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Il club delle lettere segrete – Ángeles Doñate

Il club delle lettere segrete eBook: Doñate, Ángeles, Pizzoli ... Può una lettera sconvolgere positivamente la vita di tante persone all’interno di un paesino spagnolo di montagna? Ebbene si ed è quello di cui si parla nel romanzo di Angeles Donate, Il club delle lettere segrete.

Quella di Porvenir, un paesino arroccato sui monti della provincia di Madrid, è una piccola comunità, tanto piccola da avere un solo ufficio postale in tutto il paese, gestito unicamente dalla postina Sara, giovane madre single con tre figli a carico. Il mondo della comunicazione oggi è radicalmente cambiato rispetto a qualche decennio fa e si è evoluto molto velocemente grazie alla tecnologia, ed email e chat ne sono diventate lo strumento principale. La mancanza di un flusso epistolare elevato fa si che i superiori di Sara abbiano deciso, a partire dal nuovo anno, di chiudere l’ufficio postale di Porvenir e di trasferirla nella sede principale in città. La notizia non è accolta di buon grado nè dalla postina nè dalla sua amica Rosa, un’anziana signora che conosce Sara da quando era in fasce e che è stata per lei una seconda famiglia, dopo la morte prematura dei suoi genitori e dopo il divorzio dal marito. Rosa non accetta di separarsi da Sara e dai suoi nipoti acquisiti e per questo motivo decide di aiutare l’amica dando il via, segretamente, ad una catena di lettere, iniziando con lo scriverne una che si riprometteva di scrivere da ben 60 anni.

In città dicono che non ci piace scrivere e ricevere lettere. Come si permettono!

Le regole per partecipare alla catena sono semplici: la lettera deve essere anonima, senza mittente e può contenere qualsiasi cosa, da un racconto personale ad una ricetta, e i partecipanti a questa catena sono tenuti a mantenere segreto quanto confidato nelle lettere. L’importante è non spezzare mai questa catena.

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Il club delle lettere segrete è un inno d’amore alla letteratura in tutte le sue forme, che si tratti di romanzi epistolari, di poesie, di biografie o di racconti di viaggi, e al suo potere terapeutico.

I libri mi accompagnano quando sono triste. Mi chiudo in camera mia, accarezzo le pagine e mi sento meglio. Posso sempre aprire un libro e andare lontano insieme a loro.

Il romanzo mostra l’immenso potere dei libri e della scrittura, in particolare della scrittura epistolare che permette di dare libero sfogo ai propri sentimenti ed emozioni, metterli nero su bianco per far ordine nel proprio mondo caotico, in una sorta di catarsi emotiva. Le lettere scritte in questa catena segreta tra gli abitanti di Porvenir hanno tutte queste caratteristiche, forse anche in maniera più marcata, grazie alla scrittura in anonimato che permette di togliere un ulteriore freno alle inibizioni. La lettura permette anche di viaggiare in terre lontane a chi purtroppo non ha la possibilità di farlo di persona, come nel caso di Alex, un giovane ragazzo che non si è mai allontanato da Porvenir per prendersi cura del padre malato di Alzhaimer e che viaggia con i libri e con la fantasia.

Dove vanno i baci sospesi, quelli non dati, dove va questo abbraccio, che non riesci mai a dare?

Bisogna notare però che l’autrice con il suo romanzo non demonizza le forme di comunicazione più moderne, anzi ne esalta l’indiscussa utilità. La stessa Sara grazie ad internet e ad una chat riuscirà a mettersi in contatto con un amico che si trova su una piattaforma petrolifera nel mare della Norvegia e che non sentiva da tantissimi anni. Quello dell’autrice è forse un racconto nostalgico di un mondo ormai perduto; ora comunicare è diventato semplice e veloce come cliccare un tasto, ma si è persa la magia di una lettera scritta a mano e dell’emozione che si prova sia nell’attesa che arrivi, sia nel leggerla.

