe scegliere da sé. Fare l’ancella per sua sorella, nel caso lei fosse scelta come Grazia, sarebbe l’unico modo per conservare un po’ della sua libertà. Anche se lei sa bene che non potrà mai essere libera come vorrebbe, che le donne non potranno mai esserlo: farebbe di tutto per poter cambiare lo stato delle cose.

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Nome: Serina

Dove si trova: Bellacqua

Caratteristiche fisiche: capelli color nocciola lunghi fino alla vita, occhi castano scuro, pelle perfetta

Ruolo: sorella di Nomi, aspirante Grazia

Tratti caratteriali:  posata, ubbidiente, misurata nelle parole e nei gesti.

Ha imparato che compiacere gli altri e accondiscendere gli uomini è l’unico modo per sopravvivere. Il suo obiettivo è diventare una Grazia, per poter avere una vita più facile per sé, ma soprattutto per la propria famiglia. Sa bene che Nomi, sua sorella, è una ribelle che spesso tende a mettersi nei guai, ed è molto preoccupata per lei e cerca sempre di proteggerla. È anche per questo che vuole diventare una Grazia, così da portare con sé sua sorella come ancella, e tenerla d’occhio affinché sia al sicuro.

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Nome:
Malachi

Dove si trova: Bellacqua

Caratteristiche fisiche: occhi scuri, capelli corti castani, labbra carnose, avvenente e muscoloso.

Ruolo: Erede, figlio del Supremo

Tratti caratteriali: È arrogante, severo, pretenzioso

Essendo il figlio del Supremo, è abituato ad avere tutto quello che vuole. Non si aspetta che qualcuno gli resista o gli si opponga, specie per quanto riguarda le donne. Nel momento in cui trova qualcuno che non lo accondiscende, la prende come una sfida personale.

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Nome:
Asa

Dove si trova: Bellacqua

Caratteristiche fisiche: capelli scuri più lunghi del fratello e arruffati, occhi scuri

Ruolo: fratello di Malachi

Tratti caratteriali: tende a defilarsi, in realtà è molto divertente ed è un attento osservatore

È abituato a vivere nell’ombra del fratello. Al tempo stesso, il suo ruolo gli sta stretto, vuole evadere e odia le ingiustizie. È anche molto competitivo, adora le sfide, e ha un buon senso dell’umorismo. A volte vorrebbe fuggire dalla propria vita, e pensa che il regno del padre e del fratello abbia molti aspetti sbagliati e ingiusti.

***

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Nome: Valentino (Val)

Dove si trova: Monte Rovina

Caratteristiche fisiche: abbronzato, occhi chiari, capelli scuri

Ruolo: guardia di Monte Rovina

Tratti caratteriali: è misterioso, in realtà molto buono e disponibile

È giunto fino a Monte Rovina per salvare una persona cara. Non essendoci riuscito, si arrovella per la sua colpa e cerca di convincere le ragazze a non buttarsi giù dalla scogliera, come in realtà avrebbe voglia di fare lui stesso nei momenti di sconforto.

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Per poter vincere le due copie in brossura del romanzo dovete seguire queste semplici regole:

• Iscrivervi sul blog.
• Commentare in maniera sensata, lasciando inoltre una mail di riferimento, tutte le quattro tappe del Blogtour (trovate i link delle altre tre in fondo).
• Seguirmi su Instagram (@leggendoabari) o su Facebook qualora non possediate un profilo ig (iRead la tana del lettore).

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Sproloqui di Deb

Living among the book

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Le stanze dell’addio – Yari Selvetella

20180519_140814“Che amore inutile è l’amore che non protegge, l’amore che non cura e non difende, l’amore che non può, un amore crudele sento di portarmi addosso come l’amore di Dio”

 

Candidato al Premio Strega 2018,Le stanze dell’addio” di Yari Selvetella racconta una storia di dolore, una storia che è una ricerca estenuante e crudele attraverso un sogno liquido infelice e dal sapore amaro. E’ complicato, quanto impossibile, delineare una trama che possa accattivare il lettore o fargli capire a cosa va incontro. Proverò però a parlare per sensazioni, perché è questo che tenta di fare Yeri Selvetella con il suo libro.

