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Se una notte d’inverno un viaggiatore – Italo Calvino

 

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“Se una notte d’inverno un viaggiatore” è uno dei più suggestivi romanzi di Italo Calvino.

Suggestivo è già l’inizio, ambientato, di sera, in una stazione ferroviaria.

“Le stazioni si somigliano tutte; poco importa se le luci non riescono a rischiarare più in là del loro alone sbavato, tanto questo è un ambiente che tu conosci a memoria, con l’odore di treno che resta anche dopo che tutti i treni sono partiti, l’odore speciale delle stazioni dopo che è partito l’ultimo treno. Le luci della stazione e le frasi che stai leggendo sembra abbiano il compito di dissolvere più che di indicare le cose affioranti da un velo di buio e di nebbia. Io sono sbarcato in questa stazione stasera per la prima volta in vita mia e già mi sembra di averci passato una vita, entrando e uscendo da questo bar, passando dall’odore della pensilina all’odore di segatura bagnata dei gabinetti, tutto mescolato in un unico odore che è quello dell’attesa, l’odore delle cabine telefoniche quando non resta che recuperare gettoni perché il numero chiamato non dà segno di vita.”

La stazione e l’uomo che lì attende sono degli ammiccamenti preliminari al lettore.  È come se il tempo fosse sospeso in una stazione, in un momento imprecisato in cui non passa né vita né treni. È l’unico modo, però, per ristabilire un contatto col mondo tutto (che tace)

“Ora sono qui senza sapere più che fare, ultimo viaggiatore in attesa di questa stazione dove non parte né arriva più nessun treno prima di domani mattina. È l’ora in cui la piccola città di provincia si chiude nel suo guscio. Al bar della stazione sono rimaste solo persone del posto che si conoscono tutte fra loro, persone che non hanno niente a che fare con la stazione ma che si spingono fin qui attraverso la piazza buia forse perché non c’è un altro locale qui intorno, o forse per l’attrattiva che le stazioni continuano a esercitare nelle città di provincia, quel tanto di novità che ci si può aspettare delle stazioni, o forse solo il ricordo del tempo in cui la stazione era il suo punto di contatto con il resto del mondo.”

Il fumo, la nebbia, la confusione, la visione sfumata, caratterizzano tutto il processo di scrittura del romanzo, tant’è che il lettore, più e più volte, ha come la strana sensazione di perdersi, di non riuscire in nessun modo a trovare una via d’uscita, sente la terra crollargli sotto i piedi, prova l’angosciosa sensazione di essere in un labirinto. È solo una suggestione, non è la verità. Il lettore è tenuto per mano, sin dai primi versi dal narratore. Quando sta per essere inghiottito dall’oscurità del non senso e della confusione il narratore è pronto a salvarlo. La pagina è inganno e salvezza, mistificazione e rivelazione. Per compiere questo insolito viaggio, attraverso le pagine scritte di un libro dovrà, però, seguire i consigli/ ordini che gli vengono impartiti già dal principio del libro:

“Rilassati. Raccogliti allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.”

Un Lettore, di cui non sappiamo, e forse, non ci è dato sapere il nome, inizia la lettura del romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma all’improvviso la lettura si interrompe, ci sono dei guasti nel romanzo, mancano dei fogli. Il lettore quindi è costretto a recarsi in libreria e a comunicare il difetto presente nel libro, ma capisce immediatamente di non essere solo, di non essere il solo ad essere in possesso di un romanzo incompleto: la stessa sorte è toccata alla Lettrice, Ludmilla. Ai due verrà dato dal librario un libro sostitutivo che, però, non avrà nulla in comune col libro precedente. Questo si ripeterà tante altre volte e il Lettore e la Lettrice si troveranno, di volta in volta, inaspettatamente, un romanzo nuovo tra le mani. Le loro aspettative saranno eluse ogni volta, quasi fosse una sorta di maledizione. Ogni romanzo sarà incompleto e diverso dall’altro. Solo alla fine, attraverso un procedimento assai raffinato, i fili del racconto troveranno un ordine, un’armonica composizione. Nella confusione più totale, c’è un elemento costante che costituisce un filo rosso: la storia d’amore tra Ludmilla e il Lettore, sotto il segno della lettura. Ogni pagina è legata alla seguente da questa storia d’amore e di lettura

“(Cominciare. Sei tu che l’hai detto, Lettrice. Ma come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? Tutto è sempre cominciato già da prima, la prima riga della prima pagina d’ogni romanzo rimanda a qualcosa che è già successo fuori dal libro. Oppure la vera storia è quella che comincia dieci o cento pagine più avanti e tutto ciò che precede è solo un prologo. Le vite degli individui della specie umana formano un intreccio continuo, in cui ogni tentativo d’isolare un pezzo di vissuto che abbia un senso separatamente dal resto – per esempio, l’incontro di due persone che diventerà decisivo per entrambi – deve tener conto che ciascuno dei due porta con sé un tessuto di fatti ambienti altre persone, e che dall’incontro deriveranno a loro volta altre storie che si separeranno dalla loro storia comune.)”

 

Forse però, il vero elemento unificatore è la scrittura stessa, costellata di interrogativi. Molte riflessioni scandiscono il romanzo e vengono proposte al lettore in una rete fitta di interrogativi che, seppur senza risposte esplicite, vengono risolti nella pagina scritta. Unità e molteplicità, sintesi e prolissità, vita e racconto, caratterizzano la scrittura, mai scontata, di Calvino. Sono la scrittura, la capacità di costruire storie, di definire personaggi a imporsi sull’unicità della vita vissuta e a renderla ricca di sfaccettature, esorcizzando la morte.

“Tanto la conclusione a cui portano tutte le storie è che la vita che uno ha vissuto è una e una sola, uniforme e compatta come una coperta infeltrita dove non si possono separare i fili di cui è intessuta.”

La fine della vita stessa è sottesa ad una riflessione ricca di senso: “tutti i libri continuano al di là… […] I libri sono i gradini della soglia…”

E forse, è proprio questo il senso più profondo del romanzo, quello che lo scrittore ci vuole comunicare. È questo che i libri cominciati e mai conclusi vogliono comunicare. È la ricerca di una parola, di un libro “che dà il senso del mondo dopo la fine del mondo, il senso che il mondo è la fine di tutto ciò che c’è al mondo, che la sola cosa che ci sia al mondo è la fine del mondo.”

È, in conclusione, l’immortalità della scrittura.

 

 

SCHEDA DEL LIBRO

Autore: Italo Calvino
Editore: Mondadori
Pagine: 264
Prezzo: € 11,00