Una mail non può contenere l’alone di una lacrima

In conclusione la lettura di questo romanzo che parla di libri, di amore, dei valori dell’amicizia e del ritorno ai luoghi felici dell’infanzia, è assolutamente consigliata.


Scheda del libro

Editore: Feltrinelli
Pagine: 352
Prezzo: 9,50 €
Voto: 8/10

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Non è mai troppo tardi – Stefania Russo

Non è mai troppo tardi di Stefania Russo è stato rilasciato in tutte le librerie il 14 luglio sotto l’insegna di Sperling & Kupfer.

Si tratta di un romanzo d’esordio nonostante Stefania fosse conosciuta da molti per la sua pagina Facebook No Ordinary Mum.

Annarita ha ottantaquattro anni ed è seduta su una sedia a rotelle. Vive a Milano, in un complesso di palazzine rinominate il Mostro.

Accanto a lei, a darle una mano, c’è Olga una donna rumena che l’assiste senza alcun ricompenso. E poi c’è Stella, la sua adorata nipote adolescente.

Tutto procede secondo la solita routine fino a quando Olga non inizia a comportarsi in maniera strana. Dopo tempo, dietro insistenze e minacce, Annarita riesce a scoprire il problema: la sorella di Olga, Ada, è affetta da una grave malattia che potrebbe portarla presto alla morte. La soluzione sarebbe una cura sperimentale che ha un costo che per Olga è proibitivo.

Il tempo stringe e serve una soluzione. E la soluzione viene da Stella: una Banca del Tempo. Ognuno di loro si improvviserà insegnante e chi vorrà seguirli dovrà donare qualcosa per le cure ad Ada.

Così tutti gli abitanti del mostro si mettono in moto per aderire a questa causa. Riusciranno a racimolare la cifra necessaria alle cure?

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Stefania Russo, per il suo esordio, ha messo su carta una storia delicata che ha in sé una forza straordinaria.

Lo stile è ben costruito ma non ricercato, la lettura proceda spedita e il lettore si sente rapito dal racconto.

In poco più di duecento pagine ci viene presentato il Mostro come un microcosmo: al centro c’è Annarita, i suoi acciacchi e la sua forza. Intorno le gravitano tanti personaggi, uno diverso dall’altro, che aumentano il valore della storia.

Ci sono tutte le tipologie di gente attorno alla protagonista: gli adolescenti con i loro strani modi di fare; le vicine pettegole e maligne; la gente che si ingegna per arrivare a fine mese e quella che cerca le scappatoie; il parroco dedito in primis al bene dei suoi parrocchiani.

Tutti perfettamente caratterizzati e inseriti in un contesto quasi familiare, che il lettore ben conosce e con cui facilmente può identificarsi ed empatizzare.

Perché, oltre allo stile, il punto vincente di questo romanzo è che racconta una cosa straordinaria in un contesto assolutamente ordinario e facilmente immaginabile. Perché è reale, potente e dolcissimo.

Non è mai troppo tardi di Stefania Russo è una storia tremendamente attuale che tratta temi importanti con delicatezza e un pizzico di divertimento. Perché, anche nei momenti più bui, bisogna cercare di non lasciarsi andare. E questo, Annarita, riesce ad insegnarlo benissimo.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 230
Prezzo: 15.90€
Voto: 8.5/10

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L’ultima gru di carta – Kerry Drewery

L’ultima gru di carta è un romanzo di Kerry Drewery uscito per Rizzoli a fine luglio. Si colloca nella cosiddetta genbaku bungaku, ovvero nella letteratura sulla bomba atomica giapponese.

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Il romanzo è distinto su due piani temporali ben distinti anche graficamente: il presente del 2018, scritto in maniera frammentaria e con un carattere testuale ben definito, più chiaro, raccontato dal punto di vista di Mizuki, studentessa che vede suo nonno decadere sempre di più dopo la morte della nonna; il passato, il 6 agosto 1945, raccontato da suo nonno Ichiro.