Tutto ruota intorno ad una perdita e intorno ad un viaggio materiale e immateriale tra le stanze di un ospedale e tra i ricordi, i flashback e le percezioni. Tutta la storia sembra un introspettivo viaggio nella Selva Oscura di chi rimane, dopo che qualcuno di importante se ne è andato. L’autore ci racconta tramite l’abile uso delle emozioni, la vita di chi resta, che è una maledizione e un’ingiustizia.  Le stanze, metaforiche e non, raccontano abilmente il passaggio attraverso i passi della malattia, la ricerca di una risposta ai mille perchè. Questo viaggio che ci viene offerto, tra picchi di commozione e la percezione di un dolore paralizzante, dà voce ad un addio che è difficile a pronunciarsi, un addio che sfugge, che non accetta di essere rivelato.

Nella metafora della lotta di chi sopravvive, Yari Selvetella dona alla storia anche un secondo personaggio che nel momento adatto della narrazione dà un contrappeso alla storia e apre la strada ad una risoluzione, per quanto risoluzione possa chiamarsi l’accettazione del dolore.

Personalmente ho trovato lo stile di questo romanzo estremamente astratto per i miei gusti. Adoro la narrazione poetica che tenta di distanziarsi dalla realtà per raccontarla meglio. Adoro le parole evocative che fanno riflettere ed emozionare, ma a mio parere in questo caso si eccede leggermente. In ogni caso, si parla di gusti e se vi piacciono le storie forti, crudeli e se vi piace lo stile poetico del viaggio introspettivo, questa storia fa al caso vostro. Preparatevi però ad una lettura dolorosa e difficile, che va affrontata con la giusta cautela e predisposizione.

 

Scheda del libro

Editore: Bompiani
Pagine: 160
Prezzo: 15,00 euro

 

 

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Le grandi donne del Medioevo – Ludovico Gatto

le-grandi-donne-del-medioevo-x1000Ludovico Gatto è uno storico e docente universitario; ha compiuto studi specialistici sul Medioevo e, nello specifico di questo saggio, sulla presenza femminile nel periodo.

Nei libri di storia, in genere, grandi donne sono assenti, non vengono nominate, semplicemente vengono ignorate. Ma Gatto ha voluto evidenziare come ciò non sia realistico, poichè abbiamo avuto larga presenza di donne importanti per la politica, la religione e la cultura, anche se certamente in numero inferiore rispetto agli uomini. La sua analisi comincia dalle regine e imperatrici: abbiamo Irene, imperatrice di Bisanzio, che si è arrogata il ruolo unico di Imperatrice e che tra il 797 e l’802 ha raggiunto il culmine della sua potenza, considerata despota tra la destituzione del figlio Costantino VI e il colpo di Stato promosso da Niceforo; tra le regine abbiamo Eleonora d’Aquitania, vissuta tra XII-XIII secolo, che riuscì ad esercitare un forte ascendente sul sovrano consorte Luigi VII; Isabella di Francia, Costanza di Altavilla, madre del grande Federico II, Costanza d’Aragona, prima consorte di quest’ultimo, oltre alle tutte sue successive spose, sono solo alcune delle regine menzionate e descritte da Gatto.

Abbiamo poi le religiose: in una religione antifemminista come il cristianesimo, che con San Paolo e con la Genesi induce a credere in un’inferiorità del sesso femminile, rispetto a quello maschile, abbiamo delle paladine, delle donne diventate sante, tra cui la madre di Sant’Agostino, Santa Monica, Giovanna d’Arco, la pulzella d’Orleans, protagonista nella guerra dei Cent’anni, bruciata sul rogo.

Numerose donne, soprattutto in età successiva a quella medievale, sarebbero state grandi sviluppatrici di circoli letterari e culturali, ma già in questa età di mezzo c’è qualche nome di riguardo di cui tener conto. Per esempio c’è Christine de Pizan, forse l’unico caso di donna che abbia ottenuto un certo rendimento praticando la scrittura. Protagoniste poi della vita politica italiana, a noi più vicina, celebri sono state Matilde di Canossa, Caterina Sforza e, forse famosa per la lascivia, Lucrezia Borgia. Termina l’elenco di queste figure femminili, la Papessa Giovanna, che per lungo tempo si finse uomo.

Ludovico Gatto ha scritto un lungo saggio per cercare di cambiare l’ideologia comune dell’assenza femminile nella storia medievale, che ci sia riuscito o meno è da interpretare. Devo dire che ho trovato questo saggio un po’ troppo prolisso, probabilmente troppo didattico, sicuramente per l’entourage culturale e professionale dello scrittore. La lettura mi è stata difficoltosa, probabilmente sarebbe più da studiare che da leggere per piacere, ma nulla toglie che possa essere una buona lettura per gli specialisti del settore.

Scheda del libro

Editore: Newton&Compton editori
Pagine: 480
Prezzo: 12,00 euro