Nonno Ichiro ha passato tutta la sua vita con un grande senso di colpa addosso e decide di raccontare la sua storia alla nipote. Quel 6 agosto 1945 lui non aveva neanche diciotto anni, viveva a Hiroshima, era il suo giorno libero e leggeva La storia di Genji, il primo romanzo mai pubblicato in Giappone, un volumone di mille pagine ambientato mille anni prima nell’era Heian, regalatogli dal padre prima di partire per la guerra.

C’è magia nei libri

Così gli aveva detto e gli aveva strappato la promessa di leggerlo tutto fino all’ultima pagina. Ichiro quel giorno è a casa di Hiro, il suo migliore amico e coetaneo, le loro madri sono al lavoro e la piccola Keiko, la sorellina di Hiro di cinque anni, è all’asilo. Sembra una giornata tranquilla, non sono scattati i soliti allarmi e i due giovani si stanno godendo il riposo. Ad un certo punto Hiro vede alla finestra un aereo e poi vede una grande luce e si sente uno scoppio.

Pochi minuti dopo Ichiro apre gli occhi e vede attorno a sè la desolazione, non c’è più niente, è pieno di ferite su tutto il corpo e non indossa più i vestiti. Cerca Hiro tra le macerie, raccattando dei vestiti per coprirsi. Non capiscono cosa sia caduto dal cielo, non è la solita bomba, iniziano a chiedersi se le ustioni siano state causate dalla benzina. Attorno a loro la città è completamente distrutta, è tutto grigio, fa caldo, scoppiano incendi da ogni parte e sotto le macerie ci sono occhi che guardano, persone ferite.

Il loro prima pensiero è andare a cercare Keiko, ha solo cinque anni, sperano che i bambini dell’asilo si siano salvati. La speranza di ritrovare la piccola spinge i due amici a sforzi immani, quando l’unica forza rimasta sembra quella di lasciarsi morire in mezzo alle macerie. Trovano la bambina rifugiatasi nel parco assieme ai compagni: non parla e ha una gamba rotta. Ichiro la prende in braccio e scappa con l’amico verso il fiume, nella speranza di trovare un posto sicuro dove poter sostare, il fuoco divampa ovunque.

Nell’abbraccio con Keiko Ichiro fa una promessa all’amico: la proteggerà, perchè è l’unico motivo che gli è rimasto per andare avanti, lo farà per Hiro che sta morendo e che non riesce a camminare, lo farà per se stesso, perchè quelle piccole mani sono il futuro.

In scenari che potrebbero sembrare post apocalittici, ma che purtroppo sono stati reali, leggiamo la ricerca di salvezza, la ricerca di aiuto. Ichiro ha solo diciassette anni, inizia a sentire mancare le forze, e ad un certo punto prende una decisione: andrà a cercare aiuto per Keiko, di cui non riesce più a sostenere il peso e la lascia vicino alla fermata del tram, appoggiata ad un muretto. Sa che deve farle una promessa e che serve un gesto: strappa una pagina del libro che miracolosamente ha portato con sè, e costruisce una gru.

Separo le pagine bagnate e con attenzione strappo via la prima, mentre lei spalanca gli occhi per la sorpresa. Anche se ho la pelle piagata e secca cerco di farle un sorriso. “Non importa”. Questa pagina l’ho già letta. “Mio padre… leggeva sempre… e… è stato lui… a dirmi che c’è… magia nei libri.”

Chiudo il volume, in cima appoggio la pagina che ho strappato e, con mani tremanti, comincio a piegarla.

“Io andrò a cercare… aiuto, ma… lascerò un po’ di magia qui con te.” Le faccio un sorriso. “Per… proteggerti.” […]

Quando ho finito, le depongo in grembo l’uccello di carta. “Una gru” dico.

Da questo momento ogni passo che Ichiro farà per cercare aiuto sarà un passo pieno di rimorso per aver lasciato sola Keiko: rimarrà travolto dalla storia. Passeranno i giorni, le settimane, i mesi, continuerà a cercare quella bambina strappando pagine dal suo libro e realizzando gru di carta con la speranza di ritrovarla, di essere riuscito a salvarla.

Questo romanzo è stato una pugnalata dritta nello stomaco, una storia di speranza, di promesse infrante, di magia, ma soprattutto una storia di cronaca di uno degli eventi più disumanizzanti accaduti nella Storia. La bomba atomica è stato un evento tremendamente crudele, ha portato a migliaia di morti, milioni di feriti, ha ucciso anche dopo tempo. Si è visto come tanti sopravvissuti, tornando sul luogo nel tempo, abbiano cominciato a stare male di colpo e siano morti. Gli effetti della bomba e delle sue scorie si sono sentiti per decenni, macchiando la vita dei giapponesi e costringendoli ad una vita di vergogna.

Ichiro quando scopre che il grande Imperatore si è arreso agli Alleati non ci riesce a credere, come è stato possibile? Il prezzo della vittoria degli americani è stato pagato molto caro da vittime innocenti, da un popolo che ha subito sulla sua pelle il potere di una delle armi di distruzione di massa più forti.

Leggendo L’ultima gru di carta ti senti spinto ad andare avanti da due sentimenti opposti: da un lato senti che è troppo crudele quello che ti trovi davanti, non può davvero essere accaduto, è straziante, eppure senti che devi sapere, che si deve sapere e non si può mantenere sotto silenzio la verità. Questa è una storia che fino alla fine fa scendere lacrime, che si avvinghia al cuore e ti fa la promessa di cambiarti la vita.

Mille gru di carta,

per la speranza, la verità,

la dignità, per realizzare i desideri,

per la pace.

Il romanzo viene ulteriormente arricchito dalla presenza delle illustrazioni di Natsko Seki, che con i suoi bianchi, grigi, neri e rossi riesce a trasmettere le atmosfere di sconfitta, di desolazione e morte. Non manca comunque un messaggio di speranza: dobbiamo osare sperare, promettere, credere, senza speranza siamo solo dei gusci vuoti.

Fatevi un regalo, perchè certe letture sono necessarie nella vita, certe cose vanno conosciute e bisogna sapere: L’ultima gru di carta di Kerry Drewery vi rimarrà nel cuore per tutta la vita.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Rizzoli
Pagine: 271
Prezzo: 15€
Voto: 10/10

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La magia del ritorno – Nicholas Sparks

La magia del ritorno è il ventiduesimo romanzo scritto da Nicholas Sparks pubblicato da Sperling & Kupfer lo scorso 30 giugno.

Questo romanzo arriva dopo tre anni dall’ultimo pubblicato, Ogni respiro, ed era molto atteso dai fans dell’autore.

Trevor Benson è un medico chirurgo reduce di guerra. In Afghanistan è rimasto gravemente ferito e ha dovuto rinunciare al suo lavoro. Ma se le ferite del corpo sono quasi invisibili grazie ai numerosi interventi non si può dire altrettanto di quelle dell’anima.

Decide quindi di recarsi a New Bern, nel North Carolina, poiché è lì che ha passato le migliori estati della sua vita con suo nonno. Suo nonno è morto da poco ma ha lasciato a lui la casa e le sue proprietà.

Inizialmente intenzionato a vendere la proprietà prima di trasferirsi a Baltimora, Trevor si troverà a cambiare idea: la dolcezza delle sue estati da bambino e il ricordo del nonno strettamente legato a quei luoghi lo faranno vacillare. Se poi, accanto a questo, si aggiunge la presenza della bella poliziotta Natalie…

Ma non è tutto: il nonno è morto in circostanze alquanto strane, lontano dalla sua casa, e sembra che solo Callie, una ragazzina schiva e inquieta, sappia cosa possa essere successo. Ma si rifiuta di parlare con Trevor.

Tutto questo spingerà il protagonista ad una lunga ricerca che lo porterà a capire il forte significato dell’amore e del perdono e aiuterà a guarire le sue ferite dell’animo.

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Nicholas Sparks regala ai lettori un altro romanzo in cui l’amore è la soluzione a tutto: risolve problemi, incomprensioni e separazioni.

Lo stile è quello ormai conosciuto: semplice, senza inutili fronzoli, scorrevole e piacevole da leggere. Ritroviamo i punti forti della narrazione di Sparks, ritroviamo le ambientazioni tanto care del North Carolina.

Anche i personaggi hanno caratteristiche frequenti in ogni libro: un doloroso passato alle spalle, delle ferite dell’anima profonde e mai rimarginate, segreti nascosti che piano piano arriveranno alla luce.

Eppure, questi elementi sono una sorta di confort zone che il lettore fedele dei romanzi di Nicholas Sparks sa e spera di trovare e in cui si rifugia come in una coperta di Linus.

Unica pecca di questo romanzo: ho trovato piuttosto lenta e alquanto lunga l’introduzione a tutta la storia. Quasi per le prime 100 pagine non avevo quella spinta che di solito mi spinge a divorare i romanzi di Sparks in pochi giorni.

Una volta entrato nel vivo, però, non si riesce più a staccarsi dalle pagine fino al tanto atteso lieto fine.

La magia del ritorno di Nicholas Sparks segna il suo ritorno e il ritorno dei buoni sentimenti, un luogo dove anche il cuore più duro saprà sciogliersi e godere appieno della storia.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Sperling & Kupfer
Pagine: 389
Prezzo: 19.90€
Voto: 7.5/10

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Il detective Kindaichi – Yokomizo Seishi

Buongiorno lettori, oggi vi parlo del primo giallo giapponese che io abbia mai letto, Il detective Kindaichi di Yokomizo Seishi.

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Un narratore esterno ci racconta di come è venuto a conoscenza del caso del koto stregato e del delitto a esso collegato. Ci troviamo nel villaggio di Yamanodani a Okayama e sta per essere celebrato il matrimonio tra il primogenito, ormai quarantenne, della nobile famiglia Ichiyanagi, Kenzo, con l’insegnante ormai oltre l’età da marito, figlia di ricchi commercianti, Kubo Katsuko. La sera delle nozze si inizia a sentire il rumore delle corde del koto e quando i parenti dei due sposi arrivano alla dependance dove risiede la coppia, la trovano chiusa dall’interno.

Dopo aver rotto la porta, nella notte innevata novembrina, trovano i due corpi completamente insanguinati e abbandonati l’uno sull’altro, una spada lì vicino. Il capo della polizia pensa che si possa trattare di un doppio suicidio. D’altronde la famiglia degli Ichiyanagi è maledetta: uno dopo l’altro i membri del ramo maschile si sono suicidati. Poi le porte erano sigillate dall’interno, non si capisce come possa qualcuno essere entrato e aver ucciso le due vittime.

Lo zio di Katsuko vuole vederci chiaro, così manda a chiamare il giovane Kindaichi, un ragazzo poco più che ventenne, dal fisico non bello e dal portamento trasandato, ma con un carisma e un modo di fare che nonostante la balbuzie spingono gli altri a seguirlo e a rispondere di buon grado alle sue domande. Cominciano così le indagini, per il successivo paio di giorni e veniamo a conoscere la psicologia dei personaggi coinvolti nella vicenda.

Tutti pensano che l’assassino sia un uomo con una maschera e con una mano con solo tre dita: la stanza è piena di impronte di tre dita. Ma qualcosa non quadra e il sagace Kindaichi ha dimostrato più volte nella sua vita di sapere risolvere i casi anche più intricati.

La narrazione prosegue molto velocemente, difficilmente il lettore riesce a staccare gli occhi dalle pagine, vuole sapere come va avanti e, anche se la soluzione del caso sembra venir fuori poco dopo la metà, si scopriranno davvero le motivazioni e le persone coinvolte nella vicenda solo alla fine del romanzo. Kindaichi è un po’ come il caro Hercule Poirot, il detective dalla testa d’uovo uscito dalla penna di Agatha Christie: come lui raccoglie gli elementi, fa esperimenti che agli altri possono sembrare assurdi e inspiegabili, ma alla fine disfa tutti i nodi della matassa, svelando a tutti la verità.

Elementi soprannaturali, koto suonati e melodie invisibili, si mescolano alla crudeltà delle azioni, al sangue versato, ad una tomba di un gatto morto, il tutto in un contesto storico e sociale ben definito. Il romanzo infatti è ambientato nel Giappone feudale prebellico, siamo prima della Seconda Guerra Mondiale e alla conclusione del romanzo si fa riferimento al futuro dei personaggi della famiglia Ichiyanagi e alla sorte di quella casa dove tante disgrazie si erano succedute e dove era stato possibile che accadesse un delitto a porte chiuse.

La struttura del libro è lineare, Yokomizo Seishi ha inserito nel romanzo la mappa della villa di famiglia, per permettere al lettore di poter aver davanti gli spazi una volta descritti sulla carta. Il detective Kindaichi è un personaggio sicuramente bizzarro, un po’ Sherlock Holmes e un po’ Maigret, con la sua balbuzie e il suo silenzio percepisce molto più di tanti altri e in men che non si dica ha già trovato la soluzione al mistero.

Per concludere consiglio la lettura di questo piccolo romanzo a tutti gli appassionati di gialli e anche a chi, come la sottoscritta, fatica a leggerne: regalerà qualche ora di trepidante attesa della sua conclusione e svelerà agli occhi del lettore un mondo fatto di tradizione, onore e vergogna.

 

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Sellerio
Pagine: 203
Prezzo: 13,00€
Voto: 7.5/10

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L’isola dell’abbandono – Chiara Gamberale

Uscito l’anno scorso per Feltrinelli editore L’isola dell’abbandono di Chiara Gamberale è un romanzo che profuma di mare e d’estate.

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Protagonista di questo libro è Arianna, superati i quarant’anni ha partorito da pochi mesi Emanuele, è ai ferri corti con il suo compagno Damiano, psicanalista, e ha un passato traumatico da superare.

Attraverso la lettura di una lettera scritta dalla donna a suo figlio durante la gravidanza iniziamo un viaggio alle origini di tutto. Arianna è un’illustratrice di libri per bambini, poco dopo i vent’anni aveva conosciuto Stefano, un uomo dal carattere bipolare che, come il coniglietto Pilù da lei creato viaggiava dal blu al rosso, dall’umore sottoterra a momenti di esagitazione. La loro era una relazione malsana, lei lo amava e si comportava con lui come una mamma, sempre preoccupata e sempre pronta a perdonargli l’ennesimo tradimento e l’ennesima crisi esistenziale. Subito dopo una di queste crisi avevano deciso di cominciare una cura da uno psicanalista, Damiano per l’appunto, che aveva cominciato a seguire Stefano e il suo caso.

In seguito c’era stato un viaggio in Grecia, a Naxos e qui dopo tanti anni Stefano aveva abbandonato Arianna per un’altra donna, sparendo nel nulla. Il trauma dell’abbandono, il sentirsi al sicuro solo nel guscio vuoto costituito dall’isola avevano fatto sì che Arianna si legasse ad un altro uomo, D., in una relazione che avrebbe potuto essere perfetta, se la notte di capodanno non fosse successo qualcosa di brutto a Stefano. Il tracollo emotivo e psichico aveva spinto Arianna ad andare in cura anche lei, proprio con quel dottore che aveva seguito il suo fidanzato. Così era cominciata una relazione con il suo psicanalista, per quasi dieci anni, alla fine dei quali era nato Emanuele, quando ormai tutto sembrava perduto e nulla di bello sembrava ancora essere possibile.

Il percorso nel suo passato, attraverso l’abbandono subito e provocato, e le decisioni prese subito dopo per il suo futuro, permettono ad Arianna di seguire una via di uscita da uno stato di sofferenza e di ansia continua. Il lettore conoscerà una donna che nel suo avere una vita disastrata è perfettamente normale: tutti abbiamo subito traumi, abbiamo avuto problemi, più o meno gravi, tutti abbiamo attraversato quella linea di colore dal blu al rosso, dall’estrema tristezza all’estrema gioia ed esaltazione.

Arianna è una donna in cui tutte possiamo trovare un pezzetto di noi stesse, una piccola parte delle nostre paure, e con lei possiamo perderci sulle spiagge sabbiose di una Grecia quasi più mitica che reale. Come la mitica Arianna abbandonata in asso da Teseo, la nostra Arianna moderna viene abbandonata su un’isola e da quest’isola è costretta a ripartire, a fatica, con difficoltà, per superare i suoi limiti.

Chiara Gamberale ha scritto un bel romanzo, denso di significato, ricco di metafore legate al mondo del mito eppure così reali, il tutto in uno stile che trascina pagina dopo pagina, lasciando dietro di sè tante emozioni, positive e negative, ma perfettamente umane.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Feltrinelli editore
Pagine: 216
Prezzo: 16,50€
Voto: 7.5/10

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Il weekend – Charlotte Wood

Il weekend di Charlotte Wood è da ieri in tutte le librerie grazia alla NN Editore.

Ho avuto la fortuna e l’onore di poterlo leggere in anteprima e ne sono rimasta conquistata.

Jude, Wendy e Adele sono tre donne settantenni, amiche da più di quarant’anni. Si ritrovano, durante Natale, insieme nella casa della defunta Sylvie, una loro amica morta da poco. Lo scopo è quello di svuotare la casa da tutti gli effetti di Sylvie e farne pulizia.

Ma, ben presto, questo lungo weekend natalizio porterà a galla incomprensioni tra loro e anche qualche conto in sospeso con il loro passato.

Jude è la tipica donna abituata a comandare, si crede sempre al di sopra di tutti. Non ha un marito, con la sua famiglia di origine ha rapporti blandi e “obbligati”, una relazione in cui lei è l’altra. È sempre ipercritica nei confronti delle sue amiche.

Wendy è una scrittrice, vedova. Negli anni quello che è rimasto di lei sono delle precedenti pubblicazioni e un cane, ormai anziano, regalatole anni prima da Sylvie. È sciatta, maldestra ed è la destinataria principale del biasimo di Jude.

Adele ha un passato da attrice a cui è ancora attaccata con le unghie e con i denti, cura il suo aspetto fisico e vive al di sopra delle sue possibilità. Il suo desiderio è di tornare alla ribalta e per cercare di raggiungere questo scopo rischia di diventare anche un po’ ridicola.

In questo lungo weekend le tre donne si rendono conto che probabilmente era proprio Sylvie il collante della loro amicizia e che, adesso che non c’è più, quello che rimane tra loro è solo un senso di mal sopportazione dovuto anche ai rispettivi fallimenti.

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Charlotte Wood ci racconta la storia di tre donne diverse ma unite dal vincolo dell’amicizia. Il suo stile è diretto, sagace e a tratti anche impietoso. Nonostante ciò si avverte anche una nota di tenerezza per queste donne lasciate andare alla deriva dalla vita.

Forte, in questo romanzo, è la sensazione di rimpianto e nostalgia. Come forte è l’importanza che viene data al vincolo dell’amicizia a qualsiasi età (soprattutto nella scena finale)

Le protagoniste hanno una caratterizzazione perfetta, punti di forza e punti deboli messi in luce senza sentire il bisogno di giudicare. Un romanzo che scorre quasi in maniera surreale e che, alla fine, lascerà anche un velo di tristezza.

Mollarono la presa, si immersero e si sentirono trasportate, sollevate nell’impeto dell’acqua, e poi – con incredibile delicatezza – ridepositate in piedi. Respirarono, asciugarono gli occhi e si cercarono di nuovo con le mani, in attesa della prossima onda.

Il weekend di Charlotte Wood è una storia sul passato e sul futuro, sulle paure e sulle fragilità che l’avanzare dell’età porta con sé e che conquisterà il lettore con la sua dolcezza.


SCHEDA DEL LIBRO

Editore: NN Editore
Pagine: 232
Prezzo: 18.00€
Voto: 9/10

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Il vino della solitudine – Irène Némirovsky

IMG_20200724_193906Libro protagonista del nostro gruppo di lettura è stato Il vino della solitudine di Irène Némirovsky edito da Adelphi editore. Il romanzo viene considerato da tanti  molto autobiografico, aspetto che voglio approfondire leggendo la biografia dell’autrice.

Siamo all’inizio del ‘900 in Russia, protagonista del romanzo è la piccola Hélène, figlia unica di una famiglia per metà nobile, il padre ha appena perso il lavoro, la madre Bella è abituata da sempre al lusso, ai viaggi e a qualche scappatella. I problemi economici portano moglie e marito a litigare di continuo facendosi spesso sentire dalla bambina, che cresce nella solitudine, amata solamente dal padre, che però le dedica poco tempo, e dalla governante francese.

Giochi prettamente maschili, corse nei parchi, arrampicate e monellerie sono all’ordine del giorno per la bambina, che inizia a sviluppare una sorta di amore-odio per la madre che le dedica sempre meno affetto. Cresce così in questo clima familiare di freddezza, bugie e delusione, in un contesto storico e sociale come quello della rivoluzione comunista in Russia, che la spingerà a dover lasciare molto spesso la sua casa per cercare rifugio oltre confine.

Nel mentre il padre riesce a fare fortuna negli investimenti, la madre sempre più ricca inizia ad intrattenere una relazione evidente a tutti ma taciuta a parole, con un cugino molto più giovane di lei, Max. Il disprezzo di Hélène per la madre aumenta sempre di più, fino a che a causa di alcune frasi scritte sul suo libro di testo, in cui concretizza a parole la realtà della relazione adulterina della donna con Max, la madre decide di mandare via Mademoiselle Rose, la governante, unico conforto per la giovane.

Gli anni passano ed Hélène diventa un’adolescente e poi giovane donna sempre più spregiudicata, il cui sconforto per l’assenza di un vero affetto materno la spingerà a meditare vendetta.

In un clima politico ben preciso, in cui una determinata classe sociale di ricchi si ritrova in balia della Storia, tra Russia, oriente e Francia, Irène Némirovsky ci presenta una figura di ragazza tremendamente sola, una vita irrimediabilmente colpita da un destino di solitudine, che rende la vita della protagonista e del racconto stesso molto torbide. L’atmosfera che traspare da queste pagine infatti è soffocante, angusta, si ha l’impressione di vivere in una prigione in cui i sentimenti positivi non possono aver spazio perchè il cuore di Hélène è ormai pieno di vendetta, tristezza, sconforto.

Tutte queste emozioni negative si riversano nella narrazione che risulta lenta soprattutto all’inizio e poi riesce ad avere un’accelerata quando ormai Hélène è matura e ha una consapevolezza di sè che rende tutto meno aleatorio, meno sospeso e passivo. Il vino della solitudine è un romanzo che non si può definire brutto, ma lascia diversi interrogativi e sensazioni che non risultano positive sul lettore. Alla fine del libro rimane un non so chè di inadeguatezza, la sensazione che per Hélène la tristezza è un sentimento ormai insito nella sua natura e che ormai il suo futuro sarà inevitabilmente quello di naufragare nel vino della solitudine.

SCHEDA DEL LIBRO

Editore: Adelphi editore
Pagine: 245
Prezzo: 11€
Voto: 7